Diari di Cineclub

Diari di Cineclub
Rivista Cinematografica online e gratuita

lunedì 20 settembre 2010

Sole delle Alpi, crocefisso e laicita' della scuola

 di Paolo Naso

                                            

Alla fine anche il Ministro dell'Istruzione ha rotto gli indugi e, dopo giorni in cui si era limitata a esprimere il suo disappunto per gli arredi leghisti nella scuola "Gianfranco Miglio" di Adro (BS), ha preso carta e penna per chiedere al Sindaco che aveva trasformato una scuola pubblica in un gadget partitico di eliminare i simboli "padani". Ma lo stesso Ministro si è distinto per l’impegno con cui difende strenuamente l’esposizione del crocefisso nelle aule scolastiche: una contraddizione.
I toni leggeri con cui alcuni politici e tanta stampa hanno ironizzato sui furori simbolici del primo cittadino di Adro, per altro criticato dallo stesso Bossi, preoccupano quanto il gesto in sé che, nei fatti, demolisce il principio fondamentale della scuola pubblica, ovvero di un bene comune che non appartiene a un gruppo di cittadini, per quanto maggioritario, né a un gruppo politico e neanche a un'Amministrazione. Il bene pubblico è patrimonio di una istituzione democratica che ha il dovere costituzionale di accogliere e riconoscere tutti gli utenti, senza discriminazione alcuna su base di censo, etnia o religione. Scusandoci per l'ovvietà – che però evidentemente non è così scontata per gli amministratori di Adro - è per questa ragione che all'ingresso delle scuole italiane c'è la bandiera italiana e non la falce e il martello, lo scudo crociato, il sole delle Alpi o quello che ride.
Marcare ideologicamente il banco di una scuola statale con un simbolo partitico o ideologico ricorda tristemente regimi politici nei quali lo spazio pubblico era controllato da un unico attore politico ed i simboli dello stato coincidevano con quelli di un regime autoritario. Non è certamente il caso del Sindaco di Adro che però farebbe bene a smetterla di scherzare col fuoco dei simboli della politica, delle ideologie e delle tradizoni. Attenzione ad usarli, soprattutto nei luoghi sbagliati: lo spazio pubblico è tanto più pluralista e democratico quanto più è spoglio di simboli che non siano quelli ben codificati dello stato nazionale: la bandiera, l'inno, la Costituzione.
Ha fatto bene quindi il Ministro a richiamare il Sindaco al suo ruolo istituzionale ed a rivendicare il carattere pubblico della scuola "Miglio".
Più difficile capire perché il Ministro non applichi lo stesso ragionamento al crocefisso: certo la tradizione cattolica in Italia ha ben altra storia e ben altro spessore culturale rispetto al pensiero leghista ed all'ideologia della Padania, e non c'è ombra di dubbio che moltissimi italiani si riconoscano in quel simbolo religioso piuttosto che nel sole delle Alpi. Tuttavia la sostanza del ragionamento è la stessa: se la scuola è pubblica ovvero di tutti, essa non può assumere un particolare manifesto ideologico o un simbolo culturale o ideologico che finisce fatalmente per escludere e discriminare chi in quella ideologia o in quella religione non si riconosce. Paradossalmente, una parete spoglia sarebbe insomma l'espressione più alta di una scuola che accoglie, laica e pluralista.
Come noto su questo tema il ministro Gelmini ha un parere opposto ed ha avuto parte attiva nel ricorso del governo italiano presso l'Alta corte di Strasburgo per i diritti dell'uomo, in seguito alla sentenza di quel tribunale che nel novembre del 2009 aveva giudicato l'esposizione del crocefisso lesiva del diritto dei genitori di educare i figli coerentemente con le proprie convinzioni, religiose o non religiose.
Per il Ministro, insomma, si tolga pure il sole padano dalle aule scolastiche, ma si mantenga invece il crocefisso. Per quanto largamente condivisa anche tra i parlamentari dell'opposizione e forse da buona parte dell'opinione pubblica italiana, resta comunque una contraddizione: coerenza imporrebbe di togliere l'uno e l'altra, lasciando il sole padano alle bandiere leghiste e il crocefisso ai luoghi consacrati che gli sono propri. Chissà che l'Europa non ci aiuti ad essere più coerenti.



20 settembre 2010

Dal sito della Chiesa Valdese

Nessun commento:

Posta un commento

Print Friendly and PDFPrintPrint Friendly and PDFPDF