Diari di Cineclub

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martedì 29 novembre 2016

LA RIFORMA COSTITUZIONALE: UN ATTO DI DELINQUENZA POLITICA. ECCO PERCHE'. di Aldo Gianulli






LA RIFORMA COSTITUZIONALE: 
UN ATTO DI DELINQUENZA POLITICA. ECCO PERCHE'.
di Aldo Gianulli



Del contenuto di questa infelice riforma costituzionale si è detto abbondantemente e non stiamo qui a ripeterci sull’aborto di Senato, sul combinato disposto con la legge elettorale maggioritaria, sul prevaricazione governativa sul potere legislativo, sul carattere puramente propagandistico delle misure in materia di iniziativa popolare o sui tagli ai costi della politica eccetera. Di questo si è detto sin troppo, mentre troppo poco si è detto su un’altra ben più grave cosa: il modo con cui questa riforma si è formata.

Ricordiamo che:

a- essa non faceva parte del programma della coalizione Pd-Sel nelle elezioni politiche scorse

b- essa non è stata deliberata neppure nel congresso del partito nel tardo 2013

c- è stata irritualmente proposta dal Presidente della Repubblica che, poco attento al giuramento di fedeltà alla Costituzione vigente, se ne è fatto principale promotore del mutamento ed arbitro non imparzialissimo della contesa che si apriva.

sabato 26 novembre 2016

FIDEL CASTRO: UN BILANCIO di Antonio Moscato

  




FIDEL CASTRO: UN BILANCIO
di Antonio Moscato


Fidel Castro l'uomo che ha retto per oltre sessant’anni sulla scena mondiale vedendo succedersi undici dei presidenti degli Stati Uniti, che avevano promesso di cancellare la rivoluzione cubana, ha chiuso la sua lunga e straordinaria vita, meno di un mese dopo la vittoria di Donad Trump, che ha sconfitto non solo Hillary Clinton che il suo mentore Barack Obama, che aveva dovuto ammettere l’inutilità dell’embargo ma non aveva voluto o saputo eliminarlo.

Fidel Castro è stato venerato sinceramente dalla maggioranza dei cubani, ma anche considerato da altri responsabile di tutti i problemi dell’isola, anche di quelli ricevuti in eredità dalla dominazione spagnola, dal neocolonialismo statunitense, dall’influenza dell’URSS. In ogni caso è stato indubbiamente un grande trascinatore. Guevara, anche nel momento in cui stava lasciando Cuba, aveva ribadito la sua grande ammirazione per lui, rispetto al quale si era collocato sempre in una posizione di discepolo. Eppure la sua cultura politica ed economica era molto più rigorosa e sistematica di quella di Fidel.

Anche nei decenni successivi alla morte di Guevara su diverse questioni di fondo Castro ha dimostrato comunque capacità notevoli, che hanno permesso di superare scogli pericolosi. Ha ad esempio mantenuto una relativa ma sostanziale autonomia dall’URSS perfino negli anni in cui ai critici ostili e prevenuti sembrava diventato un vero e proprio fantoccio di Mosca. In realtà per un lungo periodo Castro è stato sottoposto a una fortissima pressione esterna (con la frequente minaccia sovietica di una riduzione delle forniture indispensabili per aggirare il bloqueo) ma anche interna allo stesso partito cubano, in cui - soprattutto dopo il catastrofico fallimento della grande zafra del 1970 - fu costretto ad accettare un notevole ridimensionamento del suo ruolo, che continuava ad essere esaltato formalmente, ma era condizionato dall’obbligo di una preventiva approvazione “collegiale” dei suoi discorsi.
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