Diari di Cineclub

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sabato 29 luglio 2017

LE VOCI IGNORATE DELL'OPPOSIZIONE DI SINISTRA A MADURO di Antonio Moscato





LE VOCI IGNORATE DELL'OPPOSIZIONE DI SINISTRA A MADURO
di Antonio Moscato



L’informazione sul Venezuela continua ad essere inadeguata: ai giornali borghesi fa comodo amplificare le denunce vittimiste della MUD per screditare un movimento bolivariano che nella fase ascendente aveva suscitato grandi speranze non solo in America Latina, mentre diverse frange di sinistra “campiste” ma soprattutto il Manifesto continuano a credere che lo scontro sia tra un governo socialista e uno schieramento imperialista aggressivo e golpista. Lo stesso criterio impedisce di capire le responsabilità di quello che già è accaduto in altri paesi come il Brasile o l’Argentina, evitando ogni riflessione autocritica sullo scollamento tra i governi “progressisti” e le masse. Il risultato è che questi difensori acritici dell’esistente non hanno dubbi nel sostenere incondizionatamente Maduro, anche mentre svende alle multinazionali ampi territori del paese, e punta tutto sullo sviluppo della distruttiva industria mineraria.

venerdì 28 luglio 2017

LA SINISTRA E IL VENEZUELA - Geraldina Colotti intervista Giorgio Cremaschi





LA SINISTRA E IL VENEZUELA  
Geraldina Colotti intervista Giorgio Cremaschi






Puoi riassumere il tuo percorso politico e la tua posizione attuale?


Il mio percorso è comprensibilmente già lunghetto.. Sono nato nel 1948 e ho cominciato ad impegnarmi in politica a sostegno del Vietnam, come tanti. Nel 1967 mi sono iscritto alla FGCI, poi sono sempre stato nel PCI, su posizioni di sinistra, fino al suo scioglimento. Non ho mai fatto però attività di partito, ma sono stato prima nel movimento studentesco, son stato lavoratore studente e poi sono entrato nella FIOM dove ho passato una vita. Mi sono opposto alla svolta della Bolognina e dopo una breve inerzia nel PDS sono rimasto per un decennio senza tessera. All' epoca del G8 di Genova mi sono iscritto a Rifondazione, che ho lasciato appena insediato il secondo governo Prodi. Credo che la duratura catastrofe della sinistra radicale nasca tutta da lì..Mi sono sempre battuto in Cgil contro la concertazione e tutto il resto, fino al congresso del 2014 dove ho tentato una battaglia disperata per una opposizione di sinistra. Ma l'autonormalizzazione della Fiom di Landini ha tolto ogni spazio reale a questa posizione e ho lasciato la Cgil. Oggi sostengo il sindacalismo conflittuale ed in particolare la USB, ma cerco di stare con chi lotta e resiste, comunque. Lavoro alla organizzazione di Eurostop perché sono convinto che senza fare i conti con Euro, UE, Nato, non si tocchi neanche il margine del reale potere capitalista e imperialista. Sono e resto comunista.


La sinistra, anche "radicale", ha subito un arretramento di consapevolezza a tutti i livelli, prima di tutto in termini di internazionalismo. Qual è la tua percezione?

Parto da una mia riflessione. Sono sempre stato un poco eretico e sempre critico verso il socialismo reale. Ma oggi non posso che constatare che catastrofe per tutti i popoli e per tutto il mondo del lavoro, su scala globale, sia stato il crollo della Unione Sovietica. Non è una nostalgia, che non mi appartiene, e d'altra parte sono state le sue stesse burocrazie ad affondare il socialismo reale. Ma resta il fatto che il crollo di quel sistema e la sua sussunzione nel capitalismo ha segnato un punto di svolta negativo nella storia sociale umana. Le stesse socialdemocrazie più anticomuniste ne hanno subito i colpi. La globalizzazione ha subito assunto il segno del capitalismo liberista più violento e selvaggio e davvero si è affermato un mondo ad una dimensione. Le sinistre radicali all'inizio hanno pensato di reggere con la contestazione alla globalizzazione, come si è detto spesso, "dal basso", senza più porsi il problema del potere e della proprietà. "Cambiare il mondo senza prendere il potere" è un testo celebre. Allora essere di sinistra radicale ed essere NoGlobal era la stessa cosa, lo ricordo perché oggi pare che contro la globalizzazione ci siano solo i neofascisti. Ma questo essere noglobal aveva appunto il limite di non pensare alla struttura reale del potere, economico e politico. E soprattutto di ignorare la questione della proprietà, considerata un non problema visto che il controllo dal basso avrebbe risolto tutto, sia che il padrone fosse privato, sia che fosse ancora pubblico. Con la nuova fase di guerra globale iniziata dopo l'attentato del 2001 alle Torri Gemelle e poi con la grande crisi capitalistica iniziata nel 2007 e ancora in corso, tutto è cambiato e il movimento noglobal di sinistra ( pure grande, ricordiamo il New York Times che lo definì la seconda superpotenza mondiale ) è stato spazzato via. La sua ingenuità sul potere è stata usata dal potere stesso per distruggerlo. Altro che Impero come luogo della rivoluzione delle moltitudini, mai uno scenario fu più lontano dalla realtà. Non c'era l'Impero, ma gli imperialismi che facevano piazza pulita di diritti sociali e conquiste del lavoro in casa loro per essere più competitivi possibile. Gli stati non sparivano affatto, ma venivano riconvertiti in strumenti fondamentali della governance capitalista. E il superstato Unione Europea si rivelava lo strumento fondamentale di questa privatizzazione degli stati. La sinistra radicale, incapace perfino di pronunciare la parola nazionalizzazione senza storcere la bocca, non era in grado di proporre nulla di alternativo, se non buoni propositi. La tragica parabola di Tsipras e Siryza sono la fotografia più cruda di tutto questo. Un governo che aveva racçolto il 60% di NO alla Troika dal suo popolo, è diventato il più diligente esecutore degli ordini della Troika.
La sinistra radicale europea è morta lì, da allora la protesta sociale non si rivolge ad essa ma alle varie forme di populismo. Destra Lepen, centro Cinquestelle, sinistra Podemos ed in parte Melenchon.

mercoledì 26 luglio 2017

GENOVA PER NOI... di Stefano Santarelli



GENOVA PER NOI...
di Stefano Santarelli


Nonostante che siano passati sedici anni, i fatti di Genova del 2001 sono ancora una ferita aperta per la nostra democrazia. Quel giorno lo stato di diritto venne sospeso dal governo che non tollerò assolutamente un dissenso peraltro pacifico contro il G8.
La stessa Corte europea dei diritti dell’uomo ha recentemente condannato il nostro paese per i gravissimi pestaggi ed atti di tortura avvenuti durante l’irruzione della Polizia alla scuola Diaz. E’ stata una delle pagine più brutte del nostro paese che videro tra l’altro l’uccisione di un giovanissimo manifestante (Carlo Giuliani) per opera di un carabiniere ausiliario coetaneo della vittima e chiaramente impreparato ad affrontare situazioni del genere.
Non è stata soltanto una delle pagine più brutte, ma anche una delle più oscure. A Genova emergono per la prima volta i “Black Bloc “ degli infiltrati nel movimento contro il G8 e non a caso nessuno di loro fu fermato dalla polizia che arrestò (e torturò) invece centinaia di innocenti manifestanti.
In quel giorno si è visto veramente il vero volto del capitalismo, un volto orrendo ed inumano.
Ma nel ricordare i fatti di Genova dobbiamo anche ricordare quelli di Roma del 15 ottobre 2011.


Quella manifestazione che prendeva il nome degli “Indignati”, diretta espressione di un movimento internazionale che contestava le scelte di austerità e di tagli alle spese sociali che il grande capitale finanziario vuole imporre alle popolazioni del pianeta, produsse un corteo numeroso e partecipato (probabilmente dalle 250/300 mila persone) come non si vedeva da anni.
Ebbene questo corteo pacifico e tranquillo venne sconfitto da poche centinaia di infiltrati che espropriarono questo movimento del diritto di potere scendere in piazza e di potere gridare le proprie ragioni, trasformando così questa manifestazione in un assurdo gioco di guerra. Mentre la polizia si preoccupò solo di difendere i palazzi del potere permettendo così la violenza incontrollata dei Black bloc in tutto il tragitto del corteo e a San Giovanni, dove si doveva concludere la manifestazione, essa caricò con i blindati i manifestanti che si erano nel frattempo lì radunati con lo scopo di dare la mazzata definitiva a questa manifestazione.
Anche quel movimento venne sconfitto grazie anche ai misteriosi Black Bloc (che tanto misteriosi poi non sono).
Quel giorno però emerse anche un malessere giovanile che aveva portato questi ragazzi a scendere in piazza perché non volevano accollarsi il debito delle generazioni precedenti, denunciando quindi il fatto che i debiti e le ricchezze in Italia non sono distribuiti equamente.

Questi giovani, a cui è chiuso il mercato del lavoro e che non hanno nessun futuro di fronte a loro, vedono la concentrazione delle ricchezze nelle mani di pochi, i quali oltretutto, si guardano bene dal pagare le tasse, caratteristica questa fondamentalmente italiana, al contrario dei loro genitori che sono lavoratori dipendenti o pensionati e che si trovano obbligati a mantenerli.
Un settore giovanile che ancora oggi non è rappresentato in alcuna maniera dalle forze politiche e sindacali della cosiddetta sinistra. Credo pertanto che il compito di Risorgimento Socialista, pur con tutti i nostri limiti, sia proprio quello di difendere i loro interessi ed è anche per questo che non possiamo dimenticare quelle giornate a Genova nel 2001.


domenica 2 luglio 2017

GUARDARE LA LUNA E NON IL DITO: CONSIDERAZIONI AL D.D.L. SULLO IUS SOLI di Salvatore Corizzo e Priscilla Lipari






GUARDARE LA LUNA E NON IL DITO:
CONSIDERAZIONI AL D.D.L. SULLO IUS SOLI
di Salvatore Corizzo e Priscilla Lipari



Dopo due anni di stallo, la discussione sulla riforma della cittadinanza approda in Senato ed è subito bagarre. I banchi del Senato, oltre che confermare il ruolo della Lega come soggetto che ambisce ad essere il Front National italiano, disvelano (per chi avesse ancora qualche dubbio) la natura xenofoba e razzista del M5s: in quei giorni Beppe Grillo tuonava così dal suo blog «regalare la cittadinanza e svendere la nostra identità, la nostra storia e la nostra cultura. Per noi la cittadinanza non può essere un automatismo, ma una scelta che deve essere richiesta e celebrata. Diventare cittadino italiano non può essere un fatto burocratico, ma un atto d’amore». Non è un caso che la Giunta Capitolina, roccaforte della politica penta stellata, non prenda alcuna posizione nei confronti degli sgomberi – ormai divenuti norma – dei vari accampamenti Baobab (stiamo al ventesimo in due anni, ultimo il giorno prima della giornata del rifugiato in piazzale Maslax) e delle realtà che, riempendo i vuoti colpevoli dell’amministrazione, provano a garantire gli aiuti minimi e indispensabili alla sopravvivenza dei migranti che transitano per Roma. Per la Raggi Roma non è più in grado di accogliere migranti, serve il “pugno di ferro” per arginare un fenomeno che ha bisogno della collaborazione della prefettura, cui la sindaca ha mandato una lettera con la richiesta d’aiuto per evitare che altri migranti entrino in città.
In questi giorni, le strade del centro di Roma sono diventate un'appetibile vetrina di qualche manipolo di fascisti, ben scortati dalle forze di polizia, che al grido di “Italiaagliitaliani” hanno ottenuto il loro “quarto d’ora di celebrità”. A conferma del clima surreale e di sciacallaggio politico e mediatico che si ha attorno a una tematica così importante come il diritto di cittadinanza, il 20 giugno durante la “giornata mondiale del rifugiato” che vedeva in piazza del Pantheon la partecipazione di varie associazioni, movimenti sociali e comuni cittadini, a fronte di un intervento, polemico contro la legge Minniti-Orlando da parte di un attivista, le forze di polizia hanno tentato di identificare e intimorire i partecipanti al presidio, minacciando denunce penali, per il solo motivo di partecipare a una manifestazione critica con l’operato del governo sul tema immigrazione a partire dalla legge Minniti-Orlando.
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