Diari di Cineclub

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Rivista Cinematografica online e gratuita

martedì 30 aprile 2013

GLI ERRORI CHE FANNO LA STORIA di Marco Guidi



GLI ERRORI CHE FANNO LA STORIA
in un saggio di Charles Fair

di Marco Guidi


C’è un’arma assoluta, garanzia certa non di vittoria, ma di sconfitta. Un’arma umana: il cretino. Un’arma efficacissima se il cretino ha un posto di comando. Ma in una guerra di qualsiasi tipo e di qualsiasi epoca non ci si dovrebbe preoccupare solo di questo particolare tipo di comandante, ma anche di altre varie specie di generali, ad esempio quello che è un ottimo tattico, ma non riesce proprio a rendersi conto che esiste la strategia, l’altro che non ha la minima idea del fatto che una guerra è anche un’operazione politica.
Poi c’è quello accecato dall’ideologia o dalla religione, l’altro che è capace di preparare piani perfetti sulla carta, che risultano poi inattuabili sul terreno. A tutti questi tipi di fabbricanti di sconfitte è dedicato l’interessante libro di Charles Fair ”Storia degli errori militari. Dall’antica Roma al Vietnam” (Odoya, 411 pagine, 20 euro). È una cavalcata vertiginosa che parte dalla sconfitta del romano Crasso contro la cavalleria dei Parti e si conclude con le imprese del generale Westmoreland e del suo presidente, Lyndon B. Johnson in Vietnam. Duemila anni di tragedie militari, in molti casi evitabilissime se solo i vari comandanti avessero dimostrato un minimo di buon senso.

lunedì 29 aprile 2013

CI SALVERA' UN RODOTA'? di Felice Mometti



CI SALVERA' UN RODOTA'?
di Felice Mometti

Lo scontro tra le due figure presidenziali non esprime una diversa via d'uscita dalla crisi della democrazia rappresentativa. E la sinistra non può pensare di ricostruire sé stessa con nuovi assemblaggi o con leader miracolistici


Perché il presidenzialismo da "stato di eccezione" di Giorgio Napolitano sarebbe foriero di ulteriori strappi alla Costituzione, di aggravamento delle politiche di austerità e di riduzione ai minimi termini della democrazia parlamentare e invece il presidenzialismo "dolce", invocato nelle piazze e sui social network, di Stefano Rodotà sarebbe una svolta verso il ripristino di una corretta democrazia rappresentativa - epurata dalla casta - e il ristabilimento della divisione dei ruoli e dei poteri istituzionali tra parlamento, esecutivo e magistratura? Portando all'estremo questa immagine ne escono un Napolitano-Joker e un Rodotà-Batman. Una semplificazione della crisi politica-istituzionale dai tratti fumettistici.

domenica 28 aprile 2013

MANIFESTO DELLA RETE SINDACALE INTERNAZIONALE DI SOLIDARIETÀ E DI LOTTE







MANIFESTO DELLA RETE SINDACALE INTERNAZIONALE DI SOLIDARIETÀ E DI LOTTE


Questo appello è lanciato dagli organizzatori sindacali, d’Europa, d’Africa, d’America, d’Asia.
Le nostre affiliazioni o non affiliazioni internazionali sono diverse: membri della Confederazione Sindacale Internazionale, membri di alcune di queste due organizzazioni, che partecipano a reti sindacali diverse, etc. Esso si indirizza a tutte le organizzazioni sindacali che si riconoscono nel sindacalismo delle lotte, nella democrazia operaia, nell’auto-organizzazione dei lavoratori e delle lavoratrici e nella necessità di trasformazione sociale.

giovedì 25 aprile 2013

L'ALTRA FACCIA DEL 25 APRILE di Antonio Moscato



L'ALTRA FACCIA DEL 25 APRILE

IL PRIMO COLPO DI SPUGNA SUI CRIMINI FASCISTI
di Antonio Moscato



Mimmo Franzinelli ha dedicato già diversi libri alla storia del fascismo e dei suoi crimini (Squadristi, I tentacoli dell'Ovra, Delatori), ma anche all'insabbiamento dei processi e della documentazione sulle atrocità compiute nella repressione del movimento partigiano (Le stragi nascoste).

Questo nuovo libro è sconvolgente anche per la documentazione riportata su molte sentenze della magistratura (in particolare della Cassazione) che applicavano l'amnistia a mostruosi torturatori, commentando che le sevizie non erano "particolarmente efferate".

Ne riportiamo un esempio, particolarmente scandaloso, tratto da una sentenza della II sezione penale della Cassazione:
"Le percosse prolungate seguite da scosse nervose del paziente e l'obbligata ingestione di un frammento di disco di fonografo con conseguenze dannose per gli organi addominali, le quali facilitarono lo sviluppo successivo dell'ileotifo, malattia che produsse poi la morte, non arrecarono dolori torturanti in modo intollerabile, né rivelano animo del tutto disumano, quindi non costituiscono sevizie particolarmente efferate". Quindi si può applicare l'amnistia!

martedì 23 aprile 2013

BEN FATTO di Marino Badiale e Fabrizio Tringali



BEN FATTO
di Marino Badiale e Fabrizio Tringali


Tra i commenti alle convulse vicende legate alla rielezione del peggior Presidente della storia dell'Italia repubblicana, emerge da più parti l'idea che il M5S, non essendo riuscito ad ottenere l'elezione di un candidato esterno alla casta, abbia perduto la propria battaglia.
Noi pensiamo il contrario.
I critici sostengono che il M5S avrebbe potuto e dovuto aprire canali di confronto e trattativa col PD per condizionarne le scelte.
Probabilmente anche una parte degli elettori e degli eletti del M5S condivide una tale impostazione, che riflette un'idea politica più generale: arrivare ad un accordo col centrosinistra per dare al Paese un governo capace di innescare un profondo cambiamento.
Il problema però è che questa idea è del tutto impraticabile e non porterà mai ad un reale cambiamento. Del resto lo stesso enorme successo elettorale del M5S è figlio della convinzione, ormai ampiamente diffusa, che l'intero ceto politico di destrasinistracentro sia ignobile, autoreferenziale, corrotto, ignorante, totalmente privo di idee e progettualità, capace solo di rimanere abbarbicato al potere e di lottare disperatamente per intascarsi quel che rimane delle risorse pubbliche, sempre più ridotte dalla crisi.

lunedì 22 aprile 2013

LA MORTE DELLA SINISTRA E LA NEO-MONARCHIA



LA MORTE DELLA SINISTRA E LA NEO-MONARCHIA




E' un cambio d'epoca quello avvenuto in Parlamento. Il Pd è imploso sulle sue mille contraddizioni e la democrazia rappresentativa abdica a favore di un nuovo sovrano. In campo resta solo Grillo con cui bisognerà fare i conti fino in fondo


Non capita spesso di vedere in azione il suicidio in diretta di un partito. Il Pd ci ha offerto questa opportunità che potrà produrre un'ulteriore involuzione del sistema politico italiano. In parte lo ha già fatto. Ma è da questa strada che passa l'avvio di una discussione sul senso e la natura di una moderna sinistra.
Da parte nostra abbiamo criticato, e avversato, il gruppo dirigente "democratico" da tempo antico, dagli anni 90 e anche da prima. Da quando, cioè, i resti del Pci italiano hanno deciso di abbandonare una prospettiva di classe per adeguarsi alle coordinate del pensiero liberista. Ma sarebbe troppo facile dire che la caduta rovinosa della Camera nei giorni scorsi non ci abbia stupito. Troppo facile dire "l'avevamo detto". Il crollo è stato così disastroso e irreversibile che merita di essere capito meglio. Le spiegazioni sono almeno quattro.

domenica 21 aprile 2013

NON E' UN GOLPE, E' UNA RESA di Marco Revelli



NON E' UN GOLPE, E' UNA RESA 
di Marco Revelli



Da oggi l'Italia non è più una democrazia parlamentare. Non c'è altro modo di leggere il voto di ieri se non come una resa. Una clamorosa, esplicita e trasversale abdicazione del parlamento.
Per la seconda volta in poco più di un anno una composizione parlamentare maggioritaria si è messa attivamente in disparte. Ha dichiarato la propria impotenza, incompetenza e irrilevanza, offrendo il capo e il collo a un potere altro, chiamato a svolgere un ruolo di supplenza e, in prospettiva, di comando. E se la prima volta poteva apparire ancora "umana", la seconda volta - con un nuovo parlamento, dopo un voto popolare dal significato inconfutabile nella sua domanda di discontinuità - è senz'altro diabolica, per lo meno nei suoi effetti.
C'è, in quella triste processione di capi partito col cappello in mano, in fila al Quirinale per implorare un capo dello stato ormai scaduto di rimediare alla loro congiunta e collegiale incapacità di decisione, il segno di una malattia mortale della nostra democrazia. La conferma che la crisi di sistema è giunta a erodere lo stesso assetto costituzionale fino a renderlo irriconoscibile.

sabato 20 aprile 2013

LA SINDROME DI TAFAZZI di Stefano Santarelli





LA SINDROME DI TAFAZZI
di Stefano Santarelli



Il folle comportamento del Partito Democratico in queste prime votazioni per l’elezione del Presidente della Repubblica ha aperto una durissima crisi dentro il centro-Sinistra.
Con un comportamento che definire masochista e dire poco, il PD è riuscito in neanche due mesi a passare da una quasi vittoria alle elezioni politiche ad una totale sconfitta.
Il Partito diretto da Bersani è riuscito a bruciare e a umiliare, con una velocità impressionante e senza precedenti, due sue figure storiche come Marini ex segretario della CISL e Prodi cioè l’inventore dell’Ulivo oltre che vincitore di Berlusconi in due contese elettorali che hanno fatto la storia di questa Seconda Repubblica. E viene naturale domandarsi come ha potuto Bersani mandare allo sbaraglio anche Prodi dopo aver bruciato Marini in questa folle operazione politica.
Prodi è un personaggio, che come Marini, certamente non poteva avere il parere favorevole del M5S né tantomeno del Centro-Destra.
Il PD è ormai affetto dalla sindrome di “Tafazzi”, una patologia che rischia di essere mortale per questa forza politica “diretta” (per modo di dire) da Bersani.

mercoledì 17 aprile 2013

PER UN MOVIMENTO POLITICO ANTICAPITALISTA E LIBERTARIO



Dichiarazione comune
PER UN MOVIMENTO POLITICO ANTICAPITALISTA E LIBERTARIO


Questo non è un appello, ma una proposta di lotta.
Vediamo e viviamo la miseria, l’offesa alla libertà e alla dignità della persona, la devastazione della natura esercitate ogni giorno da parte di un capitalismo criminale.
Un giorno una corte di giustizia dovrà essere istruita contro i responsabili di questi crimini contro l’umanità.
Ma ora dobbiamo prima di tutto smettere di piangere, rimboccarci le maniche e lottare.

Siamo donne e uomini con diversi percorsi politici, di lotta sociale e ambientalista, per le libertà civili la democrazia e l’uguaglianza.
Abbiamo in comune la volontà, la passione e la rabbia di non rassegnarci e di non arrenderci.
Certo il socialismo reale è crollato nel passato per sue colpe, ma il capitalismo reale oggi distrugge il presente e il futuro.
Per questo torna all’ordine del giorno la necessità di costruire un’alternativa all’attuale sistema economico, sociale e politico.

lunedì 15 aprile 2013

RATZINGER E LA TEOLOGIA DELLA LIBERAZIONE di Loretta Emiri



RATZINGER E LA TEOLOGIA DELLA LIBERAZIONE
di Loretta Emiri *




Patetiche, le prime reazioni all’annuncio delle dimissioni. A prescindere dall’emittente televisiva, che gli intervistati fossero politici o comuni mortali di varia estrazione sociale, abbiamo dovuto ascoltare sostanzialmente identiche, emozionate considerazioni da lacchè. C’è stato persino chi ha definito Ratzinger un “rivoluzionario”. La rinuncia papalina e l’attenzione mediatica scatenatasi hanno avuto il potere di riportarmi indietro nel tempo e nello spazio, a quando operavo con gli indios brasiliani e la Teologia della Liberazione era espressione di una chiesa cattolica che, per il bene comune, interagiva con altre e non disdegnava la collaborazione di menti fulgide anche se non appartenenti a pecore del suo gregge.

Scommesse e pronostici hanno preso il via. C’è chi vorrebbe un papa giovane e non italiano, come se età e radici culturali garantissero, automaticamente, integrità morale e disposizione al cambiamento. Dopo il lungo pontificato del predecessore, nel 1958 i cardinali scelsero l’italiano Roncalli convinti che l’età avanzata e la sua modestia personale avrebbero generato un papato di transizione. Il vecchio Giovanni XXIII conquistò tutti, interagì con chiunque e, quando indisse il Concilio, sbalordì il mondo intero. La decisione di realizzare il “Vaticano II” resta la più saggia e rivoluzionaria mai presa da un pontefice contemporaneo; decisione che, di per sé, rivela quanto il Papa Buono credesse nel dialogo, nel confronto, nella riflessione collegiale, nell’azione comunitaria. Gli orientamenti e aggiornamenti scaturiti dal Concilio suscitarono grande vitalità in ogni parte del globo, specialmente in America Latina, dove fiorì quella che venne chiamata Chiesa di Base, o Chiesa della Liberazione, o Teologia della Liberazione.

domenica 14 aprile 2013

SE IN EUROPA TORNA LO SPETTRO DEL FASCISMO di Luigi Pandolfi




SE IN EUROPA TORNA LO SPETTRO DEL FASCISMO
di Luigi Pandolfi


In Italia si studiano i casi di Alba Dorata in Grecia e del Front National francese, poco si parla dell'Ungheria del leader Orbàn che sta effettuando nel Paese una rivoluzione populistica, nazionalistica e con tratti xenofobi. Il suo partito, pur essendo incredibilmente nel Ppe, è ben distante dai classici valori conservatori del resto d'Europa.



Non ci sono solo i nazisti di Alba Dorata ad insozzare il panorama politico dell’Europa unita. In Ungheria il fascismo, nella sua variante cristiano-nazionale, è arrivato direttamente al governo. E dal paese si scappa, come ai tempi del comunismo, dopo i fatti del ‘56.
Dal 2010 alla guida del paese magiaro è ritornato Viktor Orbàn, leader degli “arancioni” della Magyar Polgári Szövetség (Fidesz), formazione che negli anni novanta si affermò sul proscenio politico del paese con un volto liberale e progressista, decisamente anticomunista, ma ben diverso da quello con cui si presenta attualmente.
Membro del Partito Popolare Europeo (Ppe), la Fidesz è una forza politica segnata da forti elementi di contraddittorietà, essendo il suo profilo ufficiale quello di un partito moderato cristiano, ma nei fatti la sua natura si avvicina molto di più ai profili di altre forze populiste, nazionaliste, perfino neofasciste, che ritroviamo sparse un po’ dappertutto nell’area continentale.

venerdì 12 aprile 2013

I NAZISTI DEL VENTUNESIMO SECOLO di Laurie Penny



I NAZISTI DEL VENTUNESIMO SECOLO
di Laurie Penny


Il fenomeno di Alba dorata in Grecia è più di un sintomo. Veri fascisti, vestiti con vere camicie nere marciano per Atene a caccia di migranti. E già minacciano gay e disabili. La storia non si ripete ma i paralleli si possono fare




Dopo gli immigrati, i prossimi a cui tocca sarete voi!”: questa la scritta riportata da alcuni volantini comparsi in settimana nel quartiere dei club per gay di Atene. Mentre la violenza contro gli immigrati e le minoranze etniche subisce in tutta la Grecia una netta escalation, i sostenitori del partito Alba dorata di ultradestra hanno iniziato a caldeggiare anche aggressioni agli omosessuali e alle persone disabili.
Questi fascisti marciano per tutta Atene indossando camicie nere e brandendo torce accese, agitando un emblema che si ispira a una svastica, gridando tutto il loro disprezzo per il processo politico. Eppure, in tutta Europa continuano a essere trattati alla stregua di un semplice sintomo della crisi economica greca.

giovedì 11 aprile 2013

PERCHE' QUESTA VOLTA LA STORIA NON SI RIPETA PIU'! NO PASERAN! di Yorgos Mitralias




PERCHE' QUESTA VOLTA LA STORIA NON SI RIPETA PIU'!  NO PASERAN!
di Yorgos Mitralias




Una cosa che gli europei hanno avuto il tempo di capire è che né la crisi, né le tragedie sociali che l'accompagnano sono specificamente greche. E purtroppo, tutto ciò indica già un'altra cosa che gli europei avranno tutto il tempo di capire, ovverosia che il partito neonazista Alba Dorata non è appannaggio esclusivo dei greci. Senza dubbio, tale affermazione sarà accolta da alcuni con molto scetticismo: “Da noi, né le nostre tradizioni, né la nostra cultura, né il nostro temperamento permetterebbero mai tali fenomeni”. E' esattamente ciò che tutti i greci -anche i più accorti di sinistra- dicevano solo nove mesi fa quando uno o due “folli” di fervente immaginazione li avvertivano che la peste nera stava per invadere la loro società. Del resto, niente di nuovo. E' come se la storia- quella tra le due guerre- si ripetesse: chi avrebbe potuto immaginare che “le tradizioni”, “la cultura” o “il temperamento” degli italiani o dei tedeschi avrebbero permesso la nascita e l'ascesa al potere del fascismo e del nazismo? ...

martedì 9 aprile 2013

L'ECCEZIONE E LA REGOLA di Marino Badiale





L'ECCEZIONE E LA REGOLA
di Marino Badiale



Segnalo una interessante discussione che potete trovare nel sito di Appello al popolo . La discussione parte da una intervista a Moreno Pasquinelli e prosegue con un paio di commenti ad essa da parte di “Correttore di Bozzi”, la risposta a questi commenti, e un intervento di Fiorenzo Fraioli ("ecodellarete" ). Trovate tutto nel link sopra indicato. La discussione è interessante perché tutte le persone coinvolte condividono la critica a euro e UE e la necessità per l'Italia di uscire da entrambe. Si dividono sulle prospettive da dare a questa uscita. Fraioli ha ben riassunto, mi sembra, il punto del contrasto parlando di posizioni “rivoluzionarie” contrapposte a posizioni “riformiste”, con Pasquinelli nel ruolo del rivoluzionario e lui e “Correttore di Bozzi” in quello dei riformisti. Mi permetto di commentare questo dibattito perché esso tocca un punto che secondo me è molto importante.

Le osservazioni che seguono sono stimolate da questa discussione ma non fanno riferimento specifico alle tesi in essa sostenute; intendo piuttosto sollevare un problema generale che mi sembra fondamentale. Si tratta del fatto che nella situazione attuale, a mio avviso, non c'è spazio né per le posizioni “rivoluzionarie” né per quelle “riformiste”, almeno nel significato che queste parole hanno avuto nel Novecento. Non spendo molte parole sulle posizioni “rivoluzionarie”: in sostanza mi sembra che esse nascondano la mancanza di una prospettiva chiara dietro ad alcune parole, quali “socialismo” o “comunismo”, delle quali è difficile indicare oggi un significato che sia insieme comprensibile e accettabile per quelle masse popolari alle quali i rivoluzionari si rivolgono. Detto altrimenti, quando qualcuno oggi parla di “socialismo” o “comunismo” il più delle volte non si capisce di cosa stia parlando, e le poche volte in cui lo si capisce, il fatto di capirlo fa scappare via tutti o quasi.

lunedì 8 aprile 2013

IL PENDOLO DELLA LIBERTA' RELIGIOSA di Paolo Naso





IL PENDOLO DELLA LIBERTA' RELIGIOSA
di Paolo Naso


Un clamoroso caso di incertezza dei diritti: la Costituzione usa parole solenni per affermare che “tutte le religioni sono ugualmente libere di fronte alla legge” (art. 8) e che “tutti hanno diritto di professare liberamente la propria fede religiosa in qualsiasi forma, individuale o associata, di farne propaganda e di esercitarne in privato o in pubblico il culto” (art. 19). Parole adamantine e però vanificate dal pregiudizio secondo cui l’Italia era e resta un paese cattolico e che le altre presenze religiose possano essere, al meglio, benevolmente tollerate. Ma nulla di più. Se poi “gli altri” sono evangelici africani o musulmani la soglia della tolleranza si abbassa sino a crollare e a far luogo alla discriminazione e al razzismo.
Il “caso” – per nulla eccezionale e isolato – che ci dà lo spunto per una preoccupata riflessione è quello di una piccola chiesa pentecostale africana, la Christ Peace and Love, costituitasi a Gorle in provincia di Bergamo. Con enorme fatica e qualche ingenuità, i membri della comunità si sono tassati fino a mettere da parte i fondi necessari ad acquistare un modesto capannone nell’area post-industriale.

Non avevano fatto i conti con la Giunta locale, di ispirazione leghista e ben determinata a tenere gli immigrati il più lontano possibile dal proprio territorio, tanto più se africani e non cattolici. Né erano consapevoli di un codicillo della legge regionale (legge 12 del 2005, art. 52 comma 3 bis) che avrebbe impedito loro di modificare la “ destinazione d’uso” del loro immobile per farne una “chiesa” a tutti gli effetti amministrativi e catastali. La situazione di molti luoghi di culto della Lombardia resta infatti condizionata dal pendolo tra il diritto costituzionale alla libertà religiosa da una parte e l’intenzionale restrizione voluta dalla legislazione regionale dall’altra.

domenica 7 aprile 2013

QUANTI OMICIDI DI AUSTERITÀ ANCORA PER RISANARE I CONTI? di Giorgio Cremaschi




QUANTI OMICIDI DI AUSTERITÀ ANCORA PER RISANARE I CONTI? 
di Giorgio Cremaschi




Romeo, Annamaria e Giuseppe si sono uccisi uno dopo l'altro a Civitanova Marche. Come per i morti sul lavoro, non c'è alcuna tragica fatalità nella strage che ha visto autodistruggersi una intera famiglia di sessantenni. Fanno bene i dirigenti della CGIL Marche a rompere il solito velo di ipocrisia che copre questa e le altre tragedie che si susseguono. Questi tre poveri morti sono vittime delle controriforma Fornero delle pensioni. Si può dire tutto quello che si vuole, ma se il lavoratore non avesse subito quella terribile condizione di non avere né lavoro né pensione a 62 anni, una età per cui se perdi il lavoro per il mercato sei già morto; se a questa sua condizione non si fosse sommata quella della pensione di fame della moglie, e se tutto questo non si collocasse nel massacro dell'austerità, non ci sarebbe stata la terribile catena di suicidi che oggi ci lascia una rabbia tanto profonda quanto impotente.

sabato 6 aprile 2013

LA SCUOLA NEL SISTEMA IN CUI NON SERVI A NULLA di Miguel Martinez





LA SCUOLA NEL SISTEMA IN CUI NON SERVI A NULLA
di Miguel Martinez



Un problema cronico, la scuola, si presenta sempre più grave. Se ne parla tanto, si propongono soluzioni, eppure si aggrava sempre di più, perché la decadenza della scuola si collega a un problema ben più vasto, una crisi sistemica che ha tante facce. Le facce più vicine sono quelle dei nostri figli in età scolare, ai quali ci sentiamo di dover dare qualche risposta. Partirò insomma dalla scuola, ma dovrò andare oltre.
Sento in giro due discorsi, il primo prevalente nei media, il secondo tra le persone che possiamo considerare in qualche modo affini a noi:

1) «la vecchia scuola va riformata, in buona parte privatizzata, "efficientizzata", finalizzata al mercato»;
2) «dobbiamo conservare a tutti i costi la vecchia scuola, come istituzione parastatale, sostanzialmente libera dal mercato».

Secondo me, dobbiamo invece uscire da questo doppio monologo, così come usciamo dal doppio monologo «destra e sinistra».

giovedì 4 aprile 2013

LA DEPRESSIONE IN GRECIA di Charles-André Udry




LA DEPRESSIONE IN GRECIA
di Charles-André Udry

Peggiora ogni giorno di più la situazione in Grecia per la maggior parte della popolazione. Così, ad esempio, al Ginnasio d'Acharnon (Atene) 60 allievi soffrono la fame. Lo denuncia il sito Botroume.gr., un sito legato ad una rete di distribuzione di cibo per i bisognosi. Sessanta giovani tra i 13 e i 15 anni, su un totale di 313, non hanno con sé alcuna merenda e non sono in grado di acquistare nulla alla mensa scolastica. Il lunedì mattina di fine febbraio molti giovani, dopo aver passato il fine settimana del 23-24 febbraio 2013 con le loro famiglie, sono andati dal direttore. E' stato loro distribuito del latte, che hanno bevuto immediatamente, perché la fame li attanagliava. Per assicurare almeno un'alimentazione di base, Il direttore ha tentato di aprire un “chiosco sociale” con prezzi il più possibile bassi. Gli aiuti dei negozi del quartiere sono stati magri, per non dire di peggio. Un fabbricante di prodotti lattieri ha assicurato la fornitura di latte e yogurt due volte la settimana.

mercoledì 3 aprile 2013

IL CANCELLO DELLE ILLUSIONI di Carlo Felici




IL CANCELLO DELLE ILLUSIONI 
di 
Carlo Felici



Leggere ieri, sul sito di Utopia Rossa che Roberto Massari già dal 2007 scrisse ripetutamente a Grillo per offrigli prima la prefezione ad un bel libro sui Forchettoni Rossi (la cosiddetta “sottocasta della sinistra radicale”) e poi chiedendo addirittura di parlarne perché “ci sei rimasto solo tu” sebbene non avesse mai ricevuto una risposta, mi ha seriamente disorientato.
Ma come? Mi sono chiesto, uno dei pochissimi movimenti che ancora con coerenza e trasparenza cristallina portano avanti una lotta di classe impostata su canoni marxiani e senza far sconti a nessuno, già da allora ammiccava a colui che di Marx e di lotta di classe pare che non senta nemmeno l'odore?
E se qualcuno volesse ribadire che questi sono concetti assai “datati”, si rilegga un articolo uscito su "Time" e si ricrederà, in esso, tra l'altro, vi è scritto a chiare lettere che “With the global economy in a protracted crisis, and workers around the world burdened by joblessness, debt and stagnant incomes, Marx’s biting critique of capitalism — that the system is inherently unjust and self-destructive — cannot be so easily dismissed. Marx theorized that the capitalist system would inevitably impoverish the masses as the world’s wealth became concentrated in the hands of a greedy few, causing economic crises and heightened conflict between the rich and working classes. “Accumulation of wealth at one pole is at the same time accumulation of misery, agony of toil, slavery, ignorance, brutality, mental degradation, at the opposite pole,” Marx wrote.
A growing dossier of evidence suggests that he may have been right
Insomma un crescente cumulo di dati evidenti suggerisce che Marx può avere avuto ragione.
Un riconoscimento che non è poco se scritto da fonti che non diremmo siano proprio di provenienza marxista ortodossa.
Però dubitiamo seriamente che i nostri politici leggano tali articoli, sia che essi siano posizionati a sinistra sia che lo siano a destra e sia che escano all'improvviso dal cilindro presidenziale della saggezza emergenziale.

martedì 2 aprile 2013

L'UNIVERSITA' REGNO DELLA DISUGUAGLIANZA di Luciano Governali




L'UNIVERSITA' REGNO DELLA DISUGUAGLIANZA
di Luciano Governali

Dai numeri ai fatti. Un commento al XV Rapporto Almalaurea



Si è tenuto il 12 marzo all’Università Ca’ Foscari di Venezia il convegno di presentazione del XV rapporto di Almalaurea sulla condizione occupazionale dei laureati. Combinando fonti Istat con le indagini su oltre 400.000 laureati provenienti da tutti e 64 gli atenei italiani, il rapporto continua a rappresentare la fonte più completa per analizzare la situazione lavorativa dei laureati italiani.


Considerando che i numeri sono una cosa e la loro interpretazione spesso un’altra, forniamo la nostra.
Cosa raccontano dicono, a mio avviso, grafici e statistiche?
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