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domenica 6 agosto 2017

IL VENEZUELA DOPO LE ELEZIONI PER L'ASSEMBLEA COSTITUTENTE: CONCILIAZIONE E RIVOLUZIONE? di Jorge Martin





IL VENEZUELA DOPO LE ELEZIONI PER L'ASSEMBLEA COSTITUTENTE: 
CONCILIAZIONE E RIVOLUZIONE?
di Jorge Martin


Ancora prima che il Consiglio Nazionale Elettorale (Cne) annunciasse i risultati delle elezioni per l’Assemblea Costituente che si sono tenute domenica 30 luglio in Venezuela, l’opposizione e l’imperialismo occidentale avevano già dichiarato che si erano verificate frodi di grande portata e che non avrebbero riconosciuto la legittimità dell’Assemblea. Da quel momento, si sono accumulate pressioni su tutti i fronti. Cosa si deve fare?

Queste non erano elezioni normali, bensì una importante battaglia nell’offensiva che l’oligarchia e l’imperialismo occidentale hanno scatenato negli ultimi quattro mesi contro la rivoluzione bolivariana. L’opposizione non solo ha dichiarato che avrebbe boicottato le elezioni, ma ha anche tentato di impedire fisicamente che si votasse. Il 30 luglio [giorno delle elezioni], le barricate impedivano l’afflusso degli elettori ai seggi, ci sono stati episodi di distruzione di materiale elettorale e macchinari, attacchi armati contro i seggi elettorali, compreso l’assassinio di un membro della Guardia Nazionale che proteggeva i seggi a La Grita (Mérida), assalti con esplosivi contro la Guardia Nazionale, ecc. Alla fine della giornata ci sono stati tra i 10 e i 15 morti, compreso un candidato dell’Assemblea Costituente a Bolivar.

Nonostante ciò, o in alcuni casi come reazione a questi eventi, milioni di venezuelani sono andati a votare. Nello stadio Poliedro di Caracas a decine di migliaia hanno aspettato molte ore per votare. Lo stadio è stato trasformato in un grande seggio elettorale per consentire di votare a tutti coloro che vivono nelle aree a est di Caracas che sono dominate dalla destra e quindi sarebbe stato poco sicuro per loro andare a votare nei soliti seggi. I residenti a Palo Gordo, Táchira, sono stati minacciati dai sostenitori armati dell’opposizione. Tuttavia sono andati a votare, attraversando fiumi e montagne per raggiungere il loro seggio. La violenza dell’opposizione è stata particolarmente acuta nelle aree di Táchira, Mérida, Barquisimeto, così come nell’est di Caracas.

Vale anche la pena notare che in queste elezioni, il boicottaggio dell’opposizione ha significato che l’unica competizione era tra le liste ufficiali sponsorizzate dalla burocrazia e un’intera serie di coalizioni e liste di gruppi diversi della sinistra chavista. Ciò potrebbe aver contribuito ad aumentare il numero di elettori.

La copertura mediatica internazionale di queste elezioni è stata scandalosa. Avevano già deciso che un presidente che convoca un’elezione è, naturalmente, un dittatore. Oltre a questo, la maggior parte dei titoli di apertura di tv e quotidiani parlavano della repressione del governo, illustrandola con la foto di un corteo di auto della Guardia Nazionale inghiottite da fiamme enormi causate dell’esplosione di una bomba piazzata dall’opposizione sul ciglio della strada!

Naturalmente, i risultati dell’Assemblea Costituente non significano la fine dell’offensiva reazionaria. Quasi contemporaneamente, i governi di destra dell’America Latina, a Washington e a Madrid hanno annunciato che non avrebbero riconosciuto le elezioni. L’oligarchia venezuelana ha convocato una nuova serie di mobilitazioni. Per la prima volta, il presidente americano Trump ha definito Maduro un dittatore e ha incluso il presidente venezuelano nell’elenco dei funzionari venezuelani oggetto di sanzioni da parte di Washington.

Il 1 agosto, l’Assemblea Nazionale controllata dall’opposizione, ha tenuto una sessione speciale per discutere delle prossime mosse e per dichiarare illegittima l’Assemblea Costituente. Con una mossa molto provocatoria, gli ambasciatori di Spagna, Francia, Regno Unito e Messico hanno partecipato alla sessione e hanno incontrato le massime cariche dell’Assemblea Nazionale. Si tratta di uno scandaloso atto di intervento imperialista straniero, da parte dei paesi in cui diritti umani e la democrazia lasciano molto a desiderare.

La verità è però che l’opposizione è divisa in merito alle tattiche da seguire. Un settore, rappresentato da Julio Borges, Ramos Allup e altri leader della borghesia della vecchia scuola, vede chiaramente che la loro campagna non procede secondo le previsioni. Sono anche cauti riguardo al caos che provocherebbe un rovesciamento controrivoluzionario di Maduro da parte delle forze reazionarie nelle strade e la possibile resistenza di un settore di lavoratori e di contadini. Stanno anche considerando che se il governo sopravvive, allora a dicembre ci saranno le elezioni per i governi regionali a cui vogliono partecipare. A questo gruppo si sono anche unite persone come Falcon, il governatore di Lara, il cui principale interesse è mantenere la propria posizione.

Il loro risultato preferito sarebbe un accordo negoziato con il governo. Ciò consentirebbe un trasferimento pacifico del potere, che consentirebbe loro di prendere il potere con la minima quantità di scontri possibile. Infatti, gli Stati Uniti inviano segnali contrastanti. Nonostante la minaccia di sanzioni economiche “rapide e dure” al Venezuela se le elezioni fossero state portate avanti, la verità è che mettere Maduro nella lista nera è principalmente una mossa simbolica con un impatto reale minimo, perché Maduro non ha nè conti nè ricchezze negli Stati Uniti. Washington è preoccupata per l’impatto che le sanzioni economiche avrebbero nello spingere ancora di più il Venezuela nelle braccia di Cina e Russia, ma teme soprattutto il loro effetto sull’economia statunitense.

Dobbiamo ricordare che il Venezuela è il terzo maggiore fornitore di petrolio degli Stati Uniti e quindi tutte le sanzioni sulla società petrolifera statale PDVSA avrebbero un impatto immediato sulle raffinerie di petrolio degli Stati Uniti, che hanno già fatto pressioni sul governo. Dopo la dichiarazione di Trump è ancora più significativa la dichiarazione del Vice Segretario per il Sud America, Michael Fitzpatrick, secondo cui gli Stati Uniti vogliono “dialogare” con il governo di Maduro e che, sebbene lo considerino una dittatura, “al momento rispettiamo il governo ufficiale del Venezuela e del Presidente Maduro”.

Il segretario di Stato americano Rex Tillerson sembrava lasciare aperte tutte le opzioni. In una conferenza stampa ha detto: “Il nostro approccio verso il Venezuela è stato quello di tentare di lavorare attraverso i partner della coalizione, attraverso l’Organizzazione degli Stati americani e altri che condividono la nostra visione del futuro del Venezuela. .. Chiaramente ciò che vogliamo vedere è che il Venezuela torni alla sua costituzione, torni alle elezioni previste e permetta al popolo venezuelano di avere la voce che merita a livello del governo”.

Ha poi aggiunto: “Stiamo valutando tutte le opzioni politiche su quanto possiamo fare per creare un cambiamento di condizioni sia nel caso che Maduro decida di non avere un futuro e dunque lasci spontaneamente, che nel caso si possano restituire i poteri esecutivi alla costituzione”.

Gli esponenti della linea dura dell’opposizione, ubriachi del proprio successo, vogliono un cambiamento immediato del regime in Venezuela. Maria Corina Machado, parlando all’Assemblea Nazionale, si è detta favorevole a un processo d’azione che arriverebbe a creare istituzioni statali alternative a tutti i livelli. Ha affermato che l’Assemblea Nazionale non dovrebbe solo nominare i nuovi giudici della Corte Suprema (come è stato fatto la scorsa settimana), ma anche i componenti del Consiglio Elettorale Nazionale, gli ambasciatori e un nuovo governo. Auspica un riconoscimento da parte dei governi imperialisti. Quando lunedì scorso (31 luglio) queste proposte sono state proposte da Freddy Guevara all’Assemblea Nazionale, Ramos Allup (il leader di Azione Democratica) l’ha immediatamente zittito. Allup ha detto senza incertezze che queste proposte erano irresponsabili e ha giustamente sottolineato che i nuovi giudici della Corte Suprema nominati dall’Assemblea Nazionale o sono stati arrestati o hanno cercato rifugio nell’ambasciata cilena, senza che l’Assemblea abbia potuto fare nulla per difenderli. In ultima analisi una controrivoluzione deve sempre arrivare a prendere il controllo dei corpi di uomini armati dell’apparato statale, ma l’opposizione ancora non ha questo controllo. Infatti, Ramos Allup ha appena annunciato che Azione Democratica parteciperà alle elezioni regionali.

Nonostante tutti i loro discorsi della settimana scorsa sull’”ora zero” e su una “marcia su Miraflores (il palazzo del governo)”, l’opposizione non è stata in grado di mobilitare grandi masse, a causa dell’indecisione e dei segnali contrastanti mandati dai loro leader. La ragione è che, mentre volevano fare molto rumore e lanciare magniloquenti minacce, stavano contemporaneamente partecipando a colloqui segreti con il governo – colloqui mediati dall’ex presidente spagnolo Zapatero. I termini di questi colloqui erano di avere un chiaro calendario per le elezioni regionali di quest’anno e le elezioni presidenziali del prossimo anno, nonché il ripristino di tutti i poteri dell’Assemblea Nazionale (cosa che si realizzerebbe se si ripetessero le elezioni per i 3 deputati invalidati per l’Amazonas).

Nel frattempo, il governo di Maduro non ha altra strategia che insistere nel fare appello l’opposizione ad aprire negoziati e ad offrire ulteriori concessioni ai capitalisti.

L’Assemblea Costituente avrebbe senso solo se dovesse essere utilizzata per prendere decisioni per risolvere la crisi attuale, che ha le sue radici nella profonda recessione economica. Solo con un chiaro programma rivoluzionario è possibile fare passi in avanti. I membri di sinistra dell’Assemblea Costituente dovrebbero proporre le seguenti misure:

tutto il potere all’Assemblea costituente

monopolio statale del commercio estero

rifiuto del pagamento del debito estero. Le risorse vengano utilizzate per importare alimenti e altri prodotti essenziali

espropriare POLAR e l’intera catena della produzione e della distribuzione alimentare sotto il controllo democratico dei lavoratori e dei contadini

immediato congelamento dei prezzi e un aumento generale dei salari

esproprio delle banche private e delle multinazionali

per un piano democratico di produzione per soddisfare le esigenze dei lavoratori

arresto da parte dei tribunali rivoluzionari di tutti i responsabili della violenza controrivoluzionaria, dei politici dell’opposizione e dei loro finanziatori nella classe capitalista

arresto di tutti i funzionari coinvolti nella corruzione e la confisca dei beni ottenuti illegalmente

introduzione del controllo operaio in tutte le aziende statali e nelle istituzioni per combattere la burocrazia

Questo programma riaccenderebbe l’entusiasmo tra le masse perché inizierebbe ad affrontare i problemi chiave della crisi economica e della fornitura di beni. Un tale programma dovrebbe essere appoggiato dall’organizzazione rivoluzionaria del popolo nei quartieri operai e in quelli poveri con milizie di autodifesa, seguendo l’esempio delle Brigate di Difesa Popolare. Si dovrebbe combinare con la piena mobilitazione delle riserve delle forze armate bolivariane e della sua fraternizzazione con i lavoratori e i contadini in armi. La controrivoluzione può essere combattuta solo con mezzi rivoluzionari. I lavoratori e i contadini possono fidarsi solo delle proprie forze.

Difendiamo le conquiste della rivoluzione bolivariana, espropriamo l’oligarchia.


5 Agosto 2017 





dal sito http://www.rivoluzione.red/


 

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