Diari di Cineclub

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martedì 18 ottobre 2011

CHI LOTTA PUO’ PERDERE CHI NON LOTTA HA GIA’ PERSO di Antonio Pagliarone



CHI LOTTA PUO’ PERDERE CHI NON LOTTA HA GIA’ PERSO


(una scritta sui muri di Roma 15 Ottobre 2011)
Ovvero: Sull’uso sistematico e razionale della violenza

di Antonio Pagliarone



La rivoluzione non è un pranzo di gala, non è una festa letteraria, non
è un disegno o un ricamo, non si può fare con tanta eleganza, con
tanta serenità e delicatezza, con tanta grazia e cortesia.
La Rivoluzione è un atto di violenza.
Mao Zedong





Era previsto. Tutti sapevano che la manifestazione del 15 Ottobre sarebbe sfociata in scontri di piazza soprattutto gli “indignati” (che dovrebbero essere incazzati) una parte dei quali applaudiva la polizia per incitarla a reprimere quegli odiosi Black Block che stavano devastando la città. Strani questi Black Block, all’inizio erano poche centinaia ma in Piazza S Giovanni si sono viste migliaia di persone aggredire i blindati della polizia che facevano caroselli come quelli visti molti anni fa quando avevo la stessa età dei “giovani teppisti”. Eppure la Grecia è poco lontana, tutti hanno visto i ripetuti scontri di Piazza dei giovani ateniesi ormai ridotti alla fame- per loro il precariato è diventato un sogno. Cosa credete… che i giovani italiani prima o poi non avrebbero capito che per loro non c’è più un futuro in una economia ormai devastata da una speculazione senza fine? Erano pochi, in verità sono sempre stati pochi, ma pochi cosa vuol dire? Ma erano decisi e sprezzanti, avevano vinto la paura innestata da quel maledetto G8 di Genova dieci anni fa. A sentirli parlare i giovani “teppisti” avevano gli accenti più disparati delle regioni italiane eppure sono riusciti a produrre quella “geometrica potenza” tanto cara agli estremisti del passato. Attenzione qualche migliaio di giovani duri non esprimono l’apertura di una fase “rivoluzionaria” ma il fatto che in più di 900 città del pianeta si mobilitassero masse considerevoli di persone che spesso non hanno avuto a che fare con lo spettacolo del gruppuscolarismo del passato, con le gravi responsabilità di aver introdotto le ideologie dell’800 trascinatesi fino alla fine del millennio, o con la miseria dei partiti istituzionali che blaterano di lavoro e di lavoratori, è cosa di non poco conto. Il crollo del sistema economico, che i lavoratori stessi hanno contribuito a sostenere fino ad ora ha generato, come sempre, una spaccatura tra le generazioni ma questa volta credo che la rottura sia insanabile in quanto non esistono più le risorse per poter integrare questi nuovi strati sociali da decenni posti ai margini della società. Allora la reazione è conseguente, solo un imbecille non poteva prevederla oppure un politico criminale esaltato dal suo protagonismo e illuso di essere divenuto un intoccabile. Come al solito le Cassandre cominceranno a pontificare sullo spontaneismo, sulla jaquerie e quant’altro.. poiché manca, secondo loro, quel pugno di “rivoluzionari di professione”, riuniti allo Smolny, pronti a prendere le redini del movimento rivoluzionario. Costoro sono paragonabili proprio a quei “responsabili” democratici che intendono governare la protesta indirizzandola verso i binari del parlamentarismo così prenderanno i loro voti e potranno falciare ulteriormente lo stato sociale con il convinto appoggio di tutte le organizzazioni sindacali. A voglia ad innalzare cartelli contro la politica ed i politicanti, al momento opportuno la massa degli “indignados” andranno a Canossa e voteranno “ob torto collo” per coloro che completeranno l’opera di devastazione in atto. Come al solito il ricatto è “scegliere il male minore” senza rendersi conto che quello minore potrebbe essere fatale quanto quello maggiore.

Fenomeni di rivolta più o meno di massa saranno inevitabili nel prossimo futuro ed avranno una cadenza scandita dagli andamenti dello spread e dai comovimenti di Borsa. Il problema che molti non hanno sottolineato è che si sono già verificati comportamenti violenti da parte di “normali” lavoratori in lotta qua e là sul pianeta, persino nel paese di Pulcinella. La bruttissima abitudine degli intellettuali di sinistra nel dare importanza solo a coloro che sono in grado di prevedere il futuro, come delle vecchie mammane che vanno dalle maghe a farsi leggere le carte, ha ridotto il dibattito e l’analisi della situazione ad una mera ripetizione di luoghi comuni che ormai comuni non sono nemmeno più. Il capitalismo è morto ma non sappiamo come sostituirlo e allora tutti cercano di trovare una “soluzione”; persino i sedicenti marxisti che aspettano come la manna la Rivoluzione purificatrice senza capire che purtroppo soluzioni non se ne vedono. I governi con i loro politicanti navigano a vista ed ogni tipo di intervento porta sempre ad un danno maggiore. La cura della malattia non fa che accelerarne il decorso e allora sarebbe il caso di cominciare a pensare seriamente e con coraggio, dote veramente rara di questi tempi, ad un nuovo sistema economico e sociale superiore al capitalismo che ci aiuterà ad essere pronti al momento opportuno, non come quegli intellettuali chiusi nello Smolny che discutevano di politica quando fuori le masse si scontravano con le guardie zariste.

Oggi i lavoratori e soprattutto i giovani senza lavoro non hanno creato ancora delle forme organizzative efficaci in grado di mostrarci la direzione che un movimento ha intrapreso ma sento che si stiano ripristinando quei rapporti sociali “comunisti” che una volta si manifestavano all’interno delle fabbriche ma che oggi finalmente possono svilupparsi all’intera società. Per poter dare vita a possibili manifestazioni di rapporti sociali di tipo nuovo occorre che coloro che sono più impegnati nel combattere questo sistema irrimediabilmente malato si muovano indirizzando gli strali verso i responsabili di tale sfacelo. I manifestanti di New York non si sono scontrati con la polizia –nonostante ciò sono centinaia gli arrestati in tutte le città degli Stati Uniti - ma si sono concentrati presso Wall Street simbolo della finanza internazionale indicando ai lavoratori americani ciò che rappresenta una minaccia per il loro futuro. Non bisogna andare a manifestare nel centro delle città, nelle strade dello shopping, o di fronte ai Palazzi della politica ma nei quartieri di quei proletari che ogni giorno subiscono pesantemente i provvedimenti dei governi. E’ qui che si possono stabilire quei nuovi rapporti che possono portare ad una riproduzione allargata dei comportamenti cosiddetti “antagonisti” secondo il linguaggio dei militanti. In effetti qualunque fosse stato l’esito del 15 Ottobre sarebbe stato inevitabilmente digerito dal sistema politico. Se la manifestazione avesse avuto un decorso pacifico il governo si sarebbe vantato di garantire democraticamente ogni tipo di opposizione e sicuramente ci sarebbe stato qualche trombone pronto ad appoggiare la contestazione. Gli scontri hanno dato il pretesto di screditare il corteo ponendolo in secondo piano accusando i facinorosi di essere o provocatori, con l’immancabile infiltrato, o addirittura sovversivi pericolosi tanto da giustificare una legislazione di emergenza (non è che si siano spaventati troppo?). In ogni caso l’esito del 15 Ottobre sarebbe stato gestito dal sistema politico in maniera adeguata. Ma forse tutto questo casino ci prepara a qualcosa di diverso così per concludere vorrei riportare una considerazione molto attuale di Ken Knabb, un situazionista americano:

Una situazione radicale è un risveglio collettivo… In tali situazioni le persone si aprono sempre più a nuove prospettive, sono sempre più pronte a mettere in discussione le assunzioni precedenti, sono più celeri nel comprendere il conservatorismo comune… Le persone imparano molto di più sulla società in una settimana che in anni di “studi accademici” o dalla “coscienza sempre crescente” propagandata dai sinistri… Tutto sembra possibile – ed è possibile molto di più. Gli individui ricordano a mala pena ciò che abitualmente esaltavano nei “ giorni passati” … il consumo passivo viene rimpiazzato dalla comunicazione attiva. Strane persone animano accese discussioni agli angoli delle strade, dibattiti continui, nuovi individui prendono il posto di coloro che sono impegnati in altre attività o che cercano di dormire per qualche ora, benché siano di solito troppo eccitati per dormire a lungo. Mentre alcuni soccombono ai demagoghi, altri insistono con le loro proposte e prendono le loro iniziative. Gli spettatori vengono ingoiati in questo vortice e subiscono in maniera sorprendente rapidi cambiamenti … Le situazioni radicali sono rari momenti nei quali possono avvenire dei cambiamenti effettivamente qualitativi Contrariamente dall’essere anomale, esse rivelano quanto siamo continuamente repressi in maniera anomala; esse rendono la nostra vita “normale” come fosse sonnambulismo”.

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