LETTERA APERTA ALLA LEGA DEI
SOCIALISTI
Care compagne e cari compagni,
il precipitare degli eventi economici e politici nel nostro Paese
rende le prossime elezioni politiche un vero e proprio spartiacque storico, per
il Paese ed ovviamente per la sinistra. Si schiera un centrosinistra, con
probabilità di governare ma, a prescindere dalla legge elettorale che sarà
utilizzata, certamente con la necessità di un appoggio perlomeno esterno dei
centristi, peraltro esplicitamente invitati a partecipare dalla Carta di
Intenti del principale azionista di tale coalizione, ovvero il Pd. Tale
schieramento accetta esplicitamente, come da Carta di Intenti Comune firmata da
tutti i partecipanti alle primarie, Vendola compreso, l'attuale impostazione
neo-liberista e monetarista dettata dalla Trojka (Commissione europea, FMI,
BCE) in nome e per conto del capitale finanziario globale e dei suoi
interessi. Impostazione che di
fatto azzera qualsiasi margine di discrezionalità di politica economica, poiché
impone il pareggio di bilancio, ed il ritmo di riduzione di un ventesimo di
debito pubblico ogni anno per i prossimi vent'anni. Cioè,
approssimativamente ed in termini grezzi, manovre finanziarie restrittive
dell'ordine di 40-50 miliardi ogni anno per il prossimo ventennio.
Tale impostazione, fatta propria dal centrosinistra, si coniuga
perfettamente con una pesante ristrutturazione sociale, volta a smantellare
tutti i sistemi di protezione sociale e di tutela della nobiltà del lavoro,
conquistati con il sangue di oltre un secolo di lotte sociali dei nostri padri,
dei nostri nonni. Ci consegnerà, alla fine, non una fantomatica ripresa “dentro di noi”, ma uno scenario
sudamericano di povertà diffusa, ceti medi immiseriti, enormi ingiustizie
distributive e di eguaglianza sostanziale, centri urbani fatiscenti circondati
da bidonvilles, autoritarismi
oligarchici di aristocrazie tecnocratiche chiuse, che salderanno interessi
economici, finanziari, ecclesiastici e malavitosi ai danni del popolo,
crescente repressione politica.
Tale impostazione è imposta a tutti i soci del centrosinistra,
quale che sia la loro visione ideologica originaria, da un partito democratico
che nasce come piattaforma interclassista con l'ambizione di esaurire la
dinamica sociale in un compromesso che lo collochi al centro di un ipotetico,
ed inesistente, equilibrio di forze di una società sempre più diseguale,
polarizzata e tesa, come risultato delle politiche montiane dallo stesso
Partito Democratico sostenute, dall'inizio alla fine della apocalittica esperienza
del Governo tecnico.
Contrariamente a quanto
teorizzano alcuni compagni, una polarizzazione di sinistra interna al
centrosinistra, costituita cioè da SEL, dal PDCI, dal PSI, da Salvi-Patta e dai
Verdi, non ha alcuna possibilità di influenzare e muovere l'asse politico del
centrosinistra. Sia per motivi numerici, perché il bacino elettorale dei
soggetti del Triciclo a sinistra del PD non è minimamente comparabile con
quello del PD, sia perché l'aver stipulato la Carta Comune di Intenti
collocherà tali soggetti nello stesso dilemma che ha distrutto Rifondazione
comunista e la Sinistra Arcobaleno, ovvero l'incudine di essere accusati di non
rispettare i patti ed essere inaffidabili, finendo per riconsegnare la prossima
legislatura ad un governo tecnico di larga coalizione, e il martello di seguire
gli indirizzi della Trojka marchiati a fuoco nel programma del centrosinistra.
Esattamente come il proverbiale asino di Buridano, tale dilemma distruggerà i
partiti del triciclo a sinistra del PD, intrappolati fra l'impossibilità di
uscire dalla coalizione, e consegnare di conseguenza il governo ad una nuova
tornata di Tecnici, e l'impossibilità di sostenere un programma di continuità
con il montismo, tranne alcuni piccoli cuscinetti solidaristici, purché non onerosi
per la finanza pubblica, quindi sostanzialmente inefficaci. Il futuro dei
partiti più a sinistra dello schieramento di centrosinistra è del tutto analogo
a quanto avvenuto a RC nel 1997 o alla Sinistra Arcobaleno, a meno che non
accettino di diventare meri satelliti del PD.
E chi crede che tali partiti possano rappresentare un incubatore
di unità a sinistra ignora, da un lato, l'influenza che le ambizioni
carrieristiche ed il personalismo dei singoli leader ed esponenti (i cosiddetti Forchettoni Rossi di
Massari) possono avere sulla capacità di manovra di tali partiti, e dall'altro
la perdita di bacino elettorale che sarà conseguente alla loro partecipazione
ad un governo non dissimile sostanzialmente da quello di Monti. E che già si
appalesa nella fine del processo espansivo della SEL, il cui consenso
elettorale mostra segni di stabilizzazione, se non di regresso.
Infatti i risultati elettorali delle primarie del PD che si sono
svolte questa domenica (25 novembre) hanno segnato una pesante sconfitta di
Vendola. Infatti SeL non è riuscita ad intercettare i voti di protesta esterni
(quelli del Movimento 5 Stelle, della sinistra del Pd e tantomeno del Pdci,
Verdi o Rifondazione o chi ormai ha scleto la strada dell’astensionismo) e
soltanto un terzo del suo elettorato si è presentato al voto. Questo dimostra
che il progetto politico di SeL di riuscire ad influenzare il centrosinistra
dall’interno è fallito prima ancora di iniziare.
D'altro canto, lo scontento sociale viene raccolto quasi
esclusivamente da un movimento, come quello di Grillo, incapace di fare il
salto da una sorta di supermarket della frustrazione e della rabbia, in
direzione di una forza politica in grado di realizzare una sintesi
politico-programmatica capace di influenzare l'asse politico in una direzione
compatibile con gli interessi di classe. La crescita di Grillo non è frutto di un destino cinico e baro, o di
oscure manovre di palazzo, ma è principalmente favorita dall'assenza di una
sinistra in grado di rimanere in contatto con il suo popolo, piuttosto che con
il Palazzo e le conseguenti manovre elettorali e di coalizione.
La sinistra, se vuole
sopravvivere anche in chiave riformista, deve stare con il popolo, con i
lavoratori, i precari ed i disoccupati, non coltivare alchimie di coalizione e
di tipo parlamentarista. Dobbiamo dare risposte alla richiesta di crescita,
lavoro, sviluppo! E non le daremo stando dentro il centrosinistra genuflesso al
fiscal compact!
A maggior ragione quando una nuova generazione di giovani a cui
non viene più garantito un futuro scende in piazza accolta dallo Stato con
pesantissime cariche di polizia e lacrimogeni ad altezza d’uomo, infatti a Roma
nelle recenti manifestazioni studentesche è stato dispiegato un apparato
repressivo impressionante. E dobbiamo altresì considerare che tutta una serie
di lavoratori specialmente immigrati e precari non dispongono di nessun diritto
sindacale e vengono completamente sfruttati da questo Stato.
Per quanto sopra, e considerata la gravità del momento attuale,
che non consente più né ambiguità politiche né confusioni organizzative a chi
vuole opporsi alla tragica deriva del nostro Paese, come Bandiera Rossa,
componente a pieno titolo della Lega dei Socialisti, che ha partecipato
attivamente all'elaborazione programmatica ed alla strutturazione organizzativa
del movimento, chiediamo:
ñ che
si chiarisca in modo definitivo che la Lega dei Socialisti, in
questa fase di medio periodo contraddistinta dalle elezioni politiche 2013, non
parteciperà in alcun modo alla coalizione di centro-sinistra costruita attorno
al baricentro del PD;
ñ che
il processo riaggregativo della sinistra socialista, di cui giustamente la Lega
dei Socialisti si fa portabandiera, sia il primo passo per un più ampio
processo di aggregazione unitaria della sinistra contraria all'impostazione
neoliberista e monetarista delle politiche economiche e sociali condotte in
Italia ed in tutta Europa;
ñ che
si persegua in modo trasparente l'obiettivo di continuare a essere parte
integrante di quella sinistra che è scesa in piazza il 27 ottobre nel “No Monti
day”, senza indugi, senza pregiudizi negativi sui principali esponenti di tale
raggruppamento, lavorando attivamente, da dentro tale schieramento, per evitare
derive verso il centrosinistra;
ñ l'esperienza storica della sinistra degli ultimi 15 anni dimostra che il tatticismo elettoralistico e di geometrie di coalizione è la malattia infantile, ed anche mortale, del socialismo. La recentissima rude sconfitta di Vendola è soltanto l'ultimo episodio di una sinistra che, privilegiando il dibattito sulle alleanze, le coalizioni e le percentuali, e trascurando il confronto con la società sulle questioni reali, che interessano il cittadino, si è autodistrutta. Chiediamo quindi di posticipare il dibattito sul posizionamento della LDS rispetto alle alleanze ed alle coalizioni a quando il quadro politico sarà più stabilizzato, per concentrare tutte le nostre energie sulla costruzione di un programma politico tramite il più ampio e sistematico confronto con la società civile;
ñ che
si stabiliscano statutariamente le regole di funzionamento degli organismi
politici ed organizzativi interni alla Lega, garantendo la democrazia interna
ed una direzione quanto più possibile collegiale;
ñ che
si conoscano i dati reali del tesseramento, a livello nazionale e per regione;
ñ che
eventi importanti per la Lega dei Socialisti, quali quello del Primo dicembre,
dove incomprensibilmente è mancato un punto sulla politica estera, così come
anche proposte programmatiche provenienti da militanti o dirigenti del
movimento, vengano preliminarmente discussi maggiormente, su base democratica e
trasparente.
Tutti questi
motivi ci costringono a costituirci come Bandiera
Rossa - Frazione pubblica della Lega dei Socialisti
giovedì 29 Novembre
Riccardo Achilli
Giuseppe Angiuli
Antonio Di Pasquale
Norberto
Fragiacomo
Stefano
Santarelli
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