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giovedì 3 dicembre 2015

2011: ORIGINI E SVILUPPI DELL'INSURREZIONE POPOLARE IN SIRIA di Joseph Daher





2011: ORIGINI E SVILUPPI DELL'INSURREZIONE POPOLARE IN SIRIA
di Joseph Daher


La rivolta popolare siriana, cominciata nel marzo del 2011, si inscrive nei processi rivoluzionari della regione che hanno avuto inizio innanzitutto in Tunisia e in Egitto alla fine del 2010-inizio 2011.

Hanno preparato il terreno per l’insurrezione popolare, che era in attesa di una scintilla, l’assenza di democrazia e l’impoverimento sempre più crescente, in un clima di corruzione di corruzione e di ineguaglianze sociali crescenti di larghi settori della società siriana.

Il contagio rivoluzionario e lo sviluppo dei gruppi armati

La rivolta, cominciata nella città meridionale di Deraa, si è estesa progressivamente fino a toccare tutte le regioni del paese, nonostante la repressione del regime che ha a quel punto fatto un uso massiccio della forza aprendo il fuoco sui manifestanti.

Dall’inizio della rivoluzione, le principali forme d’organizzazione sono stati i comitati i coordinamento popolare su scala di villaggi, quartieri, città e regioni. Questi comitati popolari sono stati la vera punta di diamante del movimento. Successivamente, nelle regioni liberate dal giogo del regime, sono sorti alcuni consigli popolari eletti per gestire queste regioni liberate.

Diversi fattori hanno favorito successivamente l’apparizione dei gruppi armati dopo più di 7 mesi di manifestazioni e di resistenza pacifica. In primo luogo, la repressione violenta del regime si è diretta contro i manifestanti pacifici e contro i dirigenti del movimento popolare, uccisi, arrestati o costretti all’esilio. Questo ha radicalizzato il movimento e contribuito a porre in prima fila quei militanti più inclini a resistere con le armi. Sempre più gruppi di cittadini hanno cominciato a prendere le armi per difendere le loro manifestazioni e le loro case contro le shabiha (milizie in appoggio del regime), i servizi di sicurezza e l’esercito. In secondo luogo, il numero crescente di disertori nell’esercito, in particolare tra i soldati di grado inferiore che si sono rifiutati di sparare sui manifestanti pacifici. La reticenza dei soldati a sparare ha provocato numerosi ammutinamenti e diserzioni.

Le manovre delle potenze regionali

A tutto questo si deve aggiungere la volontà delle correnti politiche e/o degli Stati, in particolare i donatori privati delle monarchie del Golfo, di finanziare alcuni specifici gruppi armati per rafforzare il sostegno di cui già disponevano o costruire delle relazioni di cui mancavano sul terreno.

Le monarchie del Golfo, in testa l’Arabia Saudita e il Qatar, così come la Turchia, – apparentemente tutti vicini al regime di Assad – hanno sostenuto, infatti, qui settori vicini ai Fratelli musulmani e all’opposizione liberale opportunista, inizialmente organizzata attorno al Consiglio Nazionale Siriano (CNS), poi alla Coalizione nazionale della Siria.

La Turchia ha inseguito sostenuto direttamente o indirettamente alcune forze islamiche fondamentaliste, compresa Daesh, nel nord della Siria, con lo scopo di impedire qualsiasi forma di autonomia kurda sulla direzione del Pkk siriano, il Pud. Per le monarchie del Golfo, l’obiettivo era soprattutto quello di trasformare la rivoluzione popolare siriana in guerre civile confessionale. La liberazione di alcuni gruppi importanti di jihadisti e di islamisti voluta dal regime di Assad durante le prime amnistie del maggio-giugno 2011 – che normalmente avrebbero dovuto permettere la liberazione dei manifestanti e prigionieri politici- a egualmente rafforzato il processo di militarizzazione della rivoluzione siriana. Inoltre il regime di Assad ha lasciato deliberatamente sviluppare i gruppi islamici fondamentalisti, continuando al contempo la massiccia repressione degli attivisti e dei battaglioni dell’Esercito siriano libero (Esl), con lo scopo di contenere la rivoluzione democratica siriana.

Bashar protetto dalla grandi potenze

Dopo l’inizio dell’insurrezione siriana, gli obiettivi degli Stati Uniti e delle potenze occidentali non è mai stato quello di assistere e aiutare i rivoluzionari siriani o di rovesciare il regime di Assad. Secondo le linee direttrici di Ginevra del 30 giugno 2012, adottate all’unanimità dai cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell’Onu, sarebbe persino ammissibile che Assad rimanga alla testa di un governo transitorio di normale amministrazione….

Gli attentati di Parigi del 13 novembre, l’intervento militare imperialista russo iniziato alla fine di settembre, così come la “crisi” dei rifugiati, hanno ancora rafforzato la posizione del regime di Assad e i suoi alleati e una soluzione per una trazione politica nel quale Bashar al Assad rimanga al suo posto.

Gli internazionalisti del mondo interno dovrebbero continuare a sostenere la speranza che esiste e resiste in Siria, tramite i diversi gruppi e movimenti democratici e progressisti che si oppongono a tutti gli attori della contro-rivoluzione, il regime di Assad e i gruppi fondamentalisti islamici. Sono loro che mantengono ancora i sogni dell’inizio della rivoluzione e dei suoi obiettivi: contro il confessionalismo, per la democrazia, la giustizia sociale e l’eguaglianza.

Come era scritto sul cartellone di un rivoluzionario nella città di Zabadani: “le rivoluzioni non muoiono mai, anche se sono represse ferocemente. Sono il seme della terra e danno vita, anche dopo un certo tempo”…



dal sito Sinistra Anticapitalista

ripreso da Hebdo l’Anticapitaliste – n°313 (26/11/2015)





2 commenti:

  1. Che differenza corre tra "rivoluzione" e "rivolta"?
    La prima ha un progetto politico da realizzare, la seconda è esplosione di malessere fine a se stessa, almeno fin quando non prende coscienza di un percorso e in modo unitario lo percorre.

    C'è chi dice che le rivolte del 2011 fossero poco spontanee: nascevano da malessere reale, ma si sarebbero limitate ad essere "rivolte" se non fossero poi state cavalcate da varie parti per vari interessi .... non popolari.

    L'articolo citato mi sembra molto legato ad un presupposto preso per vero ... un popolo che si rivolta per costruire un sistema diverso ... e forse non lo era. Non tutte le rivolte sono di per se in favore del popolo ...tantomeno anticapitalistiche.

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    1. Ah questa mania dei commenti anonimi...
      La "Primavera Araba" di cui quella siriana è parte integrante non è stata una rivoluzione, ma ha costituito una rivolta. E come tutte le rivolte essa è stata spontanea.
      La rivolta è uno degli elementi fondamentali di una fase rivoluzionaria, ma di per sé non è in grado di costruire elementi di dualismo di potere. La mancanza di forze rivoluzionarie ha impedito la trasformazione della "Primavera araba" in una vera e propria rivoluzione.
      Il compito dei rivoluzionari in ogni caso è quello di appoggiare le rivolte nel tentativo di fargli fare un salto di qualità non certamente di guardarle dalla finestra.
      L'articolo di Daher illustra sinteticamente lo sviluppo della rivolta siriana la quale non viene mai definita rivoluzione.

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