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sabato 28 aprile 2012

IL VERO SCANDALO DELLA FINMECCANICA E DELLA LEGA NORD di Miguel Martinez






IL VERO SCANDALO DELLA FINMECCANICA E DELLA LEGA NORD
di Miguel Martinez



Come avrete visto, alcuni magistrati accusano la Lega Nord di aver incassato tangenti dalla Finmeccanica per la vendita di elicotteri militari all’India.
L’accusa in realtà pare estendersi anche ad altri partiti, ma in questi giorni va di moda la Lega.
Lega e Finmeccanica ovviamente smentiscono.
Come al solito, tutti stanno a guardare la presunta irregolarità e non la natura mostruosa della regolarità.

Infatti, il vero scandalo non sarebbe un’eventuale tangente, ma l’esistenza della Finmeccanica.

Cioè di un’azienda, al 30% a partecipazione del Ministero del Tesoro, che si occupa ormai quasi esclusivamente – da quando il settore trasporti è stato accantonato – di tutto ciò che può servire per  sopprimere vite umane in tutto il mondo. Se mi dite come farlo senza finire in galera, sarei felice anch’io di alleggerire la Finmeccanica dei suoi guadagni, magari distribuendo il ricavato alle famiglie in tutto il mondo che hanno subito lutti e mutilazioni grazie al Made in Italy.

Comunque, l’episodio ci aiuta a capire esattamente come funziona un partito politico.

Un partito politico, qualunque partito politico, ai tempi nostri, è un’impresa che si deve rivolgere contemporaneamente a due mercati diversi.

Da una parte, l’impresa-partito deve avere un logo facile da ricordare, che faccia appello a una specifica nicchia del mercato elettorale.
Questi voti servono per ottenere potere politico, che poi può essere rivenduto in varia maniera sul mercato nazionale e globale.
Ne consegue che un partito deve differenziarsi moltissimo nelle chiacchiere e il meno possibile nei fatti.
La Lega Nord ha gestito la parte delle chiacchiere in modo geniale.

La Lega ha fatto esattamente come fa la Benetton,  ma con infinitamente meno mezzi. Entrambi lanciano un’immagine o una battuta, che suscita abbastanza scandalo da eccitare gli avversari, i quali fanno il resto.
Però alla fine, la Benetton non è il Papa che bacia l’imam di al-Azhar o simili amenità. La Benetton, nei fatti, è stoffa. Che deve essere distribuita come qualunque altra stoffa e serve agli stessi scopi.

Allo stesso modo, la Lega Nord non è chiacchiere sui Calci in Culo ai Musulmani o simili amenità. La Lega Nord sono le leggi che fa, le scelte che opera nei consigli di amministrazione delle società a partecipazione statale e così via.

Prendiamo l’aspetto pubblicitariamente più controverso della Lega – il rapporto con l’immigrazione.
Inveire contro gli immigrati è un ottimo sistema per ottenere voti, anche perché nessun altro partito oserà occupare con tanta determinazione quella particolare nicchia.
Ogni invettiva contro gli immigrati è certo che verrà riecheggiata con scandalo dagli avversari, e questo permette di raddoppiare la visibilità e i voti.
Ma le tremende e tragiche migrazioni umane dei nostri tempi sono un dispositivo preciso, che hanno (almeno) tre aspetti.

Uno, la concorrenza dei migranti serve a disarmare i lavoratori autoctoni.

Due, i migranti stessi devono vivere sotto il bastone della precarietà e della paura dell’espulsione.

Tre, i migranti devono essere anche attirati dalla carota della possibilità di diventare umani quanto gli autoctoni, se si Comportano Bene.

Questi tre elementi, variamente dosati, innescano un gioco complesso su cui la cosiddetta “politica” influisce poco o nulla.
Perciò, nelle cose che contano – dall’immigrazione all’immissione della Finmeccanica nel mercato indiano – non può esistere differenza sostanziale tra la Lega Nord e il Partito Democratico, ad esempio.
Questo a prescindere del tutto dalle intenzioni di partenza, perché la spietata legge del mondo in cui viviamo stabilisce che gli attori politici o implementano ciò che si chiede loro, oppure perdono le elezioni e quindi il potere politico.
Se si capisce questo, si capisce anche l’assurdità di certe lamentele. Dall’elettore del PD che si sente tradito perché il suo partito appoggia i bombardamenti in Afghanistan, all’elettore leghista che si sente tradito perché Bossi mette la sua firma a una delle più massicce (semi)legalizzazioni di immigrati della storia italiana.
I vertici non tradiscono; o meglio, se non tradissero, non sarebbero ai vertici.

A proposito, il sito ecologista francese Reporterre rivela un interessante documento riservato di Cheuvreux, società finanziaria della banca Crédit Agricole, [1] che spiega ai propri lettori/investitori cosa succederà se François Hollande diventerà presidente della Francia.

In sintesi, o Hollande farà volontariamente ciò che “i mercati” vogliono, oppure i mercati glielo faranno fare lo stesso:

Di conseguenza, nello scenario peggiore (ma non più probabile), il mercato lo costringerà a fare una svolta a U, come nel 1983. Certo, Hollande dovrà trovare un compromesso con la propria sinistra, fosse solo a causa del fallito referendum del 2005 sulla Costituzione europea. I suoi pari nell’Eurozona agirebbero in maniera accorta gli permettessero di far finta di aver estorto da loro qualche concessione, magari irrilevante, riguardanti le sue politiche di crescita”.

Cosa che peraltro gli accorti pari dell’Eurozona stanno già facendo .



Nota:

(1) Il sito della Cheuvreux merita una visita per alcuni splendidi esemplari di ecopornografia aziendale   ecopornografia aziendale che ne abbelliscono la home page.


26 aprile 2011

dal sito http://kelebeklerblog.com/


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