Diari di Cineclub

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martedì 5 marzo 2013

QUALI SONO LE CAUSE DELLA SCONFITTA DI RIVOLUZIONE CIVILE? di Andrea Ricci



QUALI SONO LE CAUSE DELLA SCONFITTA DI RIVOLUZIONE CIVILE?
di Andrea Ricci

1) La linea politica ondivaga rispetto al rapporto con il centrosinistra. Fino a qualche ora prima del voto, autorevoli esponenti di Rc hanno caldeggiato l’ipotesi di un’alleanza col Centro-Sinistra se le elezioni non avessero dato una maggioranza definita. In tal modo Rivoluzione civile è apparsa tutta interna al vecchio sistema politico ormai allo sfascio. In più, in molte realtà locali le forze aderenti a Rc sono dentro alleanze politiche e di governo col Centro-Sinistra. Una linea di alleanze articolate a livello nazionale e territoriale non è più proponibile di fronte all’esplosione della crisi politica.


2) Il programma ambiguo ed elusivo su alcune questioni fondamentali, in primis l’euro. Di fronte al precipitare della crisi europea, occorrono soluzioni nette e radicali, al di fuori di ogni tatticismo.

3) Le liste elettorali formate sulla base di una spartizione a tavolino tra i vertici delle forze politiche aderenti a Rivoluzione civile per salvaguardare i vecchi ceti politici. Le energie espresse da Cambiare Si Può e dalle realtà territoriali sono state mortificate e addirittura derise e insultate. Boria vanesia e presuntuosa degli autoproclamati gruppi dirigenti di Rc. Quanto di più lontano dalla voglia di partecipazione e di democrazia diretta che esiste nel Paese.

4) Una leadership, quella di Ingroia, non adeguata per le caratteristiche e la storia del personaggio, oltre che per il poco tempo a disposizione.
In questa situazione non si comprende perché mai un elettore, al di là dei rapporti di fedeltà politica o personale, avrebbe dovuto votare Rivoluzione civile anziché M5s. Infatti, io ho votato M5s.
Il Partito di Rifondazione Comunista è arrivato ad aderire a Rc quando le strade tentate nei 5 anni precedenti il voto sono via via tutte fallite. Disastro del gruppo dirigente. I ripetuti fallimenti non hanno mai dato luogo a una riflessione autocritica che rimettesse in discussione scelte politiche ed equilibri interni. Come in un vecchio valzer, si è passati allegramente da un damerino all’altro. L’unico obiettivo chiaro del PRC è stato quello di garantire la sopravvivenza politica e personale dei propri apparati, oltre che la stabilità psicologica ed esistenziale dei gruppetti di reduci di varia provenienza ideologica che compongono il PRC. Ora non solo non ci sono eletti, ma anche i rimborsi elettorali non saranno più sufficienti a garantire la vita materiale del PRC. La strada imboccata 5 anni fa è finita nel deserto. Leggo qua e là richieste di congresso straordinario. Ridicolaggini. Volete di nuovo rinchiudervi tra di voi per mesi a sbranarvi per qualche medaglietta di latta da appuntarvi sul petto, mentre il Paese precipita? Se volete, fate pure.

Cosa fare allora?

1) Dichiarare conclusa l’esperienza del PRC;

2) aprire un cantiere di discussione virtuale e reale aperto a tutti in cui valutare tutte le opzioni, compresa quella di una confluenza-scioglimento delle attuali formazioni politico-elettorali della sinistra alternativa dentro il Movimento 5 Stelle, come luogo di costruzione di nuove forme democratiche e pluraliste in cui convivono e si confrontano esperienze e proposte diverse;

3) costruire nuove forme di organizzazione politica che prescindano dalla partecipazione elettorale;

4) definire una piattaforma programmatica ed una proposta politica radicale, tesa alla trasformazione rivoluzionaria del sistema politico morente, finalizzata alla costruzione di organi di democrazia diretta alternativi agli attuali organi di democrazia rappresentativa.
Dopo la lunga parentesi dell’ultimo secolo, segnata dagli stalinismi e dagli opportunismi, i comunisti devono tornare a ispirarsi alle esperienze costitutive e originarie del movimento, i cui modelli fondamentali sono quelli della Comune parigina e dei primi Soviet del 1905 e del 1917.


28 febbraio 2013

dal sito http://www.paoloferrero.it/2012/


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