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venerdì 21 novembre 2014

L'OCCASIONE PERDUTA DI "INTERSTELLAR" di Alessandro Vietti





L'OCCASIONE PERDUTA DI "INTERSTELLAR" 
di Alessandro Vietti



A dispetto delle fanfare e degli strilloni, la mia aspettativa su Interstellar era piuttosto bassa. La visione dei trailer e la lettura di qualche recensione in rete, pur senza spoiler, mi aveva messo nella disposizione d'animo di pensare di aver già visto in qualche modo il film. Me lo aspettavo visivamente sontuoso (con tutta la faccenda di Kip Thorne, del buco nero, del wormhole ecc.), ma di fatto poco originale. Così ieri sera vado al cinema con (davvero) scarse aspettative, addirittura animato dalla convinzione che ne sarei stato deluso. Insomma, partendo da questi presupposti non sarebbe stato difficile per Nolan darmi una qualche dignitosa soddisfazione. Invece no. Invece è stato peggio. Ma andiamo con ordine.
Non si può non partire dalla considerazione delle ambizioni di Interstellar, un film che viene presentato per forza evocativa (ideologica? filosofica?) al meraviglioso "2001: Odissea nella spazio", ponendosi fin dal principio come qualcosa che vuole andare ben oltre il blockbuster hollywoodiano tutto effetti e avventura. Non siamo nei territori dei Guardiani della Galassia, insomma. Del resto in passato Christopher Nolan ha abituato assai bene i suoi spettatori. Da lui, nella cui cinematografia risulta assai caro l'elemento fantastico (The Dark Knight, The Prestige, Inception), ci si aspetta il guizzo, qualcosa che fa emergere l'opera dalla media della moda cinematografica. Così quando si viene a sapere che si cimenterà in qualcosa di epico, qualcosa che ha a che fare col cosmo, con l'esplorazione dello spazio, con il ruolo dell'uomo nell'universo, prima viene da fregarsi le mani, poi da dire: "Speriamo bene...". Perché se ti presenti con ambizioni così grandi, se dici al giudice di mettere l'asticella così in alto, poi devi anche essere capace di saltarla. Ebbene, non solo in Interstellar funziona ben poco, ma addirittura ci sono anche dei momenti di vero e proprio imbarazzo che quasi non riesci a credere a quello che stai vedendo e ascoltando.

Il film parte con la Terra sull'orlo dell'abisso (alimentare). Tempeste di sabbia e una piaga che falcidia le piantagioni di grano mettono in ginocchio l'umanità. Il punto di visto è quello della tipica (solita?) fattoria del midwest tanto cara all'iconografia cinematografica americana, che invero - almeno a me - ha un po' rotto le scatole, ma tant'è. Così c'è questo Cooper, padre (vedovo), ingegnere ed ex pilota di talento, che vive col suocero e i due figli, coltivando mais. Subito si mette in luce la figlia Murphy nella cui camera succedono cose strane. Sostiene ci sia un "fantasma" che cerca di comunicare con lei (e qui lo spettatore smaliziato ha già mangiato la foglia con tutto il gambo...). Dopo un po' si scopre che questo "fantasma" starebbe comunicando delle coordinate terrestri che, una volta raggiunte, si scopre puntano a un'installazione segreta della NASA dove un vecchio scienziato, il Prof. Brand, (conosciuto dal protagonista) sta cercando il modo di salvare la razza umana dall'estinzione. E l'unico modo sarebbe cercare altri pianeti abitabili dove trasferire l'umanità (piano A), oppure portare laggiù un'adeguata quantità di embrioni da fare crescere e costituire così almeno una nuova colonia della razza umana (piano B). Ma questo non nel nostro Sistema Solare, bensì fuori, addirittura fuori della nostra galassia. A tale riguardo guardacaso è spuntato proprio un bel wormhole che fa al caso nostro vicino a Saturno. Pare infatti che ci sia qualcuno là fuori che ci sta dando una mano. "Loro" li chiamano. Sarebbero "loro" il supposto "fantasma" visto da Murphy, che gli hanno mandato le coordinate per arrivare lì. E sarebbero "loro" che ci hanno fatto dono di questo wormhole che porta in un'altra galassia. E proprio lui, Cooper, è l'uomo della provvidenza, quello che serve alla NASA per questa missione di andare a recuperare i dati di coloro che sono già stati mandati a visitare pianeti potenzialmente abitabili che ci sono dall'altra parte del wormhole.

Ora: (1) se alla NASA serviva Cooper, proprio Cooper, nient'altro che Cooper, perché non l'ha chiamato direttamente? Che ci voleva? Perché tutta la manfrina delle coordinate e del "fantasma"? Solo per fare "drama", ok, e per richiudere la trama sul finale. Ma converrete che non ha alcun senso; e (2) siccome nella nostra galassia ci sono miliardi di stelle e probabilmente miliardi di pianeti, che bisogno c'è di andare addirittura in un'altra galassia? Fa più suggestione, certo. Ma anche qui converrete che siamo ben distanti dal senso scientifico. Come non ha alcun senso scientifico quando viene detto che la stella più vicina è a migliaia di anni luce da noi. Falso. La stella più vicina è Alfa Centauri: 4,2 anni luce da noi. Voi tutte queste cose le potrete anche interpretare come venialità, ma non perdete di vista che qui non siamo davanti a un B-Movie, eh, qui c'è ambizione, qui c'è scienza, qui c'è Christopher Nolan (e c'è pure Kip Thorne). E la mia sospensione dell'incredulità se ne va a spasso.

Comunque il nostro eroe, dopo mille travagli con la figlia che non vuole che il padre se ne vada ("loro" le hanno mandato il messaggio "STAY", resta!), perché potrebbe essere per sempre, senza contare le (vere) stranezze della relatività in base alle quali un volo di pochi anni per lui potrebbe corrispondere a decenni di vita per lei, alla fine parte dopo averle lasciato un orologio, promettendole che tornerà. Poi niente addestramento. Niente di niente. Si parte subito per un'altra galassia come prendere un treno. Ma vabbè, questo cinematograficamente ci sta anche. Così, insomma, partono: Cooper, Amelia Brand - la figlia dello scienziato della NASA - e un altro paio di personaggi che lo si capisce subito che sotto la tuta indossano una maglietta rossa (!). Un paio d'anni di criosonno e si arriva su Saturno dove c'è il wormhole. E ci si infilano dentro.

Ma poco prima parte un momento didascalico infantile, quando uno dei due sacrificabili compagni di viaggio "spiega" al protagonista il concetto di wormhole con tanto di foglio e matite. Capisco che lo devi spiegare allo spettatore, caro Chris, ma cerca un altro modo, che diamine, un modo più credibile! Cooper ovviamente non può non sapere che cosa sia un wormhole, eppure glielo si spiega lo stesso. E comunque è oltremodo ridicolo che glielo si spieghi quando sono già di fronte al wormhole stesso! Anzi è comico. E queste piccole cose fanno molto male a un film del genere. Poi però qui c'è una bella sequenza cinematografica, una delle migliori del film, quella del wormhole. Visivamente stupefacente, sia come rappresentazione della sfera wormhole che del viaggio all'interno di esso. Comunque in un battibaleno sono di là. Nuovi cieli e nuove terre. E un nuovo mostro nel cielo: Gargantua, quello che mangia tutto, un buco nero enorme. E qui i problemi del film si moltiplicano.

Qui ci sono tre pianeti che sono stati a suo tempo visitati da altre missioni terrestri di cui si sono perse le tracce. Quale sarà il più promettente? Sarà rimasto qualche sopravvissuto? Che dati avranno raccolto? La scelta cade su un pianeta assai problematico perché si trova talmente vicino al buco nero che, a causa dell'effetto relativistico di rallentamento del tempo, un'ora sulla superficie equivale a sette anni sulla Terra. Però bisogna andarci lo stesso, con una manovra ad hoc si riesce a minimizzare il tempo. I nostri scendono (in 3), lasciando uno in orbita, alla distanza di sicurezza (per lui il tempo trascorre normale). E si trovano in un pianeta oceanico con onde alte centinaia di metri che mettono in pericolo la navetta a causa di un'imprudenza della figlia dello scienziato. Insomma alla fine una delle due magliette rosse ci lascia le penne (ma va?) e i due riescono a tornare a bordo per il rotto della cuffia. Sono stati via qualche ora per non trovare niente, solo i rottami della spedizione precedente, ma per il compagno in orbita sono trascorsi 23 anni!

Ora, devo spiegarvi i problemi di restare in orbita intorno a un pianeta sconosciuto da solo per 23 anni? Cioè 23 anni non sono proprio pochi. Cosa ha mangiato per 23 anni? Non è impazzito? No, anzi, quando ritrova i compagni lo fa come fossero stati via davvero tre ore. Una vera assurdità. Senza contare che, se da una parte è vero che vicino all'orizzonte degli eventi di un buco nero il tempo rallenta, riesce difficile credere che tra la superficie e l'orbita ci sia tutta questa differenza. Peraltro avrebbe dovuto essere il contrario. Ma soprattutto, siccome il rallentamento del tempo è dovuto all'elevata gravità, una gravità in grado di creare una simile distorsione temporale non dovrebbe fare sopravvivere tanto facilmente il pianeta e tutto ciò che ci vive sopra. Insomma siamo davvero al di là del limite della credibilità e secondo me non fa neanche tanto "drama". Senza contare (1) che è fisicamente impossibile avere onde alte cento metri se il fondale è così basso da permettere a una navetta di atterrare senza inabissarsi; (2) che non dovrebbe essere difficile verificare l'inabitabilità di un pianeta completamente oceanico dall'orbita, senza dunque il bisogno scendere; (3) che se davvero "loro" volevano salvare la razza umana, perché mandarla a infognare non solo in un'altra galassia, ma addirittura in un sistema solare con un buco nero e pianeti discutibili? Non c'era un sistema solare un po' più tranquillo e sicuro? Bei buontemponi questi "loro"! Okay, capisco, non avrebbe più funzionato tutto quello che viene dopo, ma allora caro Chris, con tutti quei soldi fa' un altro film! Ma vabbè, andiamo avanti.

Insomma, il primo pianeta è andato. Ora però i nostri eroi per problemi di carburante (e te pareva?) non possono più andare a visitare entrambi gli altri pianeti. Solo uno ne possono scegliere, ma quale? Amelia perora la causa per il pianeta dove Cooper capisce che è sbarcato l'innamorato di lei. È per questo che lei spinge ad andare lì, con tutto un - lasciatemi passare il termine - pippotto assurdo sull'Amore come motore decisionale, quasi fosse una forza reale del Cosmo. E questo dialogo è davvero imbarazzante, non si può credere alle proprie orecchie. E non ci può credere neanche Cooper, che infatti sceglie l'altro pianeta. Mai scelta fu peggiore. Un postaccio anche questo dove ci sono persino delle nuvole ghiacciate (ma perché, Chris?, ma che bisogno c'era?!). Comunque lì ci trovano il Dr. Mann che si rivela ben presto uno non molto simpatico. Prima fa loro credere che il pianeta è abitabile. Poi succede un macello. Prima tenta di spaccare il casco al nostro protagonista. Poi fa esplodere l'habitat dove stava l'altra maglietta rossa, prende la loro navetta e tenta di raggiungere il modulo orbitale. Gli altri due inseguono con la navetta con cui era arrivato lui. Ma l'attracco del tizio non riesce. Anzi il tizio ne fa di tutti i colori e si autoelimina.

Mentre succedono tutte queste cose piuttosto noiose, vediamo anche i messaggi che dalla Terra arrivano a Cooper, con il figlio e la figlia che crescono e diventano adulti. E non si capisce come facciano i messaggi ad arrivare fino a loro. A meno che mi sia sfuggito qualcosa, non è dato sapere. Né è dato sapere perché se vale in un senso, non può valere anche nell'altro. Comunque nel frattempo Murphy è diventata il braccio destro del Prof. Brand che dopo trent'anni abbondanti è ancora vivo, a dispetto che già all'inizio del film non fosse già di primo pelo. Ma anche qui, vabbè. Comunque la tipa scopre che in realtà il piano A non era mai stato davvero preso in considerazione e il piano B era l'unico vero, quello di colonizzare un pianeta con una nuova razza umana. Ma insomma, di trasferire il genere umano con una superastronave in grado di "dominare" la gravità non se ne parlava. Menzogna! Quello di suo padre era sempre stato un viaggio di sola andata.

Così, insomma alla fine, Cooper si sacrifica per cercare di trovare nuovi dati da inviare alla razza umana sui buchi neri per risolvere il problema della gravità e dare così una possibilità all'umanità. Lascia Brand andare a visitare il terzo pianeta con l'altra navetta, mentre lui si getta a capofitto nel buco nero. E qui si ritrova dentro un iperspazio dove vede le infinite varianti spaziotemporali della camera della figlia alla fattoria in una rappresentazione molto suggestiva (visivamente la seconda scena migliore del film) che ricorda molto le geometrie oniriche di "Inception". Da qui Cooper capisce che può provare a comunicare con la figlia nel passato. Il "fantasma" dell'inizio del film infatti è lui (ma va?) che, tramite un codice morse codificato dalle lancette dell'orologio che le lasciò, le trasmette i dati necessari trovare una soluzione al problema della gravità. E dunque è lui che le invia il messaggio "STAY" (resta), consigliando così le a convincere lui stesso di non partire per quel viaggio (ma è lui che le avrebbe anche mandato le coordinate della base della NASA, un miracolo saperle a memoria!) Dopodichè questo iperspazio sparisce - qui questo luogo viene per una sola volta chiamato misteriosamente "tesseratto" senza dare spiegazioni ("tesseratto" è parola coniata nel 1888 dallo scrittore inglese Charles Howard Hinton nel saggio A New Era of Thought e ripresa in molti fumetti Marvel e in altre espressioni fantastiche e fantascientifiche, di fatto si tratta di un cubo a più di tre dimensioni), e Cooper si ritrova nuovamente in zona Saturno dove viene recuperato e trasportato su un habitat cilindrico (tipo Rama, per intendersi) che sta portando l'umanità verso una nuova casa. Nel frattempo infatti lo spettatore ha scoperto che Murphy è riuscita a decifrare il messaggio del padre e a risolvere il problema della gravità (con un'altra scena "Eureka!" a dir poco imbarazzante). Comunque lì Cooper riesce a incontrare per l'ultima volta la figlia ormai anziana che dopo i convenevoli di rito, gli dice di andare a recuperare Amelia. E lui va.

E tutta questa parte tende a essere insopportabile nella sua inverosimilità. Cosa spera di fare Cooper infilandosi nel buco nero? Come pensa di raccoglierli i dati? E come penserebbe di renderli disponibili all'umanità? Che dati avrebbe raccolto, addirittura eiettandosi dalla navetta? Da dove esce il "tesseratto" agganciato proprio a quello spaziotempo (la camera della figlia)? Sono "loro" che lo hanno creato così? O è casuale? E pur ammettendo tutto questo, è inverosimile anche "immagazzinare" dati all'infinito dentro il movimento di una lancetta di un semplice orologio da polso. Senza contare l'insopportabile intervento del deus-ex-machina ("loro") che, guardacaso risputa fuori Cooper vivo e vegeto proprio nei pressi di Saturno dove viene recuperato sano e salvo. Il problema io credo, rispetto al ruolo di questi "loro" nell'economia funzionale del film (sia che siano alieni, sia che siano umani del futuro molto evoluti), è che manca totalmente una vera suggestione nei loro confronti e questo rende qualsiasi evento che li coinvolge piatto e poco credibile. Volete mettere la suggestione del monolito di 2001?

Alla fine, l'impressione complessiva del film è che Nolan sia rimasto a The Prestige, ovvero che reputi che le immagini (e un preteso approfondimento scientifico) possano essere una magia sufficiente a far digerire allo spettatore qualsiasi cosa, dalla pochezza della trama, alla sfilza di luoghi comuni, allo scarso spessore dei personaggi. Purtroppo con un film di questo genere, ciò non funziona. Se vuoi cimentarti con la fantascienza vera, con la fantascienza hard, c'è una cosa chiamata sospensione dell'incredulità con cui devi fare i conti e non puoi pensare di spazzolarla integralmente sotto il tappeto di una messinscena sontuosa. La fantascienza, anche quella cinematografica, è una creazione del pensiero che si basa sulle idee e in Interstellar di idee serie, suggestive, forti, degne di questo nome, non ce ne sono.

Non è che si pretenda la perfezione, ma non può bastare un buco nero ben fatto o l'assenza di suoni nello spazio a strappare un applauso. Di certo anche i migliori film devono sempre concedere qualcosa al paradigma della messinscena e delle regole della tensione cinematografica, ma Interstellar sembra proprio sbattersene alla grande di tutto nel solo nome della semplice tensione drammatica e spettacolarità, e questo è tanto peggiore perché mi fa pensare che questo sia il "nuovo" livello cinematografico che lo spettatore medio è stato abituato ad apprezzare con soddisfazione negli ultimi vent'anni, e che significherebbe abituare anche le grandi produzioni su livelli di questo genere.

Insomma, Stanley Kubrick può dormire sonni tranquilli. Il suo "2001: Odissea nello spazio" è distante migliaia di anni luce da "Interstellar", come la stella più vicina secondo Nolan.

Voto finale: 2 stelle su 5. (Non è 1 stella solo perché un ottimo Matthew McConaughey ce la mette davvero tutta per rendere credibile l'incredibile).

(Nota: ho visto il film in italiano, quindi non posso sapere se ci siano degli scivoloni dovuti a un maldestro doppiaggio)



16 novambre 2014



dal sito Cronache di un sole lontano




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