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martedì 23 dicembre 2014

PAKISTAN, UN ATTACCO CONTRO BAMBINI MUSULMANI DA PARTE DI FANATICI MUSULMANI di Tariq Farooq





PAKISTAN, UN ATTACCO CONTRO BAMBINI MUSULMANI DA PARTE DI FANATICI MUSULMANI
di Tariq Farooq, 
segretario generale Awami Workers Party



È stato l’attacco più sanguinoso contro una scuola da parte di fanatici religiosi. 146 sono stati uccisi a Peshawar, in una Scuola Pubblica Militare, inclusi 136 bambini, di età compresa tra i 10 e i 17 anni. Hanno chiesto ai bambini di recitare i Kalma [versetti religiosi] e poi hanno sparato su di loro. È stato un attacco contro bambini musulmani da parte di fanatici musulmani.

Teherek Taliban Pakistan ha rivendicato la responsabilità e diffuso una foto di gruppo dei sette militanti che hanno preso parte all’«operazione», che tengono in mano fucili e bombe. Era in risposta alla messa on line delle facce da morti dei sette, uccisi dall’esercito nel contrattacco, non prima che abbiano causato il massimo del danno.

I fanatici hanno sostenuto che non uccidono bambini. Sostengono che il loro “Islam” non permette che siano uccisi i figli del “nemico”di età inferiore ai 12 anni. Circa l’11 per cento del totale dei bambini iscritti alla scuola sono stati uccisi nei 15 minuti della loro occupazione della scuola.

La direttrice della scuola è stata colpita al punto che il suo corpo non era riconoscibile. La sua colpa: ha guidato dei bambini per una fuga dalla scuola durante l’attacco. Ai bambini è stato ordinato di mettersi in riga, poi sono stati colpiti. Quelli che osavano correre via sono stati inseguiti e poi colpiti.

L’effetto devastante sui bambini in tutto il Pakistan è stato tale che mio figlio di 14 anni ha chiesto a sua madre che cosa deve fare nel caso che vengano nella sua scuola, “mettersi in riga o correre”.

Questo giorno ha scioccato il Pakistan e il mondo. La notizia dell’assassinio dei bambini innocenti è rimbalzata in tutto il mondo come prima notizia del giorno. Ci sono stati grande rabbia e sconvolgimento.

Il giorno dopo, 17 dicembre è stato effettuato in tutte le parti del Pakistan uno sciopero generale spontaneo, non convocato da nessun partito politico, il sogno di tutti i partiti politici dei ricchi poter essere in grado di poter fermare il Pakistan per i loro ristretti interessi politici. È stato uno degli scioperi più riusciti, con niente trasporti sulle strade e quasi tutti i negozi e i servizi chiusi. Ci ricorda il giorno successivo all’uccisione di Benazhir Buttho, nel dicembre 2007, quando tutto il Pakistan si chiuse nel dolore e nella rabbia.

Due minuti di silenzio sono stati osservati in tutte le scuole dell’India, un cosiddetto arcirivale, mentre il Parlamento indiano ha votato una risoluzione di condanna dell’attacco.

Nello stesso giorno, i capi di tutti i partiti politici rappresentati in Parlamento si sono riuniti a Peshawar per un’inutile giornata, concordando di «lavorare insieme», senza alcun cambiamento di disposizione mentale e senza alcuna proposta concreta per affrontare i fanatici. E come potrebbero?

Alla riunione partecipava Imran Khan, il cui partito è al potere a Khaiber Pukhtonkhawa, dove è avvenuto l’incidente. Era troppo occupato a fare campagna per rovesciare il governo federale, con i suoi sit-in e raduni in altre parti del paese, ignorando totalmente il compito di rendere sicura la vita nella provincia.

La filosofia di Imran Khan, di “Talebani buoni e cattivi”, significa che nessuna azione viene condotta contro i fanatici che si sono costituiti rifugi sicuri nelle aree tribali. È un forte sostenitore di “dialogo con i Talebani buoni” per dividere i fanatici.

Non ci sono Talebani buoni e cattivi. Sono tutti nella stessa famiglia del neofascismo.

La lega musulmana al governo ha avuto a lungo contatti con molti dei gruppi religiosi fanatici e li ha usati per vincere le elezioni generali del 2013. I fanatici hanno condotto attacchi suicidi contro molti oppositori del PMLN [Lega Musulmana Pakistana-Nawaz]e del PTI,.[Movimento Pakistano per la Giustizia], impedendogli di condurre campagne elettorali efficaci.

Alla riunione era presente Jamaat Islami, il cui precedente capo aveva dichiarato Shahid (martiri) i Talibani uccisi e morti i soldati uccisi dai fanatici. C’erano anche Jamiat Ulemai Islam, la nota ala politica di una sezione dei fanatici religiosi, e parecchi altri partiti politici che mantengono regolari contatti e collegamenti con i gruppi religiosi estremisti per i loro ristretti interessi politici, e condividono la stessa ideologia millenarista dei Jihadisti.

La riunione ha concordato di formare un comitato che formuli la politica di sicurezza dello Stato in una settimana, come se in una settimana potessero trovare una formula magica.

Lo Stato pakistano ha fallito miseramente nel bloccare l’ascesa del fondamentalismo religioso. Per i fondamentalisti c’è sempre un debole. Per molto tempo sono stati incoraggiati dallo Stato come seconda linea di sicurezza. Il paradigma della sicurezza significava che l’inimicizia verso l’India era lo scopo centrale della protezione dello Stato. Il processo di islamizzazione è stato accelerato dalla dittatura militare di Zia Ul Haq con il pieno supporto dell’imperialismo Usa.

A parte la creazione e il sostegno ai gruppi jihadisti, lo Stato e i militari, con l’assistenza finanziaria e politica delle potenze imperialiste, hanno indottrinato per decenni milioni di persone con un’ideologia islamica conservatrice allo scopo di salvaguardare i loro interessi strategici.

I tre decenni dal 1980, sono visti come gli anni delle madrase [scuole di religione e diritto], oggi oltre 20.000, che forniscono una base per il reclutamento di attaccanti suicidi. Sostenute principalmente dall’Arabia Saudita e da molti milioni di emigrati musulmani, sono diventate l’alternativa al sistema scolastico regolare. Molte delle attività terroristiche condotte in Pakistan e altrove sono legate al sostegno politico e organizzativo di queste madrase.

Dopo l’11/9 [2001, attentato alle “torri gemelle”], la stretta relazione dello Stato con i fondamentalisti è un po’ cambiata, ma non spezzata in termini reali. I gruppi terroristici messi al bando cambiano il loro nome e svolgono la loro attività in modo regolare. Tengono riunioni e pubblici raduni, raccolgono fondi e pubblicano la loro letteratura senza alcun intervento dello Stato.

Il Pakistan è diventato più conservatore, più islamico e più di destra, con il risultato di una crescita delle idee degli estremisti islamisti. Le leggi contro la blasfemia sono spesso usate per regolare questioni personali ed ideologiche. Le minoranze religiose, le donne e i bambini sono bersagli facili. Questi bersagli deboli pagano il prezzo più elevato per questa decisa svolta a destra.

L’ascesa del fondamentalismo religioso è emersa come la sfida più seria non solo alle forze progressiste, ma alle fondamenta stesse della società moderna. L’istruzione e la salute sono i veri obiettivi dei fanatici.

Operatori antipolio, principalmente donne, vengono uccisi in base alla supposizione che una squadra che lavorava per l’eliminazione della polio abbia condotto alla scoperta di Bin Laden, che portò al suo assassinio. Il risultato netto è che l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha raccomandato per tutti i pakistani un divieto di viaggiare all’estero senza un certificato di vaccinazione antipolio.

I programmi delle scuole elementari e superiori nelle provincie del Punjab e Khaiber Pukhonkhawa sono emendati per fare spazio a idee anti scientifiche e pro jihad in nome della religione. In molte scuole, l’istruzione è stata inquinata con una filosofia guerrafondaia.

I gruppi religiosi fanatici sono la nuova versione del fascismo. Sono fascisti in formazione. Hanno tutte le caratteristiche storiche del fascismo. Uccidono in massa gli oppositori. Hanno trovato uno spazio considerevole nella classe media, in particolare tra le persone istruite. Sono contro i sindacati e i movimenti sociali. Promuovono la concezione che le donne sono inferiori agli uomini e vogliono tenerle in casa. Attaccare le minoranze religiose è diventata la norma.

I gruppi religiosi fanatici sono internazionalisti. Vogliono un mondo islamico. Sono contro la democrazia e sostengono il Khilafat (regno) come metodo di governo. Sono la forza più barbarica che la storia recente ha visto, sotto forma dello “Stato Islamico” e dei Talebani. Non c’è niente di progressista nella loro ideologia. Non sono antimperialisti, ma antiamericani e antioccidentali. Hanno elaborato e attuato le attività terroristiche più barbare nella forma degli attacchi suicidi, esplosioni di bombe, uccisioni in massa e sparatorie indiscriminate.

Devono essere contrastati. Il modo americano di contrattaccarli sotto la forma della “guerra al terrore” è fallito miseramente. Malgrado tutte le iniziative americane di occupazioni, guerre e creazione di alternative democratiche, i fondamentalisti religiosi sono cresciuti con più forza.

I fondamentalisti sono più forti che all’11/9, malgrado l’occupazione dell’Afghanistan.

È necessario un insieme di misure. Lo Stato deve troncare tutti i legami con i gruppi di fanatici. La mentalità che i fondamentalisti religiosi sono “i nostri fratelli, il nostro popolo, la nostra linea di sicurezza e la garanzia contro ‘gli Indù’, alcuni sono cattivi, altri sono buoni” e così via, deve cambiare. Le teorie cospirative sono gli argomenti più favorevoli tra i religiosi di destra, che non vogliono guardare in faccia la realtà.

Non ci sono scorciatoie per porre fine al fondamentalismo religioso. Non c’è una soluzione militare. Deve essere una battaglia politica con profonde riforme nell’istruzione, nella sanità e nelle realtà del lavoro in molti paesi musulmani. Cominciando dalla nazionalizzazione delle madrase, si deve proseguire provvedendo istruzione, sanità e trasporti gratuiti come uno dei mezzi più efficaci per contrastare il fondamentalismo.

Le idee di destra stanno promuovendo un’ideologia di estrema destra. Un’alternativa di massa della classe operaia sotto forma di sindacati e partiti politici legati ai movimenti sociali è il modo più efficace di contrastare il fondamentalismo religioso.


19 dicembre 2014

dal sito Sinistra Anticapitalista


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