Diari di Cineclub

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venerdì 29 gennaio 2016

TUTTI GLI UOMINI DEL RE di Stefano Santarelli






TUTTI GLI UOMINI DEL RE
di Stefano Santarelli


“Sono un politico, e noi non abbiamo amici”



Il romanzo di Robert Penn Warren “Tutti gli uomini del Re” scritto nel 1946 e vincitore del Premio Pulitzer, e due anni dopo adattato anche per il teatro, forse non è un libro di facile lettura fosse soltanto per la mole, ma costituisce indiscutibilmente una delle migliori denunce di una politica senza principi morali ed un ritratto spietato di quella statunitense in particolare. Un testo che indiscutibilmente è il miglior romanzo politico americano del novecento nella sua riflessione sull'idealismo corrotto del potere e sulla logica del compromesso per non fare cambiare lo stato delle cose.
Una delle prime recensioni è quella di Orville Prescott, critico del New York Times, che il 16 agosto 1946 elogia così il romanzo: “Nato nel Sud, nel Kentucky, e cresciuto nel Tennessee (…) Warren ha scritto un romanzo accidentato e ostico come una strada di tronchi sulla palude, irrisolto, incerto davanti ai problemi della vita (…) eppure magnifico, vivace da leggere, con tensione scintillante (…) intriso di emozioni feroci, con ritmo narrativo e immagini poetiche scintillanti, non un “romanzo di lettura” (…) ma un testo che non ha pari (…) non da leggere pigri, distesi su un’amaca, ma da divorare sino alle tre di notte, da portare in treno e in metropolitana e leggere mentre aspettate il tram, un appuntamento, l’ascensore o – se capitasse - un passaggio su un elefante (…)”
Ed effettivamente Prescott non ha esagerato con questo omaggio all'opera di Penn Warren.

L'ascesa di un oscuro outsider, Willie Talos, un ingenuo venditore a domicilio di origine contadina che con grandi sacrifici si laurea in Legge e che diventa in brevissimo tempo il governatore di un non meglio precisato stato del Sud (nelle versioni cinematografiche questo stato è la Louisiana). Talos parte da nobili principi morali facendosi paladino delle giuste istanze di progresso, cambiamento e speranze delle masse contadine ancora colpite dagli effetti della grave crisi economica del 1929, ma che purtroppo si trasformerà in brevissimo tempo in un cinico politicante del tutto identico a coloro che denunciava all'inizio della sua attività politica.
In questa sua traiettoria politica Willie Talos viene aiutato da un giornalista, Jack Burden, che contrariamente a lui è un uomo colto proveniente da una famiglia facoltosa che in breve diventa il suo ghost writer. Sono entrambi attratti l'uno dall’altro poiché Talos vede in questo giornalista l'esponente di quella classe sociale di cui vuole fare parte e questo desiderio lo fa assomigliare al Julian Sorel protagonista del celebre romanzo di Stendhal “Le Rouge e le Noir” con cui condivide la fine tragica, al contrario invece Burden vede in Talos soltanto quel coraggio e quei ideali di cui ha letto soltanto nei libri e che è incapace ad esprimere e utilizzerà tutti mezzi leciti ed illeciti per difenderlo dimostrandosi altrettanto cinico come il suo idolo.
Dopo la sua nomina a governatore Talos vara tutta una serie di riforme a favore degli strati più deboli della società, ma le sue contraddizioni legate alla spregiudicatezza, al cinismo e all'ipocrisia lo portano ad un ribaltamento del suo programma politico.
Talos si rivela per ciò che è veramente, soltanto uno spregiudicato demagogo ed i senatori conservatori ne propongono l'impeachment e questa misura viene appoggiata dal Giudice Irwin, uomo integerrimo e padrino oltre che ex tutore di Jack Burden. Talos allora incarica Burden di trovare un eventuale scheletro nell'armadio nella vita di Irwin e immancabilmente lo trova e ciò porterà il Giudice Irwin al suicidio. Talos viene confermato governatore, ma verrà subito assassinato in un attentato.

Il romanzo di Penn Warren è ispirato alla controversa vicenda umana e politica del democratico Huey Pierce jr. Long Governatore della Louisiana dal 1928 al 1932 diventando poi senatore e progettando la sua candidatura alle Presidenziali del 1936, ma un anno prima rimase vittima di un attentato.
Long il cui motto elettorale era “Ogni uomo è un Re” come Governatore promosse la costruzione di ospedali, scuole, combattendo la piaga dei senza tetto frutto della grande depressione del 1929 proponendo una nuova politica della ridistribuzione della ricchezza sotto forma di tasse sul patrimonio delle società e dei cittadini più abbienti.
Questo romanzo ha avuto una genesi molto travagliata e solo recentemente (2001) è stato pubblicato nella sua forma integrale ed in questa forma è stato ripristinato il nome originale del protagonista cioè Willie Talos, che ha un forte richiamo semantico e letterario. Mentre in precedenza il nome era Willie Stark, nome con il quale era stato conosciuto nelle prime edizioni e nei due film tratti da questa opera.

Sinteticamente è questa la trama e la storia di questo bellissimo romanzo che ha avuto ben due trasposizioni cinematografiche che sono molto fedeli al testo e al messaggio politico di Penn Warren.




La prima versione è del 1949, cioé tre anni dopo l'uscita del romanzo, ed ottenne un grandissimo successo vincendo ben tre Premi Oscar (Miglior film, Migliore attore protagonista, migliore attrice non protagonista) e altre quattro nomination.

In questo film l'interpretazione di Broderick Crawford nella parte di Willie Stark è semplicemente perfetta, non a caso vinse l'Oscar, offrendoci un ritratto umano di questo politico cinico e corrotto.
In verità il regista aveva pensato per questa parte a John Wayne il quale rifiutò sdegnato questo film da lui definito antipatriottico e mal gliene incolse perché girò invece Iwo Jima dove ottenne sì la nomination all'Oscar, ma perdendola proprio contro Broderick Crawford.
Ma non è soltanto Crawford ad offrire una grande prova come attore, infatti è necessario citare quella di John Ireland, un classico caratterista di film western, che qui nella parte di Jack Burden ci da una straordinaria interpretazione da lui mai più eguagliata, tanto da ottenere la nomination all'Oscar quale migliore attore non protagonista.
Mercedes McCambridge, che come Ireland ha sempre recitato in ruoli secondari, ottenne con questo film l'Oscar quale migliore attrice non protagonista nella parte dell'intrigante assistente politica di Stark. A mio avviso però la sua migliore interpretazione rimane quella del leggendario western Johnny Guitar nel ruolo della malvagia Emma Small feroce nemica di Vienna (la grande Joan Crawford).



Robert Rossen (1908-1966)


Il successo di questo film non è solo dovuto al romanzo di Penn Warren e agli attori che lo hanno interpretato, ma anche dal regista Robert Rossen che ne scrisse la sceneggiatura e lo produsse tanto da meritarsi la nomination per la regia.
Robert Rossen è un regista troppo sottovalutato e che meriterebbe un capitolo a parte.
Estremamente impegnato sul piano sociale diresse film di notevole spessore come l'indimenticabile Anima e corpo interpretato da John Garfield incentrato sul mondo della boxe e del racket del 1947, dopo Tutti gli uomini del Re, nel 1951 gira Fiesta d'amore e di morte che è il primo film che denuncia la crudeltà della corrida.
All'inizio del maccartismo Rossen ne cade subito vittima, fino al 1947 era stato iscritto al Partito comunista e oltretutto con le sue amicizie pericolose come quella con John Garfield e il regista e sceneggiatore Abraham Polonsky si trovò quindi costretto a lasciare subito gli Stati Uniti e in Italia dirige Mambo un film che viene ricordato soprattutto per la presenza scenica della nostra Silvana Mangano.
Dopo la fine del maccartismo gira nel 1961 uno dei film più belli che abbia mai interpretato Paul Newman: Lo spaccone. Nel 1964 gira un altro capolavoro come Lilith interpretato da Warren Beatty e Jean Seberg: una inquietante storia d'amore ambientata in istituto per malattie mentali che purtroppo sarà il suo ultimo film, infatti muore nel 1966 a soli 58 anni.





Ma ritornando a Tutti gli uomini del Re nel 2006 viene girata una seconda versione cinematografica con un cast di primo ordine: Sean Penn nella parte di Willie Stark, Jude Law in quella di Jack Burden e Anthony Hopkins nella parte del giudice Irwin.
Questo film non è assolutamente inferiore a quello del 1949 anzi si può tranquillamente affermare che l'interpretazione di Sean Penn è superiore a quella di Broderick Crawford, ma per uno dei grandi misteri a cui ci ha abituato il cinema hollywoodiano si rivelò un vero fiasco. Infatti il film incassò solamente 9 milioni di dollari con una perdita dell'84% del budget investito ed è risultato il più clamoroso insuccesso del quinquennio 2005-2010. Un insuccesso che non è stato ammortizzato con la vendita dei DVD e i successivi passaggi televisivi.
Nonostante questo insuccesso economico questa seconda versione resta comunque un ottimo film.

Consiglio quindi vivamente la lettura di questo romanzo e la visione dei due film che ne sono stati tratti perché aiutano a comprendere il gioco della politica e di quella statunitense in particolare, anche se personalmente non accetto totalmente il pessimismo di Penn Warren che fa dire amaramente al suo protagonista: “L'uomo è concepito nel peccato e nasce nella corruzione, poi passa dal puzzo delle fasce al fetore del sudario.”



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