Diari di Cineclub

Diari di Cineclub
Rivista Cinematografica online e gratuita

sabato 28 agosto 2010

MARXISTI LIBERTARI OGGI di Roberto Massari


MARXISTI LIBERTARI OGGI
di Roberto Massari

 
Per gentile concessione pubblichiamo l'introduzione di Roberto Massari al libro di Daniel Guérin "Per un marxismo libertario" Ed. Massari 2008



"Ma questa diversità lungi dal rappresentare un dono, è al contrario una ricchezza dell'umanità.
Grazie ad essa l'umanità diviene un tutto collettivo in cui ciascuno completa tutti, di modo che questa infinita diversità degli individui umani è la causa stessa, la base principale della loro solidarietà, è un argomento onnipotente a favore dell'uguaglianza."
(M.Bakunin, "L'istruzione integrale" in L'Egalitè 7/8/1869)


Non credo che in poche pagine si possa dire qualcosa così significativo da scuotere le certezze di coloro che si considerano marxisti integrali interpreti del più autentico spirito anarchico e che tali vogliono restare.
Sono certezze costruite contro l'evidenza dello sviluppo storico o il rinvio a tanta altra ottima letteratura, non necessariamente marxista libertaria. Certo se almeno potessimo cominciare a incrinare tali dogmatiche certezze...
Il fatto è che nel campo minato delle ideologie o dei convincimenti storici (non-storiografici) i libri da soli non possono fare miracoli. Altrimenti avremmo visto i risultati da tempo è la comunità varia dei rivoluzionari o sognatori anticapitalistici si ritroverebbe affratellata in unico grande movimento internazionale.
Basta un rapido sguardo alla gruppettistica mondiale in campo anarchico o marxista per rendersi conto che dal 1872 ad oggi (cioè dal bivio tragico segnato dall'espulsione di Bakunin dall'Associazione internazionale dei lavoratori) sul piano organizzativo si sono compiuti solo enormi passi indietro, a fronte della più inverosimile frammentazione in sigle e partitini (locali o mondiali poco importa), con dispersione irrefrenabile del patrimonio teorico.
I libri da soli non bastano infatti. Occorrono grandi sommovimenti storici che, convolgendo le masse (consapevoli e in prima persona), mostrino cosa di valido fosse in quei libri.
Certo in mezzo c'è stata la degenerazione precoce della Rivoluzione russa e la diffusione dello stalinismo in tanta parte del movimento operaio mondiale: la più grave sconfitta - morale - ancor prima che politica -che una classe sociale presuntamente rivoluzionaria abbia mai vissuto nella storia dell'umanità. E quella sconfitta la paghiamo ancora, tutti, anche chi storicamente vi si è contrapposto da posizioni marxiste antistaliniane, anarchiche o marxiste libertarie, ma anche cristiane coerenti, umaniste ecc.
Basti pensare all'inesistenza di correnti rivoluzionarie, libertarie o anche solo antistaliniane di sinistra dopo la caduta dell'Urss (parliamo delle terre in cui sono nati o hanno agito Herzen, Bakunin, Vera Figner, Axel'rod, Kropotkin, i narodniki, Lenin, Trotsky, Sliapniov, Kollantaj, Makkno, Rakovskij, Miasnikov, Arsinov, Volin e altri ancora). O alla inconsistenza delle correnti marxiste rivoluzionarie e anarchiche nella Spagna del dopo Franco, nonostante il loro antico radicamento in quel Paese.
Il passaggio ad una visione marxista libertaria della strada percorsa e dei compiti che ci stanno di fronte non risolverebbe il problema, ma certamente aiturebbe sulla via di una ricerca della soluzione. Purchè non si tratti di un nuovo "ismo", di una nuova pozione magica sulla quale contendersi il diritto di assegnazione, con duetti del tipo: "Io sono più marxista libertario di te!"- "No, io lo ero da prima!" / "Ma tu rivendichi quel Marx che sciolse l'Ail per sottrarla all'influenza degli anarchici!" - "Già, e che dire di un libertario come Bakunin che s'inventò la fantomatica Alleanza rivoluzionaria mondiale con un settario come Necaev?" / "E lo sterminio dei soviet o il massacro di Kronstadt dove li mettiamo?" - "Ah sì! E i ministri della Cnt-Fai a braccetto con borghesi e stalinisti nei governi di Caballero-Negrin, non furono forse uno dei motivi principali per la sconfitta della Rivoluzione spagnola e delle collettività autogestite in Catalogna?... (1)



Il duetto potrebbe continuare per ore, giorni, anni - e in effetti continua da quasi un secolo e mezzo, tramandandosi di generazione e generazione. Potrei citare esempi di simili dabbenaggine uditi ancora in tempi recenti, formulati con acrimonia e con la stessa crassa ignoranza che già repellavano alla mia coscienza più di quarant'anni orsono, quando entrai nel movimento rivoluzionario spinto da forti motivazioni etiche, e ispirato a ingenui e inconsapevoli principi marxisti libertari. (2)


La vicenda storica del marxismo libertario è ricostruito ampiamente nel libro di Guerin e da parte mia non aggiungerei nulla in questa breve introduzione che non sia già incluso nella ricerca sull'autogestione citata o nella sezione dedicata agli anarchici nella mia storia del terrorismo? (3)
Vorrei invece richiamare l'attenzione sull'estrema scarsezza di contributi teorici volti a delineare i termini di una visione politico-filosofica che si possa definire "marxista libertaria". In campo marxista, anche del migliore, di quello più antidogmatico, aperto e, tutto sommato, più coerente con i principi ispiratori dell'autore della Critica al Programma di Gotha, brillano per la loro assenza le menti migliori del XX secolo.
Non vanno dimenticate, ovviamente, le incursioni in campo libertario di alcuni dei più fecondi esponenti dell'ultimo pensiero marxista - P. Naville, M. Rubel, H. Marcuse, H. Lefebvre, E. Mandel  - ma appunto, di "incursioni" si tratta. Scorribande culturali partorite per lo più sotto la pressione dei grandi movimenti giovanili della fine degli anni '60, prive della struttura concettuale e interpretativa necessaria per far assurgere il tema libertario a componente integrale nella visione marxista della storia e della lotta di classe.
Annotando dolorosamente che, nella già scarsa produzione teorica dell'anarchismo contemporaneo (a parte casi molto particolari come quello di Noam Chomsky), non compaiono nomi di studiosi libertari impegnati a valorizzare i punti di contatto tra anarchismo e marxismo - e a parte il contributo intermittente dei grandi studiosi sopracitati - resta il fatto che il panorama teorico di costruzione di una teoria marxista libertaria si riduce a due soli grandi nomi. Victor Serge e Damiel Guérin.

Non ho bisogno di presentarli perché, a differenza di quanto accadde fin dentro gli anni '50, dagli anni '60 in poi la lista lunghissima delle loro opere è diventata familliare ai lettori di tutto il mondo (non-totalitario).
Entrambi hanno dedicato anni della loro vita (a partire da un certo punto fino alla morte) a difendere la prospettiva marxista libertaria, propagandandola con caratteristiche proprie in libri, articoli e opere letterarie.
Va ricordato che Serge proveniva dall'anarchia e che dopo un periodo segnato da alcune ambiguità (4) nei confronti del bolscevismo antianarchico e antisoviettista, ha poi assunto (almeno dal 1926, pagando con la deportazione siberiana) una posizione drasticamente antistaliniana, antistatalistica e libertaria, arrivando a rompere con lo stesso Trotsky (nel 1937), pur continuando a riconoscergli la grandezza dei suoi meriti storici e teorici.
E' lo stesso Serge che nel giugno 1921, rivolto agli anarchici russi, li invitava "dopo l'esperienza della guerra e della rivoluzione, a procedere a una revisione completa e metodica delle nostre idee". Ed è Serge che per tutta la vita ha cercato di fondere la grande tradizione spirituale dell'anarchismo (il suo patrimonio etico, centrato sull'aspirazione alla piena valorizzazione dell'individuo) con la lucida razionalità teorica del marxismo, con la sua capacità di analisi storica e di previsione politica.
Al contrario di Serge, Guérin proveniva dal marxismo (dal trotskismo) e aderì all'anarchismo nella seconda parte della vita. Ebbene, queste due uniche grandissime personalità del marxismo libertario sono escluse dai 5 volumoni della Storia del marxismo di Einaudi, cioè da un opera per altri versi utile e abbastanza documentata. Di Guérin non si parla affatto, mentre a Serge sono dedicate 4 pagine -un paragrafo (III/2, 115-18) - da Massimo L. Salvadori, nel suo contributo su "La critica marxista allo stalinismo". Ma questo è solo un esempio della guerra controrivoluzionaria che la cultura ufficiale conduce sul piano delle idee, e che dovrebbe far riflettere gli interpreti dei duetti di cui sopra.
Serge e Guérin, invece hanno lasciato un patrimonio teorico e letterario tra i più ricchi e complessi nella storia del pensiero sociale moderno. E lo hanno fatto senza mai cadere nell'utopismo gratuito, rispettando così l'indicazione di una grande libertario (e controverso ammiratore di Marx) quando affermava:

"La scienza più profonda e più razionale non può individuare le forme future della vita sociale. Può soltanto definire i fattori negativi, deducendoli logicamente da una critica rigorosa dell'attuale società."
(Michail Bakunin, appendice A di Stato e anarchia, in Opere complete, IV. Ed. Anarchismo, Catania 1977, p.220).

Un ricordo personale di Guérin? - potrebbe chiedermi a questo punto il lettore.
Lo incontrai in poche occasioni, ma in un contesto molto "strutturato". Eravamo, infatti, membri entrambi del comitato di redazione della rivista Autogestion, che si riuniva nella sede delle edizioni Anthropos, fucina teorica per un breve periodo dell'utopia marxista libertaria. Con la differenza che lì Guérin faceva gli onori di casa, mentre io ero di passaggio (rimasi nella redazione dalla fine del 1972 all'estate 1975, quando ne uscii, per il nuovo corso sfacciatamente filomitterandiano intrapreso dalla rivista). E nelle riunioni alle quali partecipavo ero volta a volta distratto (ma dovrei dire "affascinato" anche dalla presenza redazionale di altre grandi personalità, tra le quali posso fare i nomi di Henri Lefebvre, Albert Meister, Daniel Mothé, Michel Raptis ("Pablo"), Pierre Naville, Yvon Bourdet e Serge Mallet (con questi ultimi tre ebbi anche rapporti di amicizia diretta).
Di Guérin colpivano l'amabilità nei modi e lo sguardo penetrante. Era curioso di ciò che accadeva intorno a lui e ci teneva a sottolineare, con una certa civetteria, che lui era un militante vero e proprio, e non un semplice perlustratore di  archivi. Cosa che non mi sarebbe mai venuta in mente, conoscendo l'ampiezza dei viaggi che aveva compiuto in giro per il mondo.
All'epoca militava nell'Ora (Organisation révolutionnaire anarchiste), un gruppo nato sulla scia del Maggio '68 e influenzato dalla personalità di Guérin stesso. Quando ero in Francia, invece, io militavo nella Ligue communiste. Avevamo idee simili, ma appartevamo a organizzazioni diverse. Un'assurdità alla quale un movimento autenticamente marxista libertario avrebbe facilmente messo riparo, facendo tesoro dell'indicazione dello stesso Guérin contenuta in fondo a questo suo libro:

"Il marxismo libertario del nostro tempo, che è sbocciato nel Maggio 1968 francese, supera sia il marxismo che l'anarchismo. Definirsi oggi marxisti libertari, non vuol dire guardare al passato, ma firmare una cambiale per il futuro."  (p.260)

_______________________________________________________________

Note
(1) Una ricostruzione accurata della questione è nel lavoro di un infaticabile studioso anarcocomunista, approdato a posizioni libertarie marxiste: Pier Francesco Zarcone, Spagna libertaria, Massari ed., 2007. In partic. i capp. 2, 7, 9.

(2) La mia prima denuncia scritta del crimine politico compiuto dai bolscevichi a Kronstadt è presente nel mio primo libro, Le teorie dell'autogestione, p.217. Una ricerca condotta nel 1970-72 e che la Jaca Book pubblicò nel 1974.
Il tema di Kronstadt lo ripresi in seguito, con maggiore respiro nel capitolo "Il Profeta inconseguente" (pp. 207-12) all'interno della monografia che scrissi su Trotsky e la ragione rivoluzionaria (1990, 2004). La  vicenda dello sterminio di quel soviet rivoluzionario viene lì fatta precedere dall'elenco ragionato di ben 21 gravi incoerenze di Trotsky in quei primi anni di ascesa dello stalinismo. Devo rinviare, comunque al libro sull'autogestioneanche perchè si tratta, a mia conoscenza, della prima ricerca comparata che abbia tentato di mostrare quanto di libertario e antistatalistico vi fosse in Marx e in alcuni celebri marxisti. In quella ricerca, pur denunciando le loro più grave incoerenze al riguardo, confrontavo le posizioni del marxismo con quelle della tradizione anarchica (da Proudhon agli antiautoritari del Giura all'anarcosindacalismo), e concludevo con una dettagliata ricostruzione dei primi passi compiuti dal regime bolscevico per liquidare i soviet e i comitati di fabbrica a partire dal dicembre 1917. All'epoca non conoscevo ancora i contributi di Daniel Guérin sull'argomento e non potevo quindi rendermi conto di aver scritto un libro marxista libertario ante litteram.

(3) Il terrorismo. Storia, concetti, metodi, 3° ed. ampl., Roma 2002 (1979, 1998).

(4) Comprensibili se si ha chiaro che gli anarchici e i bolscevichi collaborarono nella lotta contro Kerenskij, per "tutto il potere ai soviet", e che, dopo la vittoria, la rottura con le varie correnti anarchiche avvenne in tempi e modi diversi per ciascuna. Cfr., tra gli altri, Paul Avrich, The Russian Anarchists, Princeton, 1967,
cap.5.

Nessun commento:

Posta un commento

Print Friendly and PDFPrintPrint Friendly and PDFPDF