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lunedì 22 novembre 2010

LA RIVOLUZIONE RUSSA DEL 1905 di Luigi Cortesi















LA RIVOLUZIONE RUSSA DEL 1905
di Luigi Cortesi





La rivoluzione russa del 1905 e la crisi dell'ortodossia

L'immaginario delle rivoluzioni del '900 comincia con il corteo che una strana figura di prete, pope Gapon - in contatto contemporaneamente con la polizia e con l'area della protesta sociale - guidò il 22 gennaio 1905 verso il Palazzo d'Inverno. Nel corteo c'erano proletari e poveracci, nessuno era armato, qualcuno portava ritratti dello zar. La guerra contro il Giappone si era già rivelata più difficile del previsto; una serie di sconfitte era culminata il mese precedente nella caduta di Port Arthur. I contraccolpi economici della guerra cadevano su un popolo misero, privo delle libertà elementari e politicamente primitivo, in grande maggioranza contadino e analfabeta. Le richieste che in forma di petizione i 150.000 manifestanti rivolgevano allo zar erano quelle che nei paesi dell'Europa occidentale erano state alla base dell' ascesa della borghesia: miglioramento delle miserabili condizioni di vita, libertà di stampa, uguaglianza di fronte alla legge, una riforma fiscale che eliminasse le più pesanti iniquità. Ma ad esse si aggiungevano rivendicazioni nuove, come una legislazione sociale che introducesse la giornata lavorativa di otto ore, provenienti da un proletariato di fabbrica che già negli anni precedenti aveva fatto le sue prove di lotta e di associazione, e che, pur nella debolezza delle proprie organizzazioni, tendeva a formare una forza autonoma. li movimento era insomma composito,
rifletteva uno stadio di passaggio dal predominio della grande proprietà nobiliare al capitalismo e alle esigenze liberaldemocratiche che l'intera società viveva con forti tensioni.
Da almeno un secolo la grande letteratura russa rispecchiava il travaglio di questa transizione nei suoi aspetti esistenziali e sociali più crudi. Ricostruendo a posteriori lo spirito e i contenuti di quella letteratura, Maksim Gor'kij li indicò nella

"tragedia dell'uomo, al quale la vita sembrava immobile, che si sentiva superfluo in seno alla società, e che cercando un posto confortevole e non riuscendo a trovado, soffriva, moriva,oppure si riconciliava con una società che gli era ostile o cedeva all'alcolismo o al suicidio."

Qualche anno prima della rivoluzione del 1905, un personaggio de Le tre sorelle di Cechov, il barone Tuzenbach, prevedeva un grande rivolgimento seguito da una catarsi sociale:

"È arrivato il momento e una valanga sta precipitando su di noi, si va maturando una possente, salutare tempesta che si sta avvicinando, è già vicina e spazzerà via la nostra società con la sua pigrizia, la sua indifferenza, i suoi pregiudizi contro il lavoro e il suo folle ennui. lo dovrò lavorare, e nel giro di venticinque o trent'anni tutti dovranno lavorare."

Tra gli ultimi decenni dell'800 e il nuovo secolo il senso della tempesta e della catarsi si sarebbe riversato dapprima nel populismo e poi nel socialismo e avrebbe mutato i propri referenti sociali.
La rivoluzione del 1905 scaturì appunto da questo processo.
Incapace di egemonizzare il cambiamento, il vecchio regime appariva già tagliato fuori dallo sviluppo storico. Alle sistematiche repressioni, ai pogrom, alle deportazioni si aggiunse, quel 22 gennaio, la strage di massa nella capitale dell'impero: la manifestazione fu stroncata con 1500 morti e migliaia di feriti; la giornata infausta rimase nella storia della lotta di classe come "la domenica di sangue".
Nelle settimane e nei mesi seguenti la rivolta dilagò, e fu essa in realtà il battesimo del fuoco del socialismo proletario russo, fino ad allora prevalentemente legato a piccoli gruppi e a movimenti locali e scoordinati. La spontaneità della spinta sociale, la cultura della rivendicazione di classe e dello sciopero, la sua traduzione potenzialmente politica nel Soviet di Pietroburgo, eletto con il voto di 200 mila operai, furono una scuola per l'ancora piccolo partito socialdemocratico (il Posdr) e influirono potentemente sul pensiero socialista. Ne acquistarono concretezza le riflessioni e le discussioni successive, fino al 1917 e oltre, sul rapporto tra mobilitazione di massa e fini democratici o socialisti della rivoluzione in Russia. Un filo robusto collega così il 1905 con il Febbraio e l'Ottobre, li tiene entro un periodo unitario che è anche un diàpason della storia mondiale. Non per tutti allo stesso modo. Mentre per i menscevichi e i socialisti rivoluzionari il 1917 avrebbe dovuto avere le stesse finalità di quella prima rivoluzione, ai bolscevichi e alla sinistra dei "socialisti rivoluzionari" (Sr), la mondializzazione imperialistica suggerì la possibilità di un esito più avanzato, collegato alla catena degli Stati capitalistici più sviluppati.
La rivoluzione del 1905, alimentata delle sconfitte in Estremo Oriente, andò smorzandosi tra la fine dell'anno dei primi mesi del 1906, con vari strascichi nelle campagne.Il giro di boa viene generalmente identificato con il "colpo di Stato" reazionario del giugno 1907. Ma nonostante le persecuzioni dello zarismo e i vari tentativi di fermarne il processo con disperate riforme, la miccia bruciò ininterrottamente nel tempo e nello spazio. Quella prima rivoluzione ebbe dunque non solo valore di preannuncio del '17 russo; fu come una luce che si riflesse sia verso l'Europa, sia verso l'Asia. Il grande turbamento faceva parte di un unico sisma.
In una mirabile pagina Eric Hobsbawm ha tracciato il collegamento tra le due rivoluzioni e i due continenti alla fine dell"'età imperiale":

"[...] era già evidente che fra tutte le eruzioni della zona sismica del globo, una rivoluzione in Russia avrebbe avuto le maggiori ripercussioni internazionali, perché anche l'incompleta e temporanea convulsione del 1905-06 ebbe risultati drammatici e immediati. Quasi certamente essa scatenò le rivoluzioni persiana e turca, probabilmente accelerò quella cinese e, spingendo l'imperatore d'Austria a introdurre il suffragio universale, trasformò e rese ancora più instabile l'agitata vita politica dell'impero asburgico. [...]
Ma le potenziali ripercussioni di una rivoluzione russa sarebbero state anche maggiori di quella del 1789. La pura e semplice dimensione fisica e la multinazionalità di un impero che si stendeva dal Pacifico ai confini della Germania significavano che il suo crollo avrebbe influito su un numero di paesi molto maggiore, in due continenti, che non quello di uno Stato più marginale o isolato d'Europa o d'Asia: e il fatto cruciale che la Russia fosse per così dire a cavallo fra i due mondi, dei conquistatori e delle vittime, degli avanzati e degli
arretrati, avrebbe dato alla sua rivoluzione un'enorme risonanza in entrambi. [...]"
La Russia zarista offriva l'esempio di tutte le contraddizioni del globo nell'età imperiale. Per farle esplodere simultaneamente occorreva quella guerra mondiale che l'Europa antivedeva,e che si scoprì incapace di impedire."

Nell'Europa occidentale il 1905 influì sui dibattiti in corso, rilanciando l'elaborazione della sinistra rivoluzionaria, bolscevica e non. Anche per uno dei futuri capi dell'Ottobre, Lev Trotsky, essa fu, se non uno sblocco improvviso, un'esperienza preziosa.
Nato nel 1879 a Janovka, in Ucraina, da una famiglia di agricoltori, Trotsky (pseudonimo di Lejba Bronstein) studiò matematica a Odessa, ma ebbe soprattutto una formazione letteraria e poi politica. Precocemente militante, condannato a quattro anni di deportazione, Trotsky aveva potuto raggiungere l'Europa occidentale nel 1902, e vi compì vari viaggi. A Londra ebbe il suo primo incontro con Lenin, ma le sue scelte politiche lo portarono allora lontano da lui. A Parigi incontrò e sposò Natalia Sedova, che gli fu compagna per tutta la vita.
Al congresso di Bruxelles-Londra del Posdr, nel 1903, si schierò - dopo varie ondeggiamenti - al fianco dei menscevichi. Nel 1904 replicò al Che fare? e a Un passo avanti due indietro, rimproverando a Lenin il suo "giacobinismo caricaturale" come atteggiamento "di sfiducia e di diffidenza per lo sviluppo spontaneo e per il domani" e addirittura di revisionismo reazionario, opportunismo blanquista, misticismo e feticismo organizzativo.
Erano toni smisurati e troppo arroganti per un venticinquenne, in parte spiegabili con i complessi di inferiorità che lo portavano, lui "barbaro", a odiare Parigi e la cultura occidentale. Nello stesso modo, come scrisse nella biografia, aveva "resistito alla rivoluzione, al marxismo, come più tardi, per anni, [si oppose] a Lenin e ai suoi metodi" .
Un riconoscimento negato che lo portò a posizioni "oscillanti" - così le definivano i suoi avversari - tra le due correnti; voleva mediare o cercare una propria funzione nelle varie congiunture, ma subì sempre il fascino di Lenin. La sua prima seria esperienza politica avvenne nella rivoluzione del 1905, legata alla breve vita del Soviet di Pietroburgo, del quale fu presidente, e al processo che seguì la sconfitta.
 La sua esuberanza gli avrebbe impedito d'essere un menscevico organico, ma non di accostarsi tra il 1914 e il '17 ai bolscevichi, dei quali accettò la lezione politica e organizzativa, trovandovi anche una conferma della teoria della "rivoluzione permanente".
Il principale effetto della rivoluzione del 1905 fu di mettere in crisi l'ortodossia del marxismo evoluzionista. Infatti, dopo un primo periodo di radicalizzazione, che saldandosi con l'impegno revisionistico consolidò la sua leadership, il prestigio di Kautsky fu messo in difficoltà dal fatto rivoluzionario in sé: l'azione di massa e lo sviluppo della coscienza collettiva procedevano di pari passo e il parlamentarismo era insufficiente a seguirne il processo.
Sul piano della lotta rivoluzionaria di massa Lenin e la Luxemburg fecero invece causa comune. La rivoluzione russa parve risolvere il dissenso manifestatosi nel 1904, modificò l'''ultracentralismo'' condannato dalla Luxemburg e il  "giacobinismo" che aveva fatto arrabbiare il giovane Trotsky, e aprì nuove prospettive al rapporto partito-masse. Ha scritto, forse esagerando, uno studioso lontano dal leninismo:

"Nel 1905 Lenin, inebriato dall'intervento delle masse sulla scena politica, sembrò quasi dimenticare le sue precedenti elucubrazioni sul partito come organizzazione di rivoluzionari di professione, di fatto le ripose in soffitta. [...] Proprio grazie all'abbandono della tetra visione cospirativa e al saldo ancoraggio alla strategia della socialdemocrazia europea, il leninismo visse allora - malgrado i persistenti limiti - un momento creativo e positivo."

Fremente di impazienza, Rosa si recò a Varsavia e partecipò nel 1906 alla rivoluzione ormai declinante come dirigente del Partito socialdemocratico di Polonia e Lituania (Psdkpil); ma ebbe un'esperienza supplementare durante il mese di settembre, fu in Finlandia, a Kuokkala, dove si trovavano alcuni dei principali dirigenti socialdemocratici russi, incluso il suo coetaneo Lenin, a lei già ben noto, sempre in fama di teorico geniale e di inflessibile rigorista nei rapporti interni di partito, nonché di brutto carattere.
La comunicazione tra i due, precedentemente e anche successivamente ostacolata da dissensi su temi di fondo, ebbe in quelle circostanze sviluppi positivi e significativi. Rosa spostò per un certo periodo le sue simpatie dai menscevichi ai bolscevichi.
Le riflessioni sulla rivoluzione, comuni ai due partiti, ebbero un effetto di chiarimento, e certo segnarono anche un punto di distacco dall' ortodossia occidentale del trionfo di un partito legalitario per vie elettorali o in una lunga marcia attraverso le istituzioni. L'idea leniniana del partito come, contemporaneamente, di organizzatori giacobini, di uno strato di militanti effettivi e di attività di massa, aveva subito notevoli modificazioni, e mostrando la propria flessibilità si era dimostrata sostanzialmente vincente. D'altra parte, imprescindibile si era anche dimostrata l'idea della Luxemburg della priorità nell' avvenimento oggettivo della rivoluzione, spinta dalla spontaneità creativa della massa stessa.
Proprio questo elemento ebbe un'importanza decisiva per il pensiero politico di Lenin e per gli sviluppi del comunismo. Se il carattere politico del movimento rivoluzionario era democratico, la sua forza d'urto e il suo sostegno sociale venivano dalle masse, in particolare contadine; ciò poteva comportare che il suo risultato non fosse necessariamente l'instaurazione di una democrazia borghese, ma la "dittatura democratica rivoluzionaria degli operai e dei contadini". In termini strategici, questa formula scavalcava la visione d'uno sviluppo della transizione graduato per fasi, nelle quali ci fosse una corrispondenza determinata tra caratterizzazione storica e comando politico. Andava cioè al di là dell' ortodossia della Seconda Internazionale per prospettare un ruolo egemone del proletariato e del corpo sociale del popolo russo nell'intero periodo della transizione, saldandone insieme i momenti.
Questa acquisizione teorica avrebbe avuto nel 1917, con la proposta politica che Lenin elaborò dopo la rivoluzione di febbraio e portò in Russia - imponendola ai riluttanti bolscevichi dell'interno - il suo riscontro pratico; e avrebbe trovato un elemento di maggior forza nella sua congiunzione con la teoria della "rivoluzione permanente" sostenuta da Trotsky.
Intanto, un comune corso di esperienza e di pensiero avvicinava Lenin e la Luxemburg. Fu anche in collegamento con la serie di fatti che abbiamo esposto che il partito polacco-lituano fu accolto come organizzazione autonoma nella socialdemocrazia russa, e - con l'intervento attivo della Luxemburg - appoggiò al congresso di Londra del Posdr (maggio-giugno 1907) la linea dei bolscevichi, così come aveva fatto nell' aprile 1906 a Stoccolma.
A Londra la convergenza si allargò anche a Trotsky, riunendo quindi i tre dopo le aspre discussioni del 1904; seppure non definitiva, essa confermò l'influenza potente della prima rivoluzione nella storia del Posdr e la sua importanza per il comunismo del XX secolo. A quel congresso, infatti,

"dopo l'esperienza rivoluzionaria del 1905, vennero discusse le prospettive della rivoluzione russa; Lenin, Trotsky e Rosa Luxemburg si schierarono su posizioni assai vicine, contro l'opportunismo dei menscevichi, ancora presenti a questo ultimo grande congresso della Social-Democrazia russa unita."

Nell'agosto 1907 la nuova fase del rapporto tra movimenti e dirigenti politici sboccò in un'iniziativa comune di rilievo storico. Insieme con Julij O. Martov, anch'egli delegato del Partito socialdemocratico russo, la Luxemburg e Lenin fecero approvare al congresso di Stuttgart dell'IS (1907) un emendamento in tema di lotta contro la guerra che, benché sia stato poi disatteso nel 1914, rappresenta per il movimento comunista una fondamentale acquisizione teorica e strategica. Secondo il testo - che fu proposto dalla Luxemburg, rappresentante del Psdkpil nel quadro della delegazione del Posdr - in caso di imminente minaccia di guerra (la cui natura imperialistica e statualistica nessuno metteva in dubbio) la classe operaia e i suoi rappresentanti parlamentari avrebbero dovuto impedirla "con tutti i mezzi (...) più adatti (...) secondo l'acutezza della lotta delle classi e la situazione politica generale"; se "nonostante ciò" il conflitto fosse scoppiato essi avrebbero dovuto

"interporsi per farIo cessare immediatamente [e] utilizzare con tutte le loro forze la crisi economica e politica creata dalla guerra per mettere in agitazione gli strati popolari più profondi e precipitare la caduta della dominazione capitalistica."

La Luxemburg e compagni riuscirono a condurre l'emendamento russo-polacco all'approvazione inserendosi abilmente nel duello franco tedesco Jaurès-Bebel), paradossalmente rinnovatosi sul tema della prevenzione della guerra e profittando dell'alone di rispetto e prestigio che circondava i delegati del Posdr nel ricordo vivissimo della rivoluzione. L'emendamento era contro corrente rispetto ad una diffusa ideologia che nello stesso congresso aveva condotto il relatore Van Kol a non condannare "in linea di principio" la politica coloniale dei grandi Stati, che sarebbe risultata "opera di civilizzazione" nel caso che essi fossero retti da un regime socialista.
Solo un intervento di Kautsky e una votazione di stretta misura evitarono uno scivolone clamoroso. A parte la Luxemburg, che conosceva meglio degli altri firmatari lo stato reale delle idee, dominava ancora l'illusione sulla reale sostanza del socialismo della Seconda Internazionale, della quale lo stesso Lenin si sarebbe reso conto solo  nell'agosto 1914. Ma al di là delle ambiguità congressuali, la risoluzione finale rappresentava un chiarimento della posizione ufficiale dell'Internazionale e una fessura nella maggioranza riformista. L'impegno formale ad opporre alla guerra la radicalizzazione della lotta di classe a fini rivoluzionari metteva una potente arma polemica nelle mani della sinistra. Dopo il "tradimento" dell'agosto 1914 sarebbe stato quello lo spalto ideale dell'attività contro la guerra e della lotta contro l'opportunismo.
Per vari aspetti il periodo 1905-07 è importante, tanto da suggerire l'idea che in quel biennio siano da individuarsi le scaturigini del comunismo del "secolo breve"; il sisma della rivoluzione russa e il ruolo non solo di sfondamento, ma anche creativo che in esso ebbero il proletariato di fabbrica e il popolo contadino; la più precisa definizione del rapporto tra guerra delle grandi Potenze e movimento di classe; infine, il posto storico e la nuova visibilità del partito russo e particolarmente della sua ala bolscevica.
Scrisse orgogliosamente Lenin nel 1908:

"Prendete l'intero periodo prerivoluzionario e i primi due anni e mezzo della rivoluzione (1905-907) nel loro insieme. Confrontate, per questo periodo, il nostro partito socialdemocratico con gli altri partiti sotto il rapporto della coesione, organizzazione, organicità costante. Dovrete riconoscere che sotto questo rapporto la superiorità del nostro partito su tutti gli altri, sia sui cadetti, sia sui socialisti rivoluzionari, ecc., è indiscutibile. Il Partito socialdemocratico, nonostante la scissione si è valso, prima di tutti gli altri partiti, del temporaneo barlume di libertà per attuare l'ideale struttura democratica di un'organizzazione non clandestina, col sistema elettivo, con la rappresentanza ai congressi in base al numero dei membri organizzati del partito. [...]
Ciò è stato fatto da un'organizzazione di rivoluzionari di professione, creata principalmente grazie all'apporto dell'''Iskra'' "

Di importanza determinante furono poi le divergenze in materia di rivoluzione russa fra la Luxemburg e Kautsky; legati da grande dimestichezza che si allargava anche e specialmente alla moglie Luise e ai figli, si aperse tra loro quell'iniziale, ma profondo dissenso, che doveva poi esplodere nel 1910 con lo schieramento centrista del "papa rosso". Naturalmente non si trattava di dispute dottrinali; la Luxemburg era convinta che il 1905 aveva aperto una fase storica nuova del movimento proletario e che la socialdemocrazia tedesca dovesse compiere una verifica strategica della potenzialità delle lotte di massa che avevano portato allo sfondamento rivoluzionario in Russia. Di un primo apparire di quelle divergenze abbiamo una interessante testimonianza diretta del giovane Trotsky, che nel 1907, in visita a Berlino, salì con emozione in casa Kautsky, portatovi da Parvus, e così si esprime sul "maestro di scuola" del marxismo:

"La sua amicizia con Rosa Luxemburg coincise con il periodo migliore della sua attività creatrice. Ma subito dopo la rivoluzione del 1905 ci furono tra loro i primi sintomi di raffreddamento.
Kautsky ebbe una forte simpatia per la rivoluzione russa e non la commentò male... da lontano. Ma era organicamente contrario a un trapianto dei metodi rivoluzionari sul suolo tedesco. Prima della dimostrazione del parco di Tretkov trovai a casa di Kautsky Rosa Luxemburg impegnata in una violenta discussione con il vecchio. Si davano ancora del tu e usavano un tono amichevole, ma già si avvertiva, nelle risposte di Rosa, un'indignazione contenuta e nelle repliche di Kautsky un profondo turbamento che egli cercava di nascondere con battute molto fiacche. Andammo insieme alla dimostrazione. Rosa Luxemburg, Kautsky, sua moglie, Hilferding, Gustav Eckstein, poi morto in guerra,ed io. Lungo la strada ci furono nuovi contrasti. Kautsky voleva partecipare solo come spettatore, mentre Rosa voleva unirsi ai manifestanti."

Il divorzio tra i due compagni di partito si compì dunque tre anni più tardi, quando non solo il nuovo "centrismo" di Kautsky, ma gli studi e la radicalizzazione politica di Rosa sull'imperialismo, infine la revisione delle prospettive e il maturare delle tesi "ultraimperialistiche" dell'ormai ex-maestro, resero insostenibile un vero accordo politico. La rottura completa avvenne come effetto della rivoluzione del 1917, e fu definitiva, da parte della Luxemburg. Su tutto ciò varrà un'esposizione più ampia che faremo più avanti. Per ora ci limitiamo a segnalare l'importanza internazionale delle rivoluzioni russe del 1905 e del ' 17, e il costituirsi di un linkage storico tra Russia e Germania, un perno attorno al quale avvenne la formazione di una nuova sinistra socialista europea e la sua emancipazione dall'ortodossia kautskiana.

dal sito http://antoniomoscato.altervista.org/

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