venerdì 3 febbraio 2012
UNA ROSA PER IL SOCIALISMO
Questo testo è già apparso in due siti (Lega dei Socialisti e Bentornata Bandiera Rossa!) qui è stato leggermente rivisto per una maggiore precisazione richiesta dal compagno ed amico Lorenzo Mortara.
UNA ROSA PER IL SOCIALISMO
di Stefano Santarelli
“O il tramonto nell’anarchia o la salvezza per opera del socialismo”
(Rosa Luxemburg)
L’intervento del compagno Lorenzo Mortara che rispondeva a sua volta all’interessante articolo del compagno Giuseppe Giudice Omaggio a Rosa Luxemburg mi ha stimolato ad intervenire in questo dibattito.
Rosa Luxemburg, fondatrice del primi veri partiti rivoluzionari in Polonia ed in Germania, è stata sicuramente non soltanto una grande teorica marxista, ma anche una grande militante comunista rivoluzionaria che ha combattuto con tutte le sue forze la degenerazione sia del partito socialdemocratico tedesco, il più importante partito operaio del suo tempo, che della Seconda Internazionale.
In Italia la Luxemburg non ha mai goduto di grandi simpatie all’interno della sinistra specialmente quella di derivazione comunista. Infatti l’opera integrale di questa grande rivoluzionaria non è mai stata tradotta nella nostra lingua a differenza di quella di Lenin o di Trotsky. E dobbiamo in Italia la sua scoperta non certamente al mondo e alla cultura comunista, ma a quello socialista ed in particolare di un grande suo esponente fondatore poi anche del PSIUP come Lelio Basso.
Si deve riconoscere che per i comunisti, anche per quelli di ispirazione trotskista, la Luxemburg ha rappresentato un problema proprio per le sue concezioni organizzative che erano alternative a quelle leniniste. E credo che sia a causa di questa difficoltà del comunismo italiano (tutto) che ancora oggi questa leggendaria donna non abbia avuto tutto il riconoscimento che le spetta, permettendo così ad una organizzazione come Socialismo Rivoluzionario di presentarla in un modo vergognosamente caricaturale trasformandola in una innocua Santa Madre Teresa di Calcutta.
In modo molto sintetico e molto parziale mi soffermerò in questo articolo soltanto sul suo pacifismo e sulla questione del partito che a mio avviso sono stati affrontati in modo superficiale dal compagno Mortara.
In merito al pacifismo della Luxemburg non condivido da marxista l’affermazione del compagno Mortara:
“Come tutti i marxisti, Rosa Luxemburg, non poteva vedere le cose dal punto di vista dell’umanità in generale, perché finché ci saranno le classi sociali non potrà esserci un comune sentire nemmeno nelle cose più elementari che dovrebbero unire gli uomini, come il contrasto a tutte le guerre.”
Intanto la 1° guerra mondiale fu un carnaio senza precedenti nella storia dell’umanità superata soltanto dalla successiva guerra che è una conseguenza diretta però della prima. E ad avere la macchina del tempo di Wells ritengo che se fossimo presenti in quel momento storico dovremmo batterci per la pace usando il termine ormai abusato senza se e senza ma.
Io ritengo in linea di principio, al contrario di ciò che sostiene Mortara, che il marxismo faccia gli interessi dell’umanità in generale. Infatti oggi lo sviluppo delle armi di distruzione di massa impone, nonostante l’esistenza delle classi sociali e della loro conseguente lotta, che le forze che si richiamano al socialismo si battano proprio per la pace. Condizione questa indispensabile per la preservazione del nostro pianeta e dell’umanità.
Lo scopo del socialismo è quello di migliorare il futuro dell’umanità e non vi sarà futuro se il nostro pianeta verrà distrutto dalle conseguenze barbariche del capitalismo.
E’ ovvio che i marxisti non sono degli ingenui pacifisti, ma è altrettanto ovvio che non sono neanche dei guerrafondai a maggior ragione oggi con queste moderne armi di distruzione di cui i nostri maestri da Marx alla stessa Rosa non potevano prevedere l’esistenza.
Oltretutto va ricordato che una delle consegne politiche più importante e determinante che permisero e caratterizzarono la vittoria dei bolscevichi in Russia fu proprio quella della pace!
Ma ritornando alla Luxemburg non vorremmo che il lettore fosse tentato di crederla una ingenua crocerossina al contrario era una fervente rivoluzionaria e nel suo slogan di muovere guerra alla guerra vi era la volontà di utilizzare la prima guerra mondiale proprio per fomentare la rivoluzione con lo scopo di trasformare il conflitto imperialista in guerra rivoluzionaria contro la propria borghesia.
Rosa Luxemburg d’altronde era perfettamente consapevole che nello svolgimento dell’attività politica la lotta quotidiana per il parlamento e nel parlamento può aver successo solamente se dietro ad essa c’è la violenza latente della classe operaia:
“La violenza è e resta l’ultima ratio anche della classe operaia, la legge suprema della lotta di classe, operante ora in forma latente ora in forma attiva. E se noi rivoluzioniamo le teste mediante l’attività parlamentare o con qualunque altra attività, questo avviene affinché al momento giusto la rivoluzione scenda dalle teste nei pugni”.
Ma aveva imparato già dal conflitto russo-giapponese del 1905 quanto era difficile per la classe operaia fare il salto dalla guerra alla rivoluzione, un salto reso ancora più difficile proprio per l’abdicazione politica che la socialdemocrazia tedesca e l’Internazionale avevano compiuto il 4 agosto del 1914 con il voto dei crediti di guerra che spianarono la strada ad una delle più grandi tragedie dell’umanità.
L’alternativa era veramente socialismo o barbarie:
“Se il crollo del 4 agosto ha insegnato qualcosa, esso ha insegnato la dottrina universale che una effettiva garanzia di pace e un efficace baluardo contro la guerra non possono essere dati da pii desideri, da ricette sapientemente compilate e da richieste utopistiche rivolte alle classi dominanti, ma esclusivamente e soltanto dall’energica volontà del proletariato di restare fedele in mezzo a tutte le tempeste dell’imperialismo alla sua politica di classe e alla sua solidarietà internazionale. (…) Anche qui c’è un dilemma: o Bethmann-Hollweg o Liebknecht. O imperialismo o socialismo, come l’intendeva Marx”. (…)
Posta davanti alla più grande prova storica, una prova che essa (la socialdemocrazia) per di più aveva previsto con la sicurezza di un ricercatore di fenomeni naturali e aveva predetto nei suoi tratti essenziali, le mancò completamente il secondo elemento vitale del movimento operaio: l’energica volontà non solo di intendere la storia, ma anche di farla. Con tutta la sua esemplare conoscenza teorica e con tutta la sua forza organizzativa, presa dal gorgo del torrente della storia, in un attimo essa divenne come un rottame senza timone in preda al vento dell’imperialismo, contro cui avrebbe dovuto seguitare a lavorare per raggiungere l’isola salvatrice del socialismo. (…) Un crollo storico di prima grandezza che complica e ritarda pericolosamente la liberazione dell’umanità dal dominio del capitalismo. (…) Sia l’Internazionale, sia una pace che corrisponde all’interesse della causa proletaria, possono scaturire soltanto dall’autocritica del proletariato, dalla sua fede nella propria forza. (…) La via a questa forza -non le risoluzioni cartacee- è nello stesso tempo la via alla pace e alla ricostruzione dell’Internazionale”
E se Lenin respingeva decisamente dalla Svizzera la parola d’ordine della “pace” al contrario la Luxemburg ne faceva il perno della sua azione politica. Non parlava solo di lotta di classe , di rivoluzione, di guerra civile come invece faceva Lenin. Ma era chiaro che per la concezione della Luxemburg “una pace che corrisponde agli interessi della classe proletaria” poteva essere raggiunta mediante la conquista del potere.
Questa differenza di impostazione fra Rosa e Lenin era dovuta però alle differenti condizioni di intervento politico in cui operavano questi rivoluzionari.
Mentre la Luxemburg in Germania cercava di agire sulle masse operaie e di organizzare l’azione rivoluzionaria, Lenin stava in Svizzera. Vale a dire in un paese neutrale dove viveva come esule ed il suo intervento era rivolto ad una élite di persone certamente di grande spessore culturale, ma lontano dalle masse russe. E questo grande rivoluzionario puntava al problema centrale che aveva scatenato la guerra respingendo la consegna della pace ad ogni costo. Una consegna per lui troppo passiva. Su tale posizione, sicuramente troppo intellettuale, però Lenin ha la forza di cambiare posizione rispetto ad uno scontro precedente dove aveva difeso strenuamente Kautsky contro la nostra Rosa:
“Era Rosa Luxemburg ad avere ragione; da tempo avevo capito che Kautsky faceva la corte come teorico, anzi semplicemente faceva la corte alla maggioranza del partito, all’opportunismo. Non c’è nulla al mondo che sia più dannoso e pericoloso all’indipendenza spirituale del proletariato quanto questo disgustoso autocompiacimento e questo basso spirito adulatorio di Kautsky che ha messo tutto a tacere ed ha tentato di addormentare la coscienza ben desta degli operai”.
(lettera a Sljapnikov)
E quando Lenin ritorna in Russia nell’aprile del 1917, con le sue famose tesi,ribalta la politica portata avanti fino ad allora dal Partito bolscevico e nelle nuove consegne politiche la pace, in modo questa volta intransigente, ne diventa una delle richieste fondamentali che sarà determinante per la vittoria della Rivoluzione.
Ma queste divergenze con Lenin non possono, per onestà storica, cancellare il suo essere parte integrante del comunismo rivoluzionario, infatti non va dimenticato che ha sempre polemizzato duramente con l’anarchismo cosa che sarà duramente rimproverata da un marxista libertario come Daniel Guérin. Bisogna ricordare che la Luxemburg attaccò duramente l’anarchismo liquidandone addirittura la sua presenza ed il suo ruolo nella Rivoluzione russa.
“L’opera teorica di Rosa Luxemburg, nel corso della sua vita, rimase per lungo tempo incerta e incoerente, perché ella faticò a liberarsi completamente dall’influenza dell’ambiente socialdemocratico tedesco in cui aveva scelto di militare e in cui intendeva rimanere ad ogni costo(…)”. “Non riuscì mai ad affrancarsi completamente da una certa concezionee della centralizzazione e dell’organizzazione dall’alto che le erano state inculcate.”(Daniel Guérin-Rosa Luxemburg e la spontaneità rivoluzionaria)
Sicuramente questo è un giudizio troppo severo infatti bisogna ricordare che sulla questione del partito la Luxemburg aveva pesantemente polemizzato con Lenin già dal lontano 1904 in testi come Problemi di organizzazione della socialdemocrazia russa dove aveva affrontato apertamente il problema della democrazia politica all’interno dei partiti e sindacati. Una battaglia questa che rimane ancora oggi attuale e dove la Luxemburg pone una particolare enfasi sugli elementi umanistici e democratico-libertari del socialismo.
La concezione leniniana è per la nostra Rosa:
“un centralismo spietato, il cui principio vitale è da un lato il netto rilievo e la separazione della truppa organizzata dei rivoluzionari dichiarati e attivi dall’ambiente, pur esso rivoluzionariamente attivo ma non organizzato, che li circonda, e dall’altro la rigida disciplina e l’intromissione diretta, decisiva e determinante delle istanza centrali in tutte le manifestazioni vitali delle organizzazioni locali del partito”.
E’ una posizione questa che condivideva allora lo stesso Trotsky ne I nostri compiti politici sempre del 1904.
Queste posizioni della Luxemburg e di Trotsky potevano costituire un anticorpo al veloce processo degenerativo del partito bolscevico. La Luxemburg ricordiamo considerava la libertà di critica e di opinione all’interno del partito una necessità vitale per evitare l’irrigidimento e la degenerazione.
“Un grande partito, se è serio, non si spacca a causa di qualche articolo su un giornale e neppure a causa di passi compiuti in politica da questo o quell’individuo”.
E dobbiamo segnalare che il testo citato dal compagno Mortara (La rivoluzione russa -1918) costituisce la prima denuncia della degenerazione burocratica dello stato sovietico. La Luxemburg ricordiamo venne assassinata tre mesi dopo aver scritto questo testo che assume perciò l’importanza di un vero e proprio testamento politico.
Purtroppo va ricordato che Lenin non affrontò e non si confrontò con le critiche di questi due grandi rivoluzionari. Fu una grave colpa che ebbe conseguenza nefaste per la Rivoluzione russa.
Anche se Lenin nello scritto Un passo avanti e due indietro dichiarò di avere volutamente esagerato il centralismo per contrastare l’anarchia che allora imperava nel partito russo.
La Luxemburg era però perfettamente consapevole che la Rivoluzione del 1917 aveva creato in Russia un regime che non era più borghese, ma che non era ancora socialista e che quindi bisognava continuare ed approfondire quella “democrazia rivoluzionaria” che era nata nell’Ottobre.
“E’ compito storico del proletariato, una volta giunto al potere, creare al posto della democrazia borghese una democrazia socialista, non abolire ogni democrazia”.
Ma la decisione bolscevica di sciogliere tutti i partiti, da quelli borghesi a quelli socialisti, insieme allo scioglimento delle correnti all’interno dello stesso partito bolscevico spianarono la strada alla degenerazione stalinista.
La dittatura del proletariato si trasformò ben presto nella dittatura sul proletariato. Questo declino della Rivoluzione russa venne agevolato, oltre che dalle difficoltà materiali e dalla stanchezza della grandi masse, dalla nascita di una burocrazia nel partito bolscevico che dominò illimitatamente lo stato. La restrizione delle più elementari libertà democratiche accelerò la morte della Rivoluzione russa, una morte favorita anche dall’isolamento in cui venne a trovarsi lo stato sovietico.
Infatti Rosa Luxemburg, come Trotsky e lo stesso Lenin, sapeva bene che la Rivoluzione poteva evolvere in una democrazia socialista soltanto mediante la vittoria della classe operaia nei grandi paesi capitalistici altrimenti avrebbe dovuto cedere il posto a una controrivoluzione.
Una controrivoluzione iniziata con il massacro di Kronštadt, e proseguita poi con l’instaurazione dei gulag, dei Processi di Mosca e l’assurda e criminale alleanza con Hitler.
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Bibliografia:
R. Luxemburg- Problemi di organizzazione della socialdemocrazia russa
R. Luxemburg- Utopie pacifiste
R. Luxemburg- La Rivoluzione russa
P.Fröhlich- Rosa Luxemburg
R. Massari- Ragione e passione rivoluzionaria
Il testo della Luxemburg Utopie pacifiste e quello di Massari Ragione e passione rivoluzionaria sono pubblicati integralmente in questo sito.
http://stefano-santarelli.blogspot.com/2010/09/utopie-pacifiste-di-rosa-luxemburg.html
http://stefano-santarelli.blogspot.com/2010/11/ragione-e-passione-rivoluzionaria-di.html
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