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sabato 28 febbraio 2015

LUI (NON) ERA SPOCK di Giona A.Nazzaro




LUI (NON) ERA SPOCK
di Giona A.Nazzaro

Addio a Leonard Nimoy, l'attore simbolo di «Star Trek». Nella serie sin dall'inizio, ne aveva diretto anche alcuni degli episodi considerati tra i più riusciti.



Dia­rio di bordo, 27 feb­braio 2015. Il signor Spock è tor­nato a casa. Sì. Leo­nard Nimoy è il volto di Star Trek. Lui c’era già in The Cage (Lo zoo di Talos), epi­so­dio pilota pro­dotto nel 1964 ma scar­tato dalla NBC che vide la luce solo nel 1988. Wil­liam Shat­ner no. Al posto del coman­dante Kirk figu­rava Jef­frey Hun­ter (Sen­tieri sel­vaggi, Il re dei re) nel ruolo di Chri­sto­pher Pike. Del cast dell’episodio pilota annul­lato la NBC salva solo Leo­nard Nimoy (1). Ine­vi­ta­bile, quindi, con­si­de­rare il Signor Spock il vero ele­mento di con­ti­nuità di Star Trek, la serie tv fan­ta­scien­ti­fica creata da Gene Rod­den­berry. Il per­so­nag­gio cui la serie è e sarà asso­ciata per sempre.

Discen­dente di ebrei ucraini, Leo­nard Nimoy nasce a Boston il 26 marzo del 1931. Se non fosse stato per la con­si­de­ra­zione che all’epoca nelle case c’erano più tele­vi­sori in bianco e nero che a colori, Spock avrebbe avuto la pelle verde, come Mar­tian Man­hun­ter, per inten­derci. Spock, che non è mai stato dot­tore, l’unico dot­tor Spock era l’omonimo pedia­tra Ben­ja­min, mili­tante dei diritti civili anti-Vietnam, arre­stato per disob­be­dienza civile, ha incar­nato, come il suo alter-ego reale, una posi­zione di scet­ti­ci­smo nei con­fronti della società ame­ri­cana e dei suoi valori che ha fatto del per­so­nag­gio una delle icone contro-culturali più amate e durature.

Spock, ibrido umano-vulcaniano, le cui orec­chie a punte furono smus­sate nel prime foto pub­bli­ci­ta­rie per­ché si temeva che potes­sero essere frain­tese come sata­ni­che, il cui look è stato ripreso rie­la­bo­rato nel Flash Gor­don pro­dotto da Dino De Lau­ren­tiis e diretto da Mike Hod­ges per dare vita all’imperatore Ming inter­pre­tato da Max Von Sydow, è il filo rosso che lega tutte le incar­na­zioni di Star Trek. Ren­dendo così Leo­nard Nimoy l’unico attore che ha par­te­ci­pato gli epi­sodi della serie tv così come della ver­sione a car­toni ani­mati. Tale era la forza del per­so­nag­gio, che Spock torna per­sino nell’episodio Uni­fi­ca­tion di Star Trek: The Next Gene­ra­tion, senza incri­narne mini­ma­mente la con­ti­nuity tem­po­rale o la strut­tura logica. Ambien­tata un secolo dopo rispetto alla prima serie, pre­ci­sa­mente nel 24 secolo, Spock può appa­rire nor­mal­mente invec­chiato essendo noto che una delle carat­te­ri­sti­che dei vul­ca­niani è la lon­ge­vità che può rag­giun­gere anche sva­riate cen­ti­naia di anni.

Eppure, nono­stante l’enorme suc­cesso e la devo­zione incon­di­zio­nata di tutti i Trek­ker (i fan di Star Trek orga­niz­zati in gruppi di stu­dio) del mondo (dell’universo?), che gli hanno per­do­nato per­sino cose come Tre sca­poli e un bebè (1987) e Bebè mania (1990), Nimoy ha avuto per molto tempo un rap­porto estre­ma­mente con­flit­tuale con Spock. Non a caso la sua prima auto­bio­gra­fia pub­bli­cata nel 1975 s’intitola I’m not Spock.
Alla fine degli Set­tanta, l’eco del suc­cesso di Star Trek era ancora così forte che si ipo­tizza il rilan­cio di una nuova serie. Nimoy passa. È irre­mo­vi­bile. Tant’è vero che si crea un nuovo vul­ca­niano, Xon, che però non dura molto. Cam­bia idea solo quando la serie si tra­sforma in Star Trek, il primo film della serie cine­ma­to­gra­fica diretto da Robert Wise.

Vit­tima del suc­cesso di Spock, Nimoy chiede di potere morire nel secondo film della serie cine­ma­to­gra­fica (L’ira di Khan) e passa così die­tro la mac­china da presa per diri­gerne il terzo: Alla ricerca di Spock. Ed è sem­pre Nimoy che firma la regia del suc­ces­sivo, quel Rotta verso la terra, con­si­de­rato una­ni­me­mente dai fan il miglior film della serie cine­ma­to­gra­fica ori­gi­nale. Ine­vi­ta­bile, quindi che nel 1995, dovendo pub­bli­care la sua seconda auto­bio­gra­fia, cam­bia idea e decida: I am Spock. E non è un caso che Leo­nard Nimoy sia anche l’unico attore della prima serie ad appa­rire in entrambi gli epi­sodi del reboot di Star Trek rea­liz­zati da JJ Abrams.

Tra­scen­dendo le dimen­sioni di icona cul­tu­rale per diven­tare quasi un segno di con­tem­po­ra­neità warho­liana, Spock riaf­fiora nella geniale paro­dia di Star Trek del Satur­day Night Live inter­pre­tato da Chevy Chase (l’executive Elliot Gould gli strappa le punte sulle orec­chie pro­vo­can­do­gli una crisi di pianto) e viene citato da Phi­lip K. Dick come ana­li­sta ideale nell’introduzione alla rac­colta di rac­conti Ricordi di domani. Nimoy appare come voce di Sen­ti­nel Prime in Tran­sfor­mers 3, una carat­te­riz­za­zione tanto riu­scita quanto quella di David Kib­ner in Ter­rore dallo spa­zio pro­fondo di Phi­lip Kaufman.



28 febbraio 2015



(1) Questo non è del tutto vero. Nello "Zoo di Talos" recita nel ruolo importante del Primo Ufficiale dell'USS Enterprise, Numero Uno, l'attrice Majel Barrett moglie dell'ideatore di Star Trek, Gene Rodenberry.
La Barrett sarà in Star Trek, serie classica, il personaggio fisso dell'infermiera Christine Chapel oltre a prestare la voce al computer di bordo mentre in Star Trek: The next generation diventerà l'ambasciatrice betazoide Lwaxana Troi.
(Stefano Santarelli)


da Il Manifesto



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