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lunedì 20 luglio 2015

UNA "SANTA ALLEANZA" CONTRO SYRIZA di Antonio Moscato





UNA "SANTA ALLEANZA" CONTRO SYRIZA
di Antonio Moscato




Continua sulla grande stampa borghese il linciaggio dell’opposizione interna a Syriza, definita in genere come “minoranza”, mentre è evidente che la svolta brusca decisa da Tsipras senza consultare gli organi statutari ha spinto all’opposizione una parte dei suoi sostenitori nell’ultimo congresso. A volte la campagna oltrepassa ogni limite di decenza. È il caso del “Messaggero” che ha dedicato il 17 u.s. una pagina intera a denigrare Varoufakis, che peraltro non rappresenta l’ampia sinistra di Syriza. Viene presentato come uno “che sgomma con le sue moto di grossa cilindrata, le donne bionde e le terrazze sul Partenone”, ed è contrapposto a un ruolo di deus ex machina di Tsipras, che incautamente “promuove a titolare delle Finanze e negoziatore con l’UE quel professorino di Austin, sempre in fuga da paesi dove irrompeva al governo la destra”. Non basta: Marco Ventura definisce “europeo quasi classico Alexis, americano acquisito Yanis”. Quasi quasi gli scappava scritto “amerikano”…

Ma non basta ancora: c’è anche “l’elemento personale”:

“Varoufakis, mitologicamente assimilabile a Narciso per i comportamenti eccessivi, e un egocentrismo gigionesco che non si tiene anche (anzi, soprattutto) nel momento in cui entra nelle segrete stanze del potere, ha rubato la scena e a volte il timone al suo ultimo mentore, Tsipras. E lo tradisce come già aveva tradito il leader del Pasok, Papandreu”.
Ma non è finito: “Yanis si fa gioco di Alexis, perseguendo un progetto di rottura, di uscita della Grecia dall’Euro che Tsipras (in sintonia con la maggioranza del popolo greco) ha sempre detto di non volere. L’attacco all’Europa «golpista», le intemerate di Varoufakis studiate per avvelenare il clima e insolentire il partner, forse rispondevano più a un disegno che a un linguaggio. E non è escluso che Tsipras, a Bruxelles, abbia trovato chi discretamente lo ha illuminato sui veri obiettivi e la vera identità del suo pirotecnico ministro dell’Economia”.

Quanto zelo nel linciare quello che appariva la bestia nera di Schäuble e di Dijsselbloem, proprio perché serio studioso di economia e sostenuto da diversi premi Nobel! Un tempo, alla sinistra bastava vedere chi era additato come nemico pericoloso dal nemico di classe, e chi era invece lodato sperticatamente, per capire chi si doveva sostenere.

Ma oggi non è più così. Anche la sedicente sinistra italiana si è schierata subito. Ha dimenticato che Tsipras non ha tenuto conto minimamente di quella che era diventata la maggioranza del partito, anzi ne ha “cacciato” gli esponenti dai ministeri di cui erano responsabili. Lasciamo perdere SEL e il suo ineffabile leader Vendola, ovviamente felicissimo di una svolta “realista” che gli permette di presentarsi come affine a Tsipras. Capisco anche che non se ne scandalizzi il vertice del PRC, in cui galleggiano come dirigenti a vita personaggi come Ferrero che avevano avuto un ruolo di primo piano nell’ultima fase della collaborazione al governo Prodi, che aveva visto la cacciata di chi era invece rimasto fedele alle decisioni congressuali e non poteva quindi votare a favore dell’impresa imperialista in Afghanistan.

In realtà la corresponsabilità del PRC e delle stesse “liste Tsipras” nella svolta che Tsipras ha deciso senza consultare mai gli organi del partito, è totale, e si è concretizzata in questi cinque mesi nel non aver mai dato voce alla sinistra interna quando segnalava i pericoli dell’impostazione data dal leader carismatico.

La brusca imposizione delle dimissioni di Yanis Vanoufakis immediatamente dopo il successo imprevisto del NO nel referendum appariva evidentemente finalizzata all’apertura a una politica di unità nazionale, preannunciata nella dichiarazione fatta da Tsipras nella stessa notte della vittoria (“è una vittoria non del NO, ma di tutti i greci”) e soprattutto nella riunione - convocata a poche ore di distanza dall’esito del referendum - di tutti i partiti “costituzionali” presso il presidente della repubblica (di destra, ma proposto dallo stesso Tsipras tra le proteste di tanta parte del partito).

Se la svolta non si è già concretizzata in un “governo di tutti”, si deve sia ai sondaggi che danno Syriza al doppio del più forte dei partiti di opposizione, Nea Dimokratia, sia alla sintomatica indisponibilità di molti esponenti della stessa ex maggioranza di Tsipras ad esporsi personalmente assumendo forse per poco tempo uno scomodo incarico ministeriale esposto a qualche altra probabile brusca svolta. Non a caso la responsabilità di viceministro per la previdenza, che dovrà maneggiare la patata bollente degli ulteriori tagli alle pensioni è stata affidata a Pavlos Chaikalis, noto soprattutto come attore comico.

Inoltre in un paese in cui tutti mezzi di informazione sono poco attendibili, si capisce che il cedimento di Tsipras alle pressioni degli euroburocrati possa essere considerato momentaneamente (almeno dalla gente più spoliticizzata) un successo perché avrebbe evitato la temutissima grexit, ma non è difficile immaginare che tale entusiasmo svanisca appena verificati gli effetti deleteri dell’aumento dell’IVA, delle altre “riforme”, e soprattutto del fatto che gli “aiuti dell’Europa” non arrivano neppure in Grecia, ma - come al solito - vanno subito nelle casse delle banche creditrici…

Ma tutto va bene per il PRC, al massimo ci si trincera dietro una Rossana Rossanda che scopre che “bisognerà vedere se Tsipras avrà la forza di governare anche questa faticosa tappa – cosa che pareva avere escluso e che ha dato forza alla sua sinistra interna (è sempre da sinistra che le sinistre debbono attendersi il peggio)”. Perché questa battuta logora e stupida, su un organo di un partito che si dice comunista?

E non è tutto.

Oltre ad affidarsi ai commenti dei settori più moderati e “centristi” della sinistra europea (Pierre Laurent e Gregor Gysi), retorici e che per ragioni di politica interna dei rispettivi paesi insistono nell’elogio di Tsipras che avrebbe salvato la Grecia dall’uscita dall’Euro, dimenticando che non era questo il vero obiettivo dell’offensiva contro Syriza, il sito del PRC ha scelto un incredibile articolo di un “artista” greco, un certo Alex Androu, dal titolo già deformante: “Alexis Tsipras: eroe, traditore, eroe, traditore, eroe”. Deformante perché nessuno della sinistra in Grecia ha presentato come un “traditore” il leader da cui dissente anche fortemente, e nessuno lo considerava prima come un “eroe”. Ma non basta, l’inizio dell’articolo fa pensare a un giornale come Libero o il Foglio: “Ci scusiamo con i marxisti di tutto il mondo se la Grecia si è rifiutata di commettere un suicidio rituale per promuovere la causa. Voi ne avrete sofferto sui vostri divani”.Se non ci credete, andate a controllare: http://www.rifondazione.it/primapagina/?p=18959

Sembra incredibile. Mentre tutti i grandi giornali della borghesia italiana continuano a denigrare l’opposizione a Tsipras, sorvolando sul fatto che è ormai una maggioranza del partito, e che ha mostrato anche un grande spirito di responsabilità, evitando di parlare alla leggera di scissione, e puntando al recupero della democrazia interna più volte calpestata, il PRC si accoda. Si consolerà forse vendendo le bandiere nazionali greche (pubblicizzate sistematicamente sul sito http://www.rifondazione.it/primapagina/?page_id=18738 ), e magari organizzando, ora, quell’aiuto “umanitario” che era stato proposto da Hollande a fianco dell’accordo, e che tanto aveva offeso l’orgoglio greco. Una raccolta di medicinali e di materiale sanitario per gli ambulatori popolari avrebbe avuto ben altro senso mesi fa, soprattutto se concepito per aiutare Syriza a resistere. Ma della resistenza di Syriza (Grecia. «La cosa più importante: fin dal primo giorno la resistenza si è espressa in Syriza») in Italia ben pochi parlano…


19 Luglio 2015


dal sito Movimento Operaio


La vignetta è del Maestro Mauro Biani


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