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martedì 17 novembre 2015

GULLIVER DI MARTE di Edwin L. Arnold




GULLIVER DI MARTE di Edwin L. Arnold
di Massimo Luciani




Il romanzo “Gulliver di Marte” (“Lieut. Gullivar Jones, His Vacation”, foto copertina ©Simon Jones, o “Gulliver of Mars”) di Edwin L. Arnold è stato pubblicato per la prima volta nel 1905. In Italia è stato pubblicato da Mondadori nel n. 282 dei “Classici Urania” e nel n. 154 di “Urania Collezione” nella traduzione di Riccardo Valla. Quest’ultima edizione è anche disponibile in formato Kindle su Amazon Italia e Amazon UK e in formato ePub su IBS. La versione in inglese è liberamente disponibile presso il Progetto Gutenberg.

Il tenente Gulliver Jones della Marina americana si è ritrovato su Marte in maniera inattesa, grazie a un tappeto magico. Lì scopre antiche civiltà e strani luoghi i cui abitanti sono in parte molto diversi dai terrestri ma per altri versi simili. Pian piano, riesce almeno in parte ad ambientarsi in una delle esotiche città marziane.

Tra le persone che Gulliver Jones incontra c’è la bellissima principessa Heru. Quando un gruppo di malintenzionati rapisce la ragazza per consegnarla al sovrano di un altro regno, il terrestre decide che la salverà a tutti i costi. Jones inizia un lungo e pericoloso viaggio per ritrovarla.

“Gulliver di Marte” è uno dei precursori delle storie “sword and planet”, un sottogenere di quello che oggi chiamiamo science fantasy. Si tratta di avventure ambientate su altri pianeti con caratteristiche più vicine all’avventura classica o alla heroic fantasy che alla fantascienza per cui i protagonisti usano armi come le spade invece che armi a raggi.

Le avventure di John Carter di Edgar Rice Burroughs, cominciate con il romanzo “La principessa di Marte” vengono tipicamente ricordate come origine delle storie sword and planet. In realtà, il romanzo “Across the Zodiac: The Story of a Wrecked Record” di Percy Greg del 1880 viene accreditato come primo esempio di questo sottogenere.

All’epoca, la fantascienza moderna non esisteva neppure e si parlava di romanzo scientifico (scientific romance) per le storie di Jules Verne e H. G. Wells. Edwin L. Arnold aveva già scritto romanzi contenenti elementi fantastici e in “Gulliver di Marte” si ispirò a varie storie precedenti tra le quali “I viaggi di Gulliver” di Jonathan Swift.

Nel romanzo di Edwin L. Arnold, il protagonista arriva su Marte grazie a un tappeto magico. La prima parte della storia è dedicata al suo “shock culturale” nell’affrontare le tante differenze che trova negli abitanti del pianeta rosso. L’autore era inglese e dà l’impressione che già all’epoca l’opinione nei confronti degli americani non fosse buonissima. “Gulliver di Marte” non è specificamente una satira come “I viaggi di Gulliver” ma comunque il protagonista non ne viene fuori benissimo.

Gulliver Jones sembra lo stereotipo dell’americano pieno di sé, convinto della sua superiorità. In realtà, nel corso delle sue avventure, i suoi comportamenti che dovrebbero essere eroici non hanno sempre un grande successo. Per questo motivo, può non piacere ma almeno il lettore può ridere dei suoi limiti e delle sue competenze non sempre adeguate alle situazioni in cui si caccia.

Un protagonista che si rivela essere tutt’altro che un eroe forte potrebbe essere uno dei motivi per cui “Gulliver di Marte” ebbe inizialmente scarso successo, tanto che Edwin L. Arnold smise di scrivere narrativa. Curiosamente, il successo arrivò col passare del tempo e oggi è il suo romanzo più conosciuto.

Un altro problema del romanzo è che la prima parte è lenta e secondo me anche invecchiata male. Gulliver Jones cerca di capire le usanze marziane perciò ci sono molte conversazioni e succede poco. Il linguaggio è ricco di paroloni e per il protagonista tutto è meraviglioso ed eccezionale. Purtroppo Edwin L. Arnold non è Jack Vance e le sue descrizioni forse erano suggestive per i lettori dell’epoca ma leggendole oggi mi sembra che appesantiscano la storia piuttosto che arricchirla.

È solo verso la metà del romanzo che comincia la parte più avventurosa e il ritmo accelera. Nel corso della storia, Gulliver Jones incontra una serie di personaggi ma li ho trovati poco interessanti. La narrazione è in prima persona, trattandosi di una cronaca fatta dal protagonista, ma a causa delle sue caratteristiche forse non era la scelta migliore.

Forse Edgar Rice Burroughs vide i difetti di “Gulliver di Marte” e, anche perché si ispirava alle riviste pulp, scrisse le avventure di John Carter tenendo un ritmo più elevato rendendo il suo eroe più forte di quello di Edwin L. Arnold. Onestamente, penso che “Gulliver di Marte” possa piacere più che altro a chi è interessato ai precursori di fantascienza e fantasy.






9 Novembre 2015


dal sito NetMassimo





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