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lunedì 11 maggio 2015

LA TRUFFA DELL'ITALICUM E LA FIRMA DI MATTARELLA di Aldo Giannuli






LA TRUFFA DELL'ITALICUM E LA FIRMA DI MATTARELLA
di Aldo Giannuli



L’Italicum è legge ed è già iniziato il pressing per farlo digerire agli organi di controllo costituzionale: prima il Presidente poi la Corte. Ed è un pressing di rara disonestà, cui la stampa si sta generosamente prestando.

La Corte Costituzionale aveva bocciato il Porcellum per due ragioni: l’assenza di una soglia minima per ottenere il premio di maggioranza e l’assenza del voto di preferenza.

Sulla questione del voto di preferenza, per la verità, non era stata chiarissima ed aveva concesso che le liste bloccate avrebbero potuto essere accettate se fossero state “corte”, in modo che l’elettore potesse sapere chi stava eleggendo. Una posizione da contorsionista del diritto, perché il punto non è se l’elettore conosce o no tutti i candidati, ma l’elezione in ordine di presentazione, che limita di fatto la libertà di scelta dell’elettore e mette nelle mani della segreteria di partito la scelta dei parlamentari.

Qui è stato facile per il legislatore aggirare la sentenza della Corte: collegi piccolissimi di sei o sette candidati, capilista bloccati e possibilità di esprimere preferenze per gli altri candidati. Una truffa, ma congegnata con l’apparenza del compromesso accettabile.

Una truffa perché è evidente che con quasi 100 collegi, solo il partito vincente, con i suoi 354 seggi, potrà esprimere altri deputati oltre i 100 capilista, mentre tutti gli altri partiti (che dovranno dividersi i restanti 276 seggi) eleggeranno solo i capilista e solo in pochissimi collegi scatterà un secondo eletto. Quindi gli eletti con le preferenze non saranno più di 260-5 su 630. E va tenuto presente che la segreteria del partito ha anche molti altri modi per aiutare un candidato rispetto ad un altro. In ogni caso, su questo punto una qualche concessione c’è stata.

Truffa totale, invece, sulla questione della soglia per il premio. Infatti, il senso della sentenza della Corte era quello di rispettare il principio di rappresentatività, impedendo che un partito possa avere un premio addirittura superiore alla sua consistenza, raddoppiando o anche più la sua rappresentanza. Qui la soglia è messa apparentemente: il 40% per ottenere il premio al primo turno, ma, se non si ha quel 40%, si va al secondo turno fra i primi due partiti e qui, chiunque dei due abbia un voto più dell’altro, si aggiudica lo stesso il premio. Badate: non è neppure previsto un premio ridotto, ma esattamente lo stesso del primo turno.

Quindi, da questo punto di vista, l’obiezione della Corte Costituzionale resta tutta in piedi, anzi si rafforza: infatti, è possibilissimo che il secondo turno sia vinto dal più debole dei due partiti al turno precedente.

Immaginiamo che al primo turno il Pd abbia avuto il 39%, ed il partito B il 16%, mentre il restante 45% si sia disperso fra altri tre partiti Ed ammettiamo che io abbia votato al primo turno per il partito C. Al secondo turno, pur di votare contro il Pd, voto per B ed altrettanto fa la gran parte degli elettori degli altri partiti minori. Vince B che, dal 16% del primo turno si ritrova il 54% dei seggi e non per un voto a suo favore, ma per un voto contro l’altro. Vi sembra che questo sia un sistema che rispetta le regole della rappresentatività?

E, pertanto, questo è il gioco delle tre carte di un ceto politico di disonesti peggiore di qualsiasi tangentista (e, peraltro, mi pare che le tangenti i signori del Pd non se le fanno neppure mancare). Diciamo le cose come stanno: questa è una legge fatta per essere sicuri di restare al potere e tornare a rubare.

Mattarella avrebbe dovuto far notare che questa legge è “leggermente” incostituzionale, ma, soprattutto, il suo dovere sarebbe stato quello di tutelare le minoranze opponendosi ad una legge non consensuale sulle regole del gioco.

Invece si è precipitato a firmare. Per la verità non ne sono affatto stupito e me lo aspettavo: è evidente che fra le condizioni che Renzi avrà posto a Mattarella per candidarlo al Colle ci sarà stato anche il solenne giuramento di firmare senza storie il Mattarellum. Questo è nell’ordine delle cose.

L’unico Presidente che avrebbe potuto rigettare la legge sarebbe stato un Presidente eletto “contro” Renzi, non quello proposto da Renzi, ma questo sarebbe stato possibile solo provando ad eleggere Prodi, quel che la sinistra Pd non ha neppure provato a fare, per palese carenza di attributi politici.

A quel punto era palese che il Presidente sarebbe stato quello scelto da Renzi con tutto quel che ne consegue. Tutto prevedibile e previsto, quel che non significa che le opposizioni debbano rinunciare a fare pressione sul Presidente richiamandolo ai suoi doveri istituzionali. E (rispondo agli interventi sul mio articolo precedente: “Intervenga Mattarella”) anche quando si sa che il Presidente lascerà fare, occorre metterlo davanti alle sue responsabilità. Personalmente poi penso che Mattarella sia un congegno ad orologeria contro Renzi: lo pugnalerà appena dovesse iniziare una sua discesa.

Ora restano due strade contro questa bruttura della “legge Acerbo 2” (la prima era un po’ più democratica, in verità): la Corte Costituzionale ed il Referendum. La Corte sarà sicuramente esposta a tutte le pressioni possibili e figuriamoci quali ricatti saranno fatti ai tre giudici che dovrebbero essere eletti nei prossimi mesi. Fondamentale in questo senso è la campagna di informazione sul carattere truffaldino della legge, facendo controinformazione in tutte le sedi possibili, rilanciando nel web per quanto possa servire, raccogliere firme per appelli ecc. Bisogna contrappesare la campagna manipolatoria dei truffatori del Pd.

Anche la strada del Referendum non è semplicissima. Una sentenza del 1990 della Corte Costituzionale, a proposito della legge elettorale del Csm, ha stabilito (e quella giurisprudenza è stata costantemente confermata) che non si può provocare vacanza degli organi costituzionali e la legge elettorale è una parte necessaria del loro dispositivo di attuazione, Quindi il quesito referendario deve essere fatto in modo tale per cui, in caso di vittoria, resti una legge immediatamente funzionante ed applicabile. Per cui sarà necessario formulare i quesiti soddisfacendo questa condizione e stando attenti a sbavature che offrano il pretesto per un rigetto. Ad esempio io distinguerei il quesito sul premio di maggioranza da quello per le preferenze, per evitare sia di raddoppiare le possibilità di rigetti, sia di determinare un qualche combinato disposto che presti il fianco a obiezioni. Ma di questo torneremo a parlare.

Qui possiamo fermarci ad una constatazione. Qualunque possa essere la piega che prenderanno le cose, c’è una sola certezza: che il nemico da battere è il Pd.


9 Maggio 2015


dal sito http://www.aldogiannuli.it/



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