giovedì 13 gennaio 2011
LETTERE
LETTERA APERTA A
PIERO BERNOCCHI
di Antonio Catalano
Caro Enrico Bernocchi,
seguono alcune considerazioni in merito allo sciopero generale indetto dai Cobas.
Insegno nella scuola media superiore dal 1984, sindacalmente mi formo nelle lotte dei comitati di base dei secondi anni ’80 (all’epoca lavoravo a Venezia, ora sono a Roma). Sono iscritto Cobas anche se non vi svolgo attività “militante”, perché impegnato su altri terreni. Ho sempre partecipato agli scioperi, inutile quasi ribadirlo, ma da un po’ di tempo a questa parte nutro perplessità sulla logica politica che sottende l’indizione degli scioperi da parte del sindacalismo di base, in particolare dei Cobas.
Lo sciopero Fiom del 28 gennaio è uno sciopero sacrosanto, l’attacco ai lavoratori è pesante, quello che si persegue da parte padronale è l’azzeramento della contrattazione collettiva e nazionale, vista come ultimo baluardo a difesa dell’unità materiale – e politica – dei lavoratori. La Fiom è sola, la stessa Cgil mal tollera questa anomalia, e figuriamoci se si sogna di convocare un sciopero generale! Che sarebbe il modo più naturale e giusto di contrapporsi a quest’attacco micidiale.
I Cobas si assumono «questa responsabilità» e convocano per venerdì 28 gennaio lo sciopero generale per l’intera giornata. Lasciamo stare le motivazioni politiche che stanno a monte di questa convocazione: sacrosante. Ma il punto non è questo, è un altro: non riesco più ad accettare l’idea di scioperi generali che nascono dalla “semplice” volontà soggettiva. Uno sciopero generale, per essere veramente tale, deve inevitabilmente scaturire da una volontà di massa (non significa di tutti i lavoratori) determinata a mettersi in gioco sul terreno della misurazione dei rapporti di forza e ben consapevole che il sacrificio economico al quale si va incontro è ben compensato dalla dimostrazione che il movimento di sciopero ha dato della sua compattezza, volontà, combattività.
Sono questi i fattori, infatti, che suscitano rispetto nella “controparte” e fra gli stessi lavoratori che non hanno partecipato, oltre che senso di unità e di forza – e quindi di autostima – fra i lavoratori che vi hanno partecipato.
Ora, obiettivamente, non mi sembra che ci siano le condizioni perché lo sciopero Cobas possa trovare una risposta di massa. Avendo maturato un po’ di esperienza di queste cose penso che andrà più o meno come tutte le altre volte, con manifestazioni di lavoratori politicizzati, semmai con un seguito di massa di studenti. Nulla toglie che sia positivo che scendano in piazza gli studenti, ma sicuramente non si può pensare di convocare uno sciopero generale… per gli studenti, e poi semmai dire che vi è stata larga partecipazione. Non va bene, non per un fatto formale, ma perché questo modo di procedere non produce nulla di positivo.
Non basta che una situazione sia “matura” perché si possa convocare uno sciopero generale, c’è bisogno che vi sia voglia di farlo e di mettersi in gioco da parte degli stessi lavoratori. Altrimenti uno sciopero generale di questo tipo diventa la stanca e rituale manifestazione ultraminoritaria che semmai farà ancor di più incazzare i lavoratori politicizzati che avranno una ragione in più per ritenere arretrata la massa dei lavoratori, scavando in questo modo un solco ancor più largo tra se stessi e quest’ultima. Siamo all’abc.
Nel mio piccolo lo vedo, diventa sempre più difficile che colleghi partecipino a questo tipo di scioperi; ed anche tra gli stessi “storici” (cioè quelli che hanno sempre aderito) c’è sempre meno convinzione a farli.
Queste mie considerazioni non nascono dalla disillusione e quindi non sono cariche di disfattismo.
Vorrei solo contribuire, per quel poco che è nelle mie facoltà, a che il sindacalismo di base non si incarti in una spirale sempre più autoreferenziale e quindi del tutto impotente e inconcludente.
Auspico con tutto il cuore che al referendum Fiat vincano i no e che si riesca a sbattere in faccia a Marchionne il suo piano (tanto ben visto negli ambienti del centrosinistra) e che lo sciopero Fiom del 28 sia suggello di questa vittoria. Ed auspico che si riesca a metter in moto un percorso di avvicinamento ad uno sciopero generale “vero”, che nasca cioè dalla capacità dei lavoratori di imporre tale scadenza, per scendere in piazza ed affermare la propria determinazione a contrastare il generale attacco cui sono (e siamo) sottoposti.
Con stima e cordialità,
Antonio Catalano
Roma, 13 gennaio 2011
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