Diari di Cineclub

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domenica 11 gennaio 2015

STRAGE DI PARIGI: UNA PRIMA INTERPRETAZIONE di Aldo Giannuli





STRAGE DI PARIGI: 
UNA PRIMA INTERPRETAZIONE
di Aldo Giannuli


A tre giorni dalla strage, e dopo l’uccisione di tutti i terroristi coinvolti nella vicenda, possiamo tentare un primo bilancio per cercare di capire cosa è successo e che sedimento politico ha lasciato l’episodio.

Dico primo bilancio perché non sappiamo se la cosa è finita qui. Preoccupa molto la manifestazione di oggi: centinaia di migliaia di manifestanti, con alla testa 45 capi di stato e di governo di tutto il mondo sono un obiettivo golosissimo da colpire e, purtroppo, molto facile, più facile della strage di Charlie.

Certo, questa volta la sicurezza francese è sull’avviso ed avrà predisposto tutto il possibile per evitare rischi, ma il guaio è che ci sono tanti modi per colpire la manifestazione (esplosivo variamente collocato, uomo-bomba, cecchino, razzi -e questi si è visto che un lanciarazzi lo avevano-) che è tecnicamente impossibile prevenirli tutti. Però, possiamo sperare nel fatto che gli jihadisti non abbiano sotto mano un commando pronto, o che valutino un eccessivo rischio di fallimento (che indebolirebbe l’effetto del precedente attentato), che non abbiano avuto il tempo necessario per prepararlo ecc. Insomma, incrociamo le dita e speriamo bene anche per il futuro prevedibile.

Comunque, con il pensiero noi siamo in piazza con i francesi.

Detto questo, passiamo ad una prima analisi di insieme dell’accaduto per fare qualche ipotesi sul senso dell’attentato. Partiamo da due ipotesi principali: si è trattato di un attentato dei fondamentalisti per attaccare la Francia (o, se preferite, l’Europa o l’Occidente), oppure gli attentatori sono fondamentalisti ma manovrati dai servizi francesi in una sorta di “strategia della tensione”.

Cominciamo ad esaminare i dati disponibili a cominciare dagli errori degli attentatori (l’errore sull’indirizzo, la storia della scarpa perduta e raccattata, la carta d’identità lasciata, la strana via di fuga, l’essersi attardati per uccidere il poliziotto) e dagli aspetti del loro comportamento poco spiegati (cercavano il martirio? Ma per due giorni hanno cercato di salvarsi fuggendo, ed allora perchè sono tornati verso Parigi?).

Vediamo cosa si può dedurre da tutto questo. In primo luogo, mi pare che emerga che i terroristi non erano affatto provetti killer, ma gente addestrata alla bell’e meglio a sparare (l’addestramento ricevuto in Yemen): per il resto, erano dilettanti allo sbaraglio. Il che può voler dire tre cose: che sono stati effettivamente “lupi solitari” attivatisi autonomamente (poi ci torniamo su), che chi li ha scelti non aveva sotto mano niente di meglio, o che chi li ha scelti lo ha fatto proprio perché sarebbe stato più difficile risalire sino a sé. Personalmente mi pare più convincente la seconda ipotesi.

Resta, però, non spiegato il particolare della carta di identità. Avevo pensato ad un depistaggio degli attentatori per sviare le indagini. A quanto pare non è così, sempre che il documento appartenga effettivamente a qualcuna delle persone coinvolte nelle indagini e che sia stato l’elemento che ha permesso alla polizia di identificare così rapidamente gli stragisti. Comunque il punto resta da chiarire.

In secondo luogo c’è l’incredibile serie di errori degli apparati di sicurezza francesi (la sottovalutazione della segnalazione algerina, l’aver cessato, a luglio, la sorveglianza dei due jihadisti ritenendoli non più pericolosi, l’indebolimento delle misure a protezione di Charlie Hebdo, la lentezza ed inefficacia dei soccorsi nell’immediatezza del fatto, il non aver fatto scattare il blocco della zona catturando gli jihadisti in fuga, il coinvolgimento del ragazzo poi risultato assolutamente estraneo, la conduzione catastrofica della cattura che ha portato alla morte di tutti gli ostaggi –meno quelli che si sono salvati da soli- e di tutti i catturandi che, invece, bisognava prendere vivi). Ciascuno di questi errori può avere una spiegazione plausibile, ma tutti insieme sembrano decisamente troppi.

Poi ci sono le cose che ancora non si spiegano:

a- il filmato sulla morte del poliziotto mostra che il proiettile ha colpito il suolo e non la testa della vittima e, infatti c’è una nuvoletta di polvere ma non schizzi di sangue o materia cerebrale ed, a quella distanza, il cranio avrebbe dovuto “esplodere”;

b- gli attentatori erano due o tre? Nei filmati se ne vedono due, si è poi parlato di un terzo restato al posto guida ma mai filmato ed in una sequenza si vede uno dei due attentatori salire dal lato della guida e questo ha fatto pensare al ragazzo poi risultato estraneo. Ora alcuni giornali (ma potrebbe trattarsi di un loro errore) tornano a parlare di tre. Ma, se si tratta di una valutazione della polizia, sarebbe un terzo terrorista di cui si sono perse le tracce. Altro punto da chiarire.

c- perché non si è cercato di catturare vivi gli attentatori usando proiettili di gomma o soporiferi (usati in altri episodi del genere)?

d- Come entra nella storia Coulibaly? Perché la polizia per 24 ore ha escluso connessioni con Charlie Hebdo, salvo scoprire che era stato in cella insieme ad uno dei due fratelli Kouachi, (cosa che avrebbe dovuto risultare in archivio)?

Anche qui è largamente possibile che ci siano spiegazioni tranquillizzanti, ma stiamo aspettando che ce le diano.
La deduzione dei “malpensanti” è che questa serie di “errori” sia il segnale di un complotto ordito da quegli stessi apparati, insomma un “auto attentato” per scopi da scoprire. Personalmente non trovo (e non l’ho mai trovata) una ipotesi convincente. In primo luogo perché non si capisce bene quale possa essere lo scopo. L’ipotesi più razionale è che si tratti di una sorta di “strategia della tensione” a livello internazionale, per giustificare un intervento a terra contro l’Isis; ma questo contrasta nettamente con una serie di dati di fatto.

In primo luogo, questa rischia di essere un’autorete del governo che non ne esce affatto bene e che, comunque, vede rafforzato il Fn. In secondo luogo, come spiegare la dichiarazione dell’Isis che proclama eroi i due Kouachi? Può darsi che un soggetto del genere non ritenga di dover smentire la sua responsabilità nell’attentato, ma che esalti una azione destinata a ritorcersi contro di lui, mi pare un po’ troppo stirata come spiegazione.

D’altra parte, se un sospetto può essere dato da tre elementi (la cessata sorveglianza sui Kouachi, l’indebolimento della difesa di Charlie Hebdo, l’uccisione di tutti i tre jihadisti) altri elementi (il mancato blocco della zona, gli errori nella caccia ai tre, il coinvolgimento del ragazzo e la scivolata presa su Coulibaly) sono proprio errori che dimostrano, semmai, lo stato confusionale in cui versano gli apparati francesi.

Se si fosse trattato di un auto attentato, il copione avrebbe dovuto essere questo: un infiltrato della polizia contatta i due e li induce ad effettuare l’azione, poi, all’uscita dal settimanale o poco più in là, piombano sette auto della polizia che aprono il fuoco e crivellano di colpi gli attentatori. Semplice ed indolore: niente indagini e caccia agli attentatori, dimostrazione di efficienza bellica, pur nel dolore delle vite perdute ecc.

Quindi, l’ipotesi dell’auto attentato, pur senza dover essere esclusa del tutto (mai dire mai, in questo genere di cose), diciamo che ha un indice di probabilità dello 0,1%.

Il che non vuol dire che non ci sia puzza di bruciato, anzi sono convinto che la puzza sia aumentata. Anche l’ipotesi semplice dell’attentato jihadista non spiega molte cose, ed in particolare la pirotecnica serie di errori dei servizi e della polizia.

Ma la spiegazione deve essere necessariamente essere una di queste due? Le cose possono essere anche più complesse della semplice alternativa fra attentato fondamentalista ed auto attentato dei soliti servizi segreti. Allo stato delle conoscenze non si può ipotizzare uno scenario concreto, perché mancano troppi elementi, si possono solo fare supposizioni solo allo scopo di saggiare piste investigative. Poi si sa che il destino delle ipotesi è di essere smentite in gran parte, mentre, talvolta, solo una di esse si dimostra buona. Ma se non ci fosse stato il mucchio iniziale di congetture non ci sarebbe stata neanche quella buona. Questo è il modo di procedere per cercare quegli elementi che confermano o smentiscono una idea iniziale. Quindi cerchiamo di vedere se non ci sono soluzioni alternative possibili (non dico probabili, ma anche solo possibili)

E in questo senso voglio formulare due ipotesi di fantasia (ripeto: di fantasia), per valutare possibili spiegazioni alternative alle due secche appena sopra descritte.

In primo luogo va presa in considerazione l’ipotesi del “terzo intervenuto” (magari un altro servizio segreto e vai a trovare quale: iraniano, russo, americano, curlandese, venusiano o chi vi pare) che ha istigato i due e poi ha “intossicato” i servizi francesi, magari tramite qualche funzionario infedele, inducendoli nell’incredibile serie di sbagli che si sono moltiplicati nel tentativo di mettere la toppa al buco. Poi i nervi saltati e l’esigenza di riscattarsi dalla figuraccia precedente hanno spinto alle maniere “forti” con l’uccisione dei tre. Non ci sono elementi, allo stato attuale, per dire che sia andata così, ma è una ipotesi impossibile?

Seconda congettura: uno sbaglio di origine dei servizi francesi che ha provocato a ricaduta tutti gli altri. Anche qui ragioniamo di fantasia: uno dei fratelli Kouachi (o entrambi) viene “coltivato” dai servizi francesi come possibile infiltrato nella Jihad (esattamente come nel caso di Merha), l’uomo (o gli uomini) accetta, e questo spiegherebbe che siano stati cassati dall’elenco dei pericolosi e non siano stati sorvegliati. Ma l’uomo (o i due) ha accettato solo per finta, magari perché la sua stessa organizzazione gli dice di accettare per “intossicare” i servizi francesi. I due magari passano anche informazioni di qualche valore e conquistano la fiducia dei servizi e, magari, qualcuna che induce a ridurre il grado di sorveglianza di Charlie Hebdo, magari indirettamente, perché vengono indicati altri obiettivi da proteggere da tutt’altra parte, così da provocare una redistribuzione delle risorse (e questo spiegherebbe il perché dell’indebolimento della difesa di Charlie). Le stesse informazioni possono aver indotto la polizia a concentrarsi in bel altra zona di Parigi e questo spiegherebbe la debolezza della reazione che ha impedito il blocco della zona.

Poi accade la strage ed i servizi capiscono di essere stati giocati: dai filmati capiscono chi sono i due mascherati, ma non potendo ammettere l’errore, mettono in piedi la commedia della carta di identità per giustificare come abbiamo potuto identificare così rapidamente gli attentatori. Ma i servizi ormai sono in stato confusionale, e fanno errori su errori, si fanno cogliere impreparati dalla comparsa di Coulibaly e dicono che fra i due episodi non ci sono relazioni perché non sanno cosa possa sbucare fuori del loro “peccato originale”.

Infine la decisione di uccidere tutti sarebbe spiegata dalla necessità di evitare situazioni imbarazzanti in un eventuale processo che, invece, la morte dei rei rende impossibile. In questo quadro troverebbe spiegazione anche la fuga della Boumedienne. Non dico che sia andata così, ma vi sembra impossibile?

Da ultimo: come spiegare che Coulibaly sia uno dell’Isis e i due fratelli Kouachi sarebbero di Al Quaeda Yemen? Le due organizzazioni non dovrebbero essere compatibili, secondo gli inquirenti, per cui si sarebbe trattato di connessione fra i due casi ma non coordinamento. Peccato che a maggio si disse che molti pezzi di Al Quaeda in giro per il Medio Oriente stavano passando nella sfera dell’Isis e fra i pezzi in dubbio c’era anche Al Quaeda yemenita. Questo potrebbe essere una conferma.

Per il resto stiamo a vedere.

11 gennaio 2015



dal sito http://www.aldogiannuli.it/






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