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domenica 18 gennaio 2015

UNA SINISTRA ALTERNATIVA ALLO SCONTRO TRA BARBARIE di Franco Turigliatto






UNA SINISTRA ALTERNATIVA ALLO SCONTRO TRA BARBARIE
di Franco Turigliatto



Il nuovo anno consegna alle classi lavoratrici una situazione straordinariamente difficile segnata dall’offensiva incessante contro i loro diritti da parte del padronato europeo e dei suoi governi, ma anche da segnali di lotta e di risposta sociale e politica: dalla Grecia alla Spagna, dall’Italia al Belgio.

Contemporaneamente il massacro di Parigi mette in luce la doppia barbarie che stravolge il mondo, quella dei fondamentalismi religiosi, reazionari e fascisti e quella neocoloniale e razzista degli interventi imperialisti delle grandi potenze capitaliste, drammatico tema su cui rimandiamo all’articolo specifico di questo giornale.

Non ci devono essere dubbi per i militanti della sinistra e per quelli che vogliono una società di eguaglianza e di democrazia: siamo in un nuovo periodo storico con la borghesia che vuole riportare indietro di un secolo e più le lancette della storia. Vuole ricostruire una società di estrema polarizzazione di classe, con una ripartizione della ricchezza a totale vantaggio dei ceti possidenti; tutto ciò presuppone il supersfruttamento della forza lavoro e lavoratori demoralizzati che accettano questo potere della classe dominante come fattore “naturale”, rinunciando alla lotta per un futuro diverso.

Quando Renzi proclama che la CGIL “si deve arrendere alla realtà”, chiede semplicemente ai sindacati e ai lavoratori di arrendersi al potere violento dei padroni, di essere sudditi senza diritti. A lui i privilegi (l’aereo per sciare sul Monte Bianco), ai vigili di Roma la gogna mediatica per aver cercato di reagire ai soprusi del sindaco.

L’anno così si è chiuso con il decreto legislativo che concede totale libertà di licenziamento individuale e collettivo ai padroni, con una legge di stabilità che regala le ricchezze pubbliche alle imprese, tagliando sanità e servizi sociali, penalizzando tutti i lavoratori, anche quelli autonomi (le famose partite IVA) per trasferire altre risorse verso le multinazionali, la finanza, gli speculatori, i veri burattinai del paese.

E il 2015 si è aperto con il pretestuoso attacco contro il pubblico impiego perché, nel disegno capitalista, più nessun lavoratore, privato o pubblico, deve considerarsi al sicuro. La ricattabilità e la paura devono diventare la condizione “normale” della/del lavoratrice/tore su cui si costruisce una nuova fase di accumulazione capitalista dei profitti.

Ma, contemporaneamente, qualcosa è cambiato nell’autunno: manifestazioni, lotte dure di fabbrica, mobilitazioni, scioperi (quello dei metalmeccanici, quello sociale dei precari e degli studenti, fino allo sciopero generale del 12 dicembre) hanno messo in luce che settori importanti di lavoratori dispongono di un potenziale di lotta che potrebbe inceppare la marcia della Confidustria e del governo.

In Belgio una serie incessante di scioperi sono culminati in un grande sciopero generale che ha bloccato il paese contro misure di austerità, fotocopia di quelle Italiane. In Spagna la risposta alle politiche della Troika si esprimono con l’impetuosa crescita di Podemos e in Grecia la ricerca di una alternativa sociale e di sinistra si esprime nella possibile vittoria di Syriza nelle elezioni.

La direzione CGIL non indicando come continuare la lotta generale dopo il 12 dicembre ha fatto un grave errore e ha lasciato agire indisturbato Renzi.

Bisogna cercare di riprendere il filo interrotto della mobilitazione; lo scontro duro della classe lavoratrice va riaperto, già nelle prossime settimane. Il governo e il parlamento vanno messi sotto assedio.

Proviamo a costruire una mobilitazione prolungata, con assemblee nei luoghi di lavoro, pronunciamenti e rivendicazioni chiare, mobilitazioni di categorie e la convocazione a breve scadenza di un nuovo sciopero generale, che non deve risolversi in un giorno, ma prolungarsi per bloccare il paese e mettere alle corde il governo.

Parliamo di una grande mobilitazione unitaria e convergente, di tutte le categorie, di uomini e donne, di vecchi e giovani, dei precari e dei lavoratori (dal 1° gennaio sono andate perse alcune tutele fondamentali), della scuola e di tutte le organizzazioni sindacali che vogliono difendere la classe lavoratrice e dei movimenti sociali presenti. Diamo la parola all’unità degli sfruttati e alla lotta sociale.

Un movimento di questa ampiezza creerebbe un nuovo clima politico e sociale: la cacciata del governo della troika e della Confindustria sarebbe possibile.

Le forze della sinistra devono dare vita a comuni iniziative, alla costruzione del fronte sociale e politico contro le politiche dell’austerità, a partire dal rigetto della finanziaria e del Jobs Act.

E’ la base per affrontare un nodo politico essenziale, la costruzione politica di una vasta coalizione delle forze della sinistra, che sia punto di riferimento e di sostegno per milioni di lavoratori e cittadini. Questo obiettivo è una necessità impellente; noi ci lavoriamo partecipando alle discussione in corso delle diverse forze della sinistra e segnatamente nell’assemblea nazionale della lista Tsipras del 17-18 gennaio. Ma è una necessità anche per i militanti dei diversi movimenti sociali che devono misurarsi non solo sul terreno dei singoli obiettivi, ma in un progetto alternativo generale.

Certo non è pensabile che da subito nasca un partito bell’e pronto come un fungo; è però possibile dare vita a una aggregazione unitaria e nello stesso tempo garantire la presenza delle diverse esperienze ed organizzazioni; ma questa coalizione per andare in porto, non dovrebbe essere solo un mero contenitore di forze diverse, che alla prima urgenza politica si dividerebbero, ma avere un minimo di discriminanti politiche su cui lavorare.

Ne indichiamo 4 per sviluppare una riflessione:

* Il rigetto delle politiche di austerità nella loro interezza a livello nazionale e locale. Ciò presuppone di tagliare un nodo gordiano politico a tutti i livelli, senza il quale il cammino si bloccherà prima ancora di partire, che tutti acquisiscano definitivamente che non si può essere alleati del PD, che gestisce in prima persona per conto delle classi dominanti le politiche dell’austerità.

* L’indipendenza dalle burocrazie sindacali il cui segno distintivo degli almeno ultimi venti anni, al di là degli zig zag, è caratterizzato da cedimenti in termini di diritti e salari ed il sostegno a processi di ricomposizione di tutte le lotte dei lavoratori e delle lavoratrici.

* La costruzione e l’organizzazione democratica dei movimenti.

* Una vita interna della coalizione basata sulla pluralità, e la democrazia.

Vale la pena di provare questo percorso.



Editoriale del n. 1 de “L’Anticapitalista”



17 Gennaio 2015

dal sito Sinistra Anticapitalista

La vignetta è del Maestro Mauro Biani





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