Diari di Cineclub

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venerdì 4 febbraio 2011


IN FIAMME IL MONDO ARABO:
DIALOGO CON UN ANARCHICO SIRIANO


Le grandi rivolte che stanno scuotendo il mondo arabo in Yemen, Algeria, Tunisia ed ora in Egittio hanno colto tutti di sorpresa. Esse sono, senza ombra di dubbio, uno degli eventi più significativi dei nostri tempi nel dire chiaramente che non c’è nessun posto nel mondo che sia predestinato ad essere il cortile dei giochi di qualche dittatore spalleggiato dall’imperialismo. Regimi abnormemente autoritari come quello di Ben Ali si sono ritrovati completamente spogliati del loro potere di fronte ad un popolo unito e determinato alla lotta. Il popolo che porta avanti queste rivolte è fatto di giovani, lavoratori, disoccupati, poveri, che stanno ridisegnando il volto della regione, facendo sudare freddo le combriccole sedute a Washington e Tel Aviv. Tutte le armi immagazzinate dal regime di Mubarak e tutte quelle fornite dall’esercito USA non sono riuscite ad arrestare il montare della protesta. Proteste che stanno mostrando la forza del popolo e della classe lavoratrice quando sono unti, che stanno mostrando la capacità politica della gente normale di costruire organismi di potere duale con un chiaro istinto libertario, provando a tutto il mondo che siamo nel bel mezzo di un cambiamento rivoluzionario. Ne abbiamo parlato con il nostro compagno ed amico siriano Mazen Kamalmaz , redattore del blog anarchico arabo http://www.ahewar.org/m.asp?i=1385      che ci parla dell’importanza di questo splendido sviluppo politico.


1. Sembra che all’improvviso queste massicce ondate di protesta stiamo scuotendo le basi stesse di regimi arabi oppressivi di lunga durata... c’erano state delle avvisaglie di queste proteste?

Questo è uno degli aspetti più interessanti di questa ondata rivoluzionaria che si sta diffondendo nel mondo arabo, tutto è scoppiato quando quasi nessuno se lo aspettava. Solo pochi giorni prima della manifestazione di massa in Egitto, il Segretario di Stato USA, Hillary Clinton, aveva dichiarato che il governo egiziano era stabile, ed ora non c’è più niente di stabile nell’area: le masse sono in rivolta ed ovunque questi regimi oppressivi temono il peggio. Ci sono degli aspetti comuni in questi grandi eventi, che non sono stati colti nè dai regimi, nè dagli statisti e nemmeno dagli intellettuali: innanzitutto la rabbia che era lì nascosta, tenuta sotto silenzio dalla repressione degli Stati, poi le sacche di povertà e di disoccupazione sempre più estese… ma i governi, sia quelli locali che quelli occidentali, ritenevano di poter tener sotto controllo tutta questa rabbia... ora sappiamo quanto fossero in errore.

2. Qual è il significato della fuga di Ben Ali in Tunisia?

E’ solo il primo passo dell’effetto a cascata. Il popolo, il popolo in rivolta, può evitare la repressione e vincere. Tuttavia è molto presto per poter parlare di uno sbocco finale, è ancora tutto molto complesso, ma il popolo ora sa qual è il suo vero potere ed è ancora in strada, per cui la lotta è ancora aperta verso molte possibilità.

3. Dove si può diffondere la rivolta? In quali paesi si possono diffondere le rivolte di massa?

Ora possiamo dire con fiducia che ogni paese potrebbe essere il prossimo. Forse l’Algeria, lo Yemen e la Giordania sono posti esposti alla rivolta, ma dobbiamo avere ben chiaro che una rivoluzione egiziana avrebbe un grande impatto ovunque, ben al di là dei peggiori timori di tutti i dittatori e dei loro alleati.

4. Quali sono le reali implicazioni di una rivoluzione in Egitto, che è il secondo paese del mondo per aiuti militari USA?

L’Egitto è il paese più grande in Medio Oriente ed ha un ruolo strategico di grande importanza. E’ uno dei pilastri principali della politica USA in Medio Oriente. Anche se il vecchio regime dovesse sopravvivere per qualche tempo o anche se il nuovo regime fosse filo-americano, la pressione delle masse non si attenuerà. In sostanza, gli USA, che sono il maggiore alleato dell’attuale regime, avranno seri problemi con la rivolta delle masse egiziane.

5. Quale è stato il ruolo dei Fratelli Musulmani in queste proteste? E qual è stato il ruolo della vecchia guardia delle sinistra?

Una cosa deve essere chiara quando parliamo di queste manifestazioni e di queste rivolte, ed è la loro origine totalmente spontanea e promossa dalle masse. E’ vero che diversi partiti politici vi hanno aderito in seguito, ma l’intera lotta è stata una grandissima manifestazione dell’azione autonoma delle masse. E questo vale anche per i gruppi politici islamisti. Forse questi gruppi pensano ora che nuove elezioni possono farli andare al potere, ma con le masse nelle strade appare difficile, penso che le masse si rifiuterebbero nuovamente di sottomettersi ad un altro regime oppressivo, ma anche se questo dovesse accadere, questa volta il popolo non accetterebbe più di essere sottomesso, tanto è fresco il ricordo euforico del picco di libertà che è stato conquistato con le lotte. Nessun potere potrebbe facilmente piegare il popolo ad un altro qualsiasi regime oppressivo.
Un’altra cosa occorre tener presente e cioè che con queste rivoluzioni il popolo sarà più aperto alle idee libertarie ed anarchiche, e sarà la libertà l’idea egemone del futuro e non l’autoritarismo. Alcuni gruppi stalinisti rappresentano ancora il volto peggiore del socialismo autoritario… per esempio, l’ex-Partito Comunista Tunisino ha fatto parte insieme al partito maggioritario di Ben Ali ad un governo formato dopo il rovesciamento di Ben Alì stesso! Un altro gruppo autoritario, il Partito Comunista dei Lavoratori Tunisino ha partecipato attivamente alle manifestazioni, ma dimostrando ben presto le sue contraddizioni: nel momento della fuga di Ben Alì aveva lanciato la parola d’ordine di costituire consigli o comitati locali per difendere la rivolta, ma poi ha fatto rapidamente marcia indietro per chiedere una nuova assemblea nazionale ed un nuovo governo nazionale. In Egitto sta accadendo quasi la stessa cosa, ci sono gruppi della sinistra riformista, come il Partito Unionista Progressista ed alcuni gruppi della sinistra rivoluzionaria.
Non sono in grado di poter dire qual è il ruolo degli anarchici e di altri libertari –c’è senz’altro una crescente tendenza consiliarista comunista oltre a quella nostra anarchica - ci sono lacune nella comunicazioni con i nostri compagni lì, ma torno a sottolineare che queste rivoluzioni sono principalmente opera delle masse stesse. In Tunisia, i forti sindacati locali hanno svolto un grande ruolo nelle recenti fasi della rivolta.
Rispetto ai comitati locali costituiti dalle masse occorre spendere qualche parola di più: si tratta delle più interessanti realizzazioni delle masse nella loro azione rivoluzionaria. Di fronte ai saccheggi messi in atto in gran parte dalla ex-polizia segreta, il popolo ha formato questi comitati quali reali istituzioni democratiche, una vera alternativa in competizione con il potere della élite al governo e con le istituzioni autoritarie... in Egitto ci sono ora due governi: i comitati locali ed il governo Mubarak che si nasconde dietro i carri armati e i fucili dei soldati. E questo sta accadendo in una regione abituata alle dittature ed all’autoritarismo… questa è la grande realtà di queste rivoluzioni, che stanno trasformando questo mondo a grande velocità. Questo non significa che la lotta è stata vinta; al contrario, questo significa che la vera lotta è solo agli inizi.

6. Infine, come vedi gli eventi attuali? Qual è il loro valore simbolico?

Questo è l’inizio di una nuova era, le masse alzano la testa, la libertà è a portata di mano, le tirannie sono scosse dalle fondamenta, è certamente l’inizio di un nuovo mondo.

 
(traduzione a cura di FdCA-Ufficio Relazioni Internazionali)
                
dal sito   http://fdcaroma.blogspot.com/

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