mercoledì 16 febbraio 2011
LA VIA VENEZUELANA AL CAPITALISMO
NOTA CRITICA AD ALAN WOODS
di Stefano Zecchinelli
Pubblichiamo questo saggio di Stefano Zecchinelli che nasce da una riflessione sulla recente intervista del quotidiano venezuelano "El Mundo" al dirigente trotskista Alan Woods.
L'intervista integrale qui pubblicata il 24 gennaio 2011 la potete trovare sotto l'etichetta "Woods Alan".
1. Il prestigioso quotidiano Venezuelano El Mundo ha recentemente intervistato Alan Woods, teorico marxista di formazione trotskista, sollevando una serie di questioni riguardanti la Transizione dal Capitalismo al Socialismo.
Alan Woods commette,a mio avviso, tutta una serie di errori, anche grossolani, che se non analizzati e spiegati, possono aprire una pericolosa falla all’interno del Marxismo Rivoluzionario, a cui lo stesso Woods dice di appartenere.
In questo scritto farò una critica alle posizioni di Woods, e mi soffermerò su due importanti questioni di teoria marxista, presentando i dovuti riferimenti teorici:
1) La formazione del Mercato Interno e quindi prenderò in esame anche la Questione Nazione.
2) Il controllo operaio.
Le pagine de El Mundo con l'intervista
2.Iniziamo a leggere l’intervista al Marxista Inglese e riportiamo:
" La rivoluzione venezuelana ha alcune somiglianze con altre rivoluzioni, ma anche delle differenze. Inizialmente, il Movimento Bolivariano non ha posto la questione del socialismo. Il loro obiettivo poteva essere definito come democratico-rivoluzionario. Anche i compiti oggettivi che aveva davanti la rivoluzione russa erano di carattere democratico. Ciò si vede nel programma dei bolscevichi: “Pace, pane e terra”. Ma la esperienza ha dimostrato che l' unico modo di soddisfare queste rivendicazioni è stato con la presa del potere della classe lavoratrice. Anche all'inizio della rivoluzione cubana, Fidel Castro aveva un programma nazionale-democratico. Ma la feroce opposizione della borghesia e dell' imperialismo portò la rivoluzione cubana ad espropriare ai latifondisti e ai capitalisti per rispettare quel programma.Allo stesso modo che a Cuba, la feroce resistenza della oligarchia venezuelana ha spinto la rivoluzione verso la linea socialista. Si è iniziato ad espropriare i latifondisti e i capitalisti. Purtroppo, la rivoluzione ancora non ha realizzato il compito più importante: l'eliminazione del potere economico della oligarchia. La storia dimostra che è impossibile fare una rivoluzione a metà. Il Cile ha dimostrato ciò con assoluta chiarezza".
Giustamente Woods rivendica la validità del Programma di Transizione di Trotsky, tanto poco letto e ancor di più, poco studiato.
Volendo subito mettere a tacere i cervelli elettronici che pensano (senza sapere che Lenin criticava ‘’la Rivoluzione Mondiale’’ di Gorter e non Trotsky!) che la Rivoluzione Permanente è lo scoppio della Rivoluzione contemporaneamente in tutti i paesi del Mondo, faccio subito qualche precisazione:
Trotsky dice molto bene come le rivendicazioni democratiche dovevano essere il ponte per le rivendicazione socialiste,e quindi in questo modo si sarebbe superata la contraddizione fra la maturità delle condizioni oggettive per la Rivoluzione e l’immaturità delle masse. La contraddizione deve essere superata attraverso delle rivendicazioni transitorie,che si sostituivano al vecchio Programma Minimo della Socialdemocrazia;questa lezione è stata assimilata da una parte del Movimento Rivoluzionario, mentre altri rispettabilissimi Marxisti,come ad esempio Bordiga,si sono mantenuti all’interno di un paradigma Teorico assolutamente Secondo-Internazionalista.
Il grande merito di Lev Davidovic è stato quello di capire come la Rivoluzione Democratica del 1905 si sarebbe sviluppata in Trascendenza,fino al rovesciamento dell’ordine zarista,dodici anni dopo.
Quindi il Teorico Inglese (mi riferisco a Woods) fa bene a citare Trotsky,o almeno il Programma di Transizione,ma non si capisce come faccia ad applicare questo alla Rivoluzione Nazionale Cubana e all’esperienza Venezuelana.
Andiamo avanti:
''In Cuba l'abolizione del capitalismo dopo la rivoluzione del 1959 ha permesso di raggiungere delle importanti conquiste nel campo della salute, della fine del analfabetismo, di ottenere un livello di educazione superiore della popolazione, un'aspettativa di vita maggiore e una forte riduzione della mortalità infantile, etc., I loro indici sono i migliori di tutta l' America Latina e in alcuni casi sono superiori a quelli dei paesi capitalisti avanzati. Nonostante ciò, Cuba è solo una piccola isola, in balia del mercato mondiale e inoltre sottomessa ad un blocco e un embargo feroci che causano enormi danni economici. Gli Usa vogliono ad ogni costo la fine della rivoluzione cubana perché temono l'esempio della superiorità di un' economia che non risponde alla legge del profitto privato di una minoranza. Ciò nonostante, l'idea che i problemi dell'economia cubana si possano risolvere con misure di mercato, è sbagliata e inoltre metterebbe in pericolo le conquiste della rivoluzione. Quello che serve è un autentico controllo operaio che ponga fine a quello burocratico, che conduce alla corruzione e allo spreco. Soprattutto, non si può costruire il socialismo in un paese solo. È necessario l' allargamento della rivoluzione socialista all' America Latina, a cominciare dal Venezuela."
Il fatto che ci siano Paesi in America Latina che si collocano al di fuori del controllo dell’Imperialismo Americano,che è ancora l’Imperialismo più forte militarmente,di certo è positivo, e un Marxista non può che difendere la Sovranità Nazionale di questi Paesi contro la minaccia Yankee.
Deve essere chiaro che abbandonare questo Mondo Uni-Polare,dove gli Usa fanno tutto ciò che gli pare,mandando avanti operazioni di sciacallaggio planetario,non può che essere positivo.
A sostegno di ciò ricordo le posizioni dolorose di Chen Duxiu verso la Cina,di Trotsky verso la Monarchia Etiope,e di Nahuel Moreno verso l’Argentina di Peron; di certo tutto ciò non ha nulla a che vedere con la Geo-Politica ridotta ad ideologia,al massimo parlerei dell’importanza della Geo-Politica come Metodo (giusto per puntualizzare la mia posizione!).
Un marxista, inoltre, deve sapere che ciò che caratterizza il Capitalismo è il Rapporto Salariale presente in tutto il Mondo,quindi in America come in Cina,e questo porta alla grande divisione di due blocchi sociali contrapposti,i Dominanti e i Dominati,o usando Termini Classici,Borghesia e Proletariato; non possiamo che lavorare per l’unità dei dominati,e non possiamo perdere di vista la riproduzione su Scala Globale del Capitale.
In questo modo ho stabilito i parametri della polemica.
Detto ciò faccio notare al lettore che le conquiste della Rivoluzione Cubana, che ben si è guardata da mettere in discussione in Rapporto Salariale,non sono assolutamente socialiste,si rilegga con attenzione "In Cuba l'abolizione del capitalismo dopo la rivoluzione del 1959 ha permesso di raggiungere delle importanti conquiste nel campo della salute, della fine del analfabetismo, di ottenere un livello di educazione superiore della popolazione, un'aspettativa di vita maggiore e una forte riduzione della mortalità infantile, etc., I loro indici sono i migliori di tutta l' America Latina e in alcuni casi sono superiori a quelli dei paesi capitalisti avanzati".
Quindi secondo Woods l’abolizione del Capitalismo invece di iniziare a liberare ore di vita porta a qualche semplice rivendicazione sociale; il nostro Teorico evidentemente è fuori dall’orbita di Marx.
Non è questa la sede per fare un esame critico della Rivoluzione Cubana,ma ritengo che il passaggio dalle Borghesie Private alla Burocrazia di Stato mantiene sempre lo stesso spartito musicale,e suona esattamente così ‘’plusvalore,plusvalore,plusvalore!’’.
Ed infatti ‘’Il Nostro’’ più sotto:
" Nel Vietnam, come in Cina, la burocrazia al governo ha intrapreso la strada capitalista, il che ha comportato conseguenze negative per la popolazione. Si sono distrutte conquiste storiche come la sanità pubblica e si è generato un aumento impressionante della disuguaglianza oltre al super-sfruttamento della classe lavoratrice. La legge che governa quelle economie è quella del profitto, non quella degli interessi e dei bisogni della popolazione. Non posso considerare quei paesi come socialisti".
Niente da aggiungere,il mio disaccordo è enorme.
3. Siamo arrivati al problema principale, che in questo articolo cercherò di mettere a fuoco con sintesi e precisione; il problema riguardante la formazione del Mercato Interno.
Nei Paesi Coloniali le differenziazioni delle Classi,quando ci fu il processo di decolonizzazione,erano poco visibili,proprio perché le strutture economiche e sociali di quei Paesi non potevano dirsi Capitalistiche.
I Movimenti di Liberazione Nazionale,una volte rotte le catene dell’Imperialismo,non potevano che affrontare il problema dell’Industrializzazione e quindi del reperimento dei Capitali.
Questa cosa ha coinvolto negli stessi termini Cuba,la Cambogia e il Ghana di Nkrumah, solo per fare qualche esempio, diciamo così ‘’illustre’’.
La dimostrazione dell’assenza di una ‘’Prospettiva Socialista’’ è stata data dalle stesse rivendicazioni di quei Movimenti una volta giunti al potere;questi fin da subito hanno ripudiato l’Internazionalismo,e hanno rivendicato l’autonomia di un Mercato Interno in funzione Anti-Imperialista.Castro stesso difese il Modello Interclassista di Allende in Cile e dei Sandinisti in Nicaragua;vediamo se riesco a spiegarmi meglio.
Nel momento in cui si rinuncia ad esportare la Rivoluzione, è necessario che i ‘’Nuovi Dominanti’’ lavorino per creare un Regime Salariale Interno cercando di ottenere i Capitali utili per la crescita economica,e quindi,come si è visto, si sono tracciati degli ‘’opportuni’’ rapporti Geo-Politici.
Fu così per i Paesi che in quegli anni aderirono al Movimento dei Non Allineati ed è così per il Venezuela di Chavez,molto vicino al fronte Euroasiatico capeggiato da Russia,Cina ed Iran.Della politica estera venezuelana Woods ovviamente non parla.
Ecco, siamo arrivati al piatto forte: le nazionalizzazioni.
4. Apro il discorso sulle nazionalizzazioni citando Bruno Maffi:
'' Di fronte alla campagna pubblicitaria che i partiti della “ricostruzione nazionale” svolgono in tutti i paesi per gabellare la politica delle nazionalizzazioni come un “passo avanti verso il socialismo”, l’avanguardia rivoluzionaria deve avere il coraggio di affermare che, al contrario, quella politica rappresenta il più raffinato metodo di sfruttamento intensivo del lavoro e di conservazione totalitaria del profitto, e che avvia al socialismo al modo che avvia ad esso tutta l’evoluzione dell’economia capitalistica, portando cioè alla più drammatica esasperazione il contrasto tra il carattere sociale della produzione e il carattere privato dell’appropriazione dei prodotti del lavoro, e l’antitesi tra capitale costante e capitale variabile. Nella fase monopolistica, accentratrice, totalitaria del capitalismo la politica delle nazionalizzazioni e della economia controllata dallo Stato è l’estrema arma di difesa del profitto e il più spietato strumento di sfruttamento del lavoratore". (1)
Ed ancora Maffi (mi scuso la lunghissima citazione):
"Alla fine del secondo conflitto imperialistico, la politica delle nazionalizzazioni ci appare come l’incrocio di esigenze insieme politiche ed economiche della società capitalistica. Le prime si ricollegano a quello che è il dato fondamentale della situazione aperta dalla guerra: il fatto cioè che questa è stata combattuta dalla parte vincente con la partecipazione diretta dei partiti tradizionali della classe operaia assurti a forze agenti e dominanti dello spaventoso massacro. Bisognava dare al conflitto l’apparenza di un “contenuto sociale”, e non è certo a caso che gli stessi slogan fossero lanciati, con tanto maggior zelo e calore quanto più la guerra volgeva alla fine, da una parte e dall’altra della barricata, e la repubblichetta di Salò gettasse sul mercato il suo piano di “socializzazione” dell’economia italiana proprio mentre il Consiglio nazionale francese della Resistenza portava a termine il suo. La pace, portando quasi dovunque al potere i partiti cui era spettato durante la guerra l’onore di convogliare in essa il proletariato non come massa passiva e recalcitrante ma come forza attiva, affidava loro il compito di sostanziare, dello stesso “contenuto sociale”, la ricostruzione postbellica, la riattivazione del meccanismo logoro dell’economia borghese. L’ideologia della “nazione” e del “popolo” doveva realizzare nella pace gli stessi benefici effetti che aveva realizzato in guerra con un insieme di parole d’ordine immediatamente suggestive per la classe operaia. La via era stata indicata e tracciata dagli stessi più tipici rappresentanti della conservazione capitalistica, e se in Inghilterra la politica laburista delle nazionalizzazioni trovava un terreno già preparato dalla politica economica del gabinetto Churchill, in Francia, dove il carattere propagandistico e pubblicitario della campagna delle nazionalizzazioni è stato particolarmente trasparente, i propagandisti di sinistra potevano ereditare gli slogan gaullisti della lotta contro i monopoli e per “l’assunzione da parte della nazione dei fondamentali mezzi di scambio e produzione e la partecipazione della classe operaia alla direzione della economia nazionale” (Programma del Consiglio nazionale della Resistenza", inverno 1944)''.
Dunque è chiaro che il Teorico della Sinistra Comunista si rivolgeva ad un contesto ben diverso, ma nonostante ciò spiega lo scopo delle nazionalizzazioni molto bene; lo stesso approccio può essere benissimo utilizzato per studiare altri contesti.
Quindi i Dominanti (e parlo di Classe Sociale non di Stati!) ricorrono alle nazionalizzazioni per ristrutturare il Mercato Interno e si impegnano a dare a questa ristrutturazione un contenuto sociale, dovendo, del resto, avere l’appoggio dei Ceti Subalterni.
I Partiti Stalinisti,ubriachi del ‘’Socialismo in un paese solo’’ hanno parlato di ‘’Vie Europee al Socialismo’’,nello stesso modo in cui negli anni’60, proclamarono le ‘’Vie Africane al Socialismo,ed ora si accodano a Cuba ultima rocca forte del Marxismo e al Modello Bolivariano.
Le Nazionalizzazioni dei settori strategici dell’Industria Nazionale sono stati in Europa l’ultimo atto dell’Economia Fordista nel trentennio 1945-1975; modello che è stato smantellato nel Mondo Occidentale, determinando il transito al Capitalismo Manageriale, ma che viene adottato solo ora nei vecchi Paesi Coloniali.
Il Fordismo non esclude concessioni sociali (come hanno pensato gli Operaisti), anzi ha come presupposto (e qui l’Urss è stato un campione dei Economia Fordista!) la piena occupazione,fondamentale per incentivare i consumi e creare un Mercato Interno forte.
E’ incredibile che Woods,che viene da una Corrente che da sempre si è opposta allo Stalinismo, non riesca a riconoscere i Capitalismi in ascesa e prenda simili cantonate.
5. Woods prosegue nella sua interessante intervista:
''Qualsiasi persona che consideri l' evoluzione dell'economia venezuelana negli ultimi anni, solo può arrivare a concludere che la borghesia non sta facendo niente per sviluppare le forze produttive. Il sabotaggio padronale di dicembre 2002 – gennaio 2003 ha messo quasi in ginocchio il paese. Oggi, il settore privato non sta investendo in Venezuela. Al contrario, c'è una fuga di capitali o, se vogliamo darle il suo vero nome, uno sciopero del capitale. L' economia si mantiene solo grazie al settore statale.Durante gli ultimi dieci anni la borghesia ha chiuso più di 4.000 medie e grandi aziende. Sondaggi del settore imprenditoriale venezuelano segnalano che per il 2010, meno del 15% dei capitalisti prevedono un aumento dei lavoratori in nomina, e solo il 60% degli investimenti di capitale nel settore manifatturiero sarà per investimenti operativi.Queste cifre mostrano che i capitalisti non possono sviluppare l' economia venezuelana. Al contrario, la stanno distruggendo. Continuare con la situazione odierna significherà più chiusure di fabbriche, più disoccupazione, più inflazione e più caos".
Alla luce di questi dati farò qualche considerazione sul conflitto sociale del Venezuela, ma le stesse considerazioni potrebbero andare benissimo per molti altri Paesi dell’America Latina o del Medio Oriente.
Dunque direi che da una parte abbiamo le Classi Medie che si stanno Occidentalizzando, e che si concentrano sempre di più nei grossi centri urbani, mentre dall’altra abbiamo una forte componente operaia e contadina concentrata nella periferia, indubbia base sociale di un Governo,comunque di Sinistra, come quello di Chavez.
Solitamente l’Imperialismo fa leva sui Gruppi Emergenti Nazionali che facendo affari con il Capitale Privato Straniero, perdono la loro base sociale e diventano, quindi, impersonali; Lenin,del resto, ha descritto questa tendenza della Borghesia ad Internazionalizzarsi già nel 1913.
La situazione è cambiata con l’Occidentalizzazione,e quindi anche la Colonizzazione Culturale dei Ceti Medi; vediamo in che modo.
L’Imperialismo con la nascita di queste frange a lui favorevoli,e qui ha giocato un ruolo fondamentale anche Internet che ha generato un vero e proprio Cervello Artificiale Globale,ha trovato lui stesso (e questo è paradossale!) una sua base sociale,creando una combinazione di fattori interni ed esterni,volti a rovesciare gli ‘’Stati Canaglia’’,e a fargli mantenere la sua egemonia. E in questo contesto che deve essere inserito Gene Sharp e la sua Teoria delle Rivoluzioni Colorate,quasi da intendersi come ultima spiaggia di un Sistema di Potere che vive la sua Agonia Mortale.
6. Siamo giunti all’ultima questione che volevo trattare, dopo di che posso congedarmi; cediamo la parola a ‘’Il Nostro’’:
" La classe lavoratrice venezuelana non è “atomizzata”. È stata il motore principale della rivoluzione dagli inizi. Ricordiamo che sono stati i lavoratori quelli che salvarono la rivoluzione in dicembre del 2002, quando hanno sconfitto la serrata padronale. Le esperienze di controllo operaio che ci sono state in Venezuela non hanno paragone in tutto il mondo e dimostrano un livello di coscienza e di organizzazione molto avanzato da parte dei lavoratori venezuelani. Un'altra cosa è che i loro dirigenti sindacali siano all'altezza. Recentemente ci sono state azioni e manifestazioni della classe lavoratrice che dimostrano chiaramente che i lavoratori sono in lotta per radicalizzare la rivoluzione. La marcia dell' UNT del 9 novembre per una nuova Legge sul lavoro è solo uno di molti esempi".
Continua:
" Basta la storia dell'ultimo decennio per dimostrare l' enorme potenzialità creatrice delle masse. Si è manifestata in tutte i momenti critici della Rivoluzione. Durante la serrata padronale, i lavoratori hanno occupato le installazioni petrolifere, espulso i vecchi manager controrivoluzionari e rimesso in funzione i macchinarii sotto il controllo operaio. Non solo hanno salvato la Rivoluzione, ma hanno dimostrato anche che erano capaci di dirigere l' industria e raggiungere migliori risultati di prima. Quello che è vero per i lavoratori del petrolio lo è anche per i lavoratori di qualsiasi altra branca dell'industria. Abbiamo visto molti altri esempi che dimostrano come i lavoratori siano capaci di dirigere l'industria e aumentare la produttività, se gli si permette di farlo. Ma la burocrazia ha portato avanti una campagna sistematica per screditare l' idea del controllo e della gestione operaia, sabotando ogni mossa in questa direzione".
L’Autogestione pone il problema del passaggio dal Capitalismo al Socialismo, ma non lo risolve, questo è bene chiarirlo, dato che leggo un po’ di confusione fra tanti presunti teorici marxisti.
Con l’Autogestione gli operai hanno il controllo, ma la titolarità dei mezzi di produzione resta in mano agli imprenditori, quindi da una parte abbiamo la grande concessione sociale da parte dei Dominanti (Potere Borghese per capirci),e dall’altra si crea il dualismo di poteri Dominanti/Dominati.
Gli operai devono utilizzare questa concessione per regolare i rapporti di forza a loro favore, ma il più delle volte, e abbiamo validi esempi storici, si sono fermati alla mera conquista del potere economico, per poi vedersi togliere il doppio di quello che avevano conquistato.
Vale la pena di ricorrere alla penna di Trotsky:
'' Per essere duratura, stabile, “normale”, la partecipazione degli operai alla direzione della produzione dovrebbe essere basata sulla collaborazione e non sulla lotta di classe. Ma una simile collaborazione di classe è possibile solo tra i vertici dei sindacati e le associazioni padronali. Le esperienze del genere sono state numerose: in Germania (la democrazia economica), in Inghilterra (il mondismo), ecc.Ma in tutti questi casi non si è trattato di un controllo operaio sul capitale, ma di una subordinazione della burocrazia operaia al capitale. Una tale subordinazione, come mostra l’esperienza, può durare anche a lungo: dipende dalla pazienza del proletariato.Ma più si è vicini alla produzione, alla fabbrica, all’officina, meno è possibile un simile regime, perché si tratta in questo caso degli interessi immediati e vitali dei lavoratori e tutto il processo si svolge sotto gli stessi occhi degli operai". (2)
Quindi è chiaro che non ci si può fermare al controllo della produzione, ma si deve spingere avanti la lotta fino alla conquista del potere politico.
Sarebbe interessante discutere anche di come riorganizzare un Modello Socialista sulla base dell’Autogestione,o meglio ancora come prospettare il Comunismo dei Consigli, ma di certo non è questo l’intento del mio articolo, e mi limito a queste segnalazioni.
7. Woods conclude dicendo:
'' Il problema col riformismo è che rende impossibile il funzionamento normale del capitalismo, ma no mette niente di coerente al suo posto. La nazionalizzazione parziale non risolve niente di fondamentale. Al contrario, distorce il meccanismo del mercato e provoca il caos. Continua ad essere impossibile avere un piano razionale della produzione perché i settori chiave dell' economia permangono in mano ai privati. Solo quando questi settori decisivi dell'economia saranno nazionalizzati sarà possibile mettere in moto il colossale potenziale produttivo del Venezuela per soddisfare gli interessi del popolo".
Quindi, al contrario di quello che dice ‘’Il Nostro’’, avrete capito che il Capitalismo si supera soltanto facendo pesare sulle Classi al Potere il peso del conflitto sociale, a prescindere dalla platonica distinzione fra Dominanti buoni e Dominanti cattivi.
Marx ha sempre contrapposto allo Stato Borghese uno Stato Operaio sul modello della Comune di Parigi,quindi la sostituzione della Democrazia non Rappresentativa con una autentica Democrazia Diretta.
Dice bene Bordiga:
'' Ecco un punto fondamentale di dissenso tra i comunisti e i socialdemocratici, che pensano di andare al potere nei Parlamenti e coi Parlamenti. La diversità, l'antitesi, strettissimamente connessa col modo di considerare la macchina esecutiva dello Stato borghese. Infatti, qualunque trapasso parlamentare di potere, anche se fosse accompagnato da esteriori mutamenti di certe forme costituzionali, si risolverebbe nel cambiare i ministri, cioè in fondo coloro che meno influiscono sulla routine del funzionamento di tutto l'apparato statale. Mentre i comunisti si propongono di costituire una nuova macchina di potere le cui funzioni rispetto a quella borghese siano perfettamente capovolte, i socialdemocratici presentano al proletariato la possibilità di prendere la macchina attuale con procedimento parlamentare, ossia pacifico e legalitario, e servirsene per i fini rivoluzionari della espropriazione della borghesia". (3)
Perfetto, bravo Bordiga,è proprio così! Ma ora mi chiedo è presente tutto questo nella analisi di Woods sulla Rivoluzione Venezuelana? Ma per favore,non scherziamo, non è presente proprio nulla.
Posso davvero chiudere il discorso mettendo in guardia i lettori dalle presunte ‘’Vie Nazionali al Socialismo’’, al massimo parleremo di una ‘’Via Chavista al Capitalismo’’, ma ci auguriamo che sia ancora presto per farlo.
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NOTE
(1) Bruno Maffi ‘’Le nazionalizzazioni arma del capitalismo'' Questo articolo, pubblicato nel dicembre 1946 sul numero 4 della rivista Prometeo (Serie I), è stato trascritto per il web dalla Libreria Internazionale della Sinistra Comunista.
(2) Lev Trotsky ‘’Il controllo operaio sulla produzione’’ Estratto di una lettera scritta a un gruppo dell’Opposizione di sinistra tedesca il 20 agosto 1931
(3) Amadeo Bordiga ‘’Il problema del potere’’ Articolo per Ordine Nuovo del 14 febbraio 1922.
15 febbraio 2011
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