Diari di Cineclub

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martedì 1 febbraio 2011





"ORA SO CHE LA RIVOLUZIONE E' POSSIBILE"

di Olivier Besancenot




Corrispondenza intervista a Olivier Besancenot, portavoce del Npa francese, di ritorno da un viaggio in Tunisia

Olivier Besancenot è in Tunisia per rendersi conto di persona della rivoluzione in corso nel paese.


Come va questa trasferta in Tunisia?

È qualche cosa che non avevo mai visto prima. Faccio parte di quella generazione di rivoluzionari che non ne ha mai vissuta una. È la prima volta che vedo un avvenimento come questo «dal vero». Me ne riempio gli occhi. Mi piace moltissimo questa effervescenza collettiva , è contagioso, inebriante,. Nel momento in cui vi parlo ci sono ancora migliaia di cittadini nelle strade, a grappoli, centinaia di giovani che riferiscono gli avvenimenti su Facebook e Twitter, sindacati ultramobilitati per reclamare le dimissioni del «nuovo» governo. Qui la rivoluzione continua.

Che cosa pensa di questa sollevazione popolare?

La rivoluzione è un processo complesso che avanza a mano a mano e traccia il proprio percorso. La rivoluzione continua perché la piazza ha un solo obiettivo: destituire questo simulacro di governo. Attualmente è ancora sempre l’oligarchia tunisina che ha il dominio del paese, la polizia è in mano agli stessi, come l’insieme dei settori economici, e la cosa non sta bene a nessuno qui. L’idea dell’opposizione è di dare vita a un’assemblea costituente per cambiare le istituzioni e avanzare su un nuovo cammino.

Quindi la rivoluzione non è un’utopia. Questo le dà delle idee?

Sì, sono pieno di speranza (ride). Ora so che la rivoluzione è possibile, è qui, sotto i miei occhi. Poi, nessuna rivoluzione assomiglia ad un’altra, non ci sono modelli. Quando qualcuno ha voluto copiare, spesso è finita molto male… Io sono qui per imparare, peer capire. Prendo appunti sull’organizzazione, sulla strutturazione del movimento, è appassionante. Abbiamo molto bisogno anche noi di una rivoluzione sociale-democratica.

Lei ha incontrato una parte dell’opposizione. La sente pronta a prendere il potere?

Non sono qui per parlare a nome del popolo tunisino – ha dimostrato che non aveva bisogno di nessuno per questo – ma una delle prime cose che mi hanno detto è: «È la nostra rivoluzione e non vogliamo che ce la rubino». Non ci si aspettava questo contagio al di là della frontiera.

E lei?

Vi risponderò citando il regista Ken Loach: «Le rivoluzioni sono sempre contagiose». Quello che è successo ieri [martedì NdR] in Egitto e da qualche giorno in Algeria è estremamente importante!

Conta di recarsi in Egitto nei prossimi giorni?

Non sono un globetrotter della rivoluzione (ride). E non sono nemmeno in pellegrinaggio. Sono venuto in Tunisia su richiesta dei miei compagni militanti, con i quali ero in rapporto dall’inizio del movimento. Ci si sera semplicemente messi d’accordo che sarei venuto quando la cosa avrebbe avuto senso. Ho anche dei contatti con gli egiziani, certo. Vedremo in seguito che atteggiamento assumere. Ma il nostro compito in Francia è lottare contro il nostro proprio governo, il nostro proprio imperialismo. Non è la destra che lo farà, è chiaro.

E la sinistra?

Neanche il PS farà niente! Vi ricordo che fino a pochi giorni fa, Ben Ali faceva parte dell’Internazionale socialista… E non è solo il governo attuale che ha coperto il regime di Ben Ali.

Che cosa pensano i tunisini del comportamento della Francia?

Sono molto arrabbiati! Le scuse di Sarkozy sono una buffonata, nessuno qui ci crede. Quanto a Michèle Alliot-Marie è la prima in classifica. Potrebbe almeno scusarsi, ci sono stati dei morti qui! Ho spiegato loro che l’insieme del popolo francese non sosteneva il governo e non avallava tutte le sue azioni. Ho udito i media francesi fustigare l’attendismo del governo, ma è molto peggio di questo, si tratta di complicità attiva, concreta, economica e finanziaria.

E chiedono qualche cosa alla Francia, come ha proposto Nicolas Sarkozy?

Non hanno l’intenzione di vivere in autarchia, è certo, ma non si aspettano più niente dalle autorità francesi. Non chiederanno niente, sono stati delusi.

Da JDD.FR, mercoledi 26 gennaio 2011.

(Traduzione di Gigi Viglino)

dal sito http://www.ilmegafonoquotidiano.it/

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