Diari di Cineclub

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sabato 21 gennaio 2012

SALE IL FORCONE DAL SUD di Carlo Felici





SALE IL FORCONE DAL SUD
di Carlo Felici


In questi giorni, anche se i media di regime stanno accuratamente cercando di occultare gli eventi, in Sicilia è partita una vera e propria rivoluzione civile e culturale. Sappiamo tutti che le recenti politiche messe in atto già da governi con componenti palesemente nordiste, razziste e antimeridionaliste hanno tagliato preziose risorse al Meridione e dirottato anche i fondi destinati ad esso al Nord.
L'attuale governo non ha espresso in alcun modo alcuna inversione di tendenza rispetto a quello precedente, anzi, con ulteriori aggravi fiscali destinati non a chi si è arricchito con speculazioni ed evasioni fiscali, ma alle masse popolari, a partire dai beni di prima necessità e d'uso come la casa di abitazione, ha aggravato una situazione già al limite della sopportabilità
Si sta rimettendo in discussione anche la conquista referendaria, si nega ormai ogni possibilità che un referendum possa cancellare una legge definita dai suoi stessi artefici “porcata”.
La democrazia è palesemente violentata e uccisa.
Ed il Sud che ha sempre pagato più degli altri, per 150 anni e nonostante fosse lo Stato preunitario più ricco e industrializzato, dopo essere stato saccheggiato, stuprato, vilipeso e umiliato e costretto ad una migrazione di proporzioni bibliche, ora viene indotto ancora una volta e di più, a condizioni di immiserimento di fronte alle quali la politica dei palazzi arrogantemente autoreferenziali, tace.
Il Movimento dei Forconi è nato come un'Associazione di agricoltori, pastori, allevatori stanchi del disinteresse quando non del maltrattamento da parte delle istituzioni.
Esso si sta rapidamente estendendo e già si segnalano in altre regioni del Meridione, sotto lo stesso segno, movimenti spontanei organizzati analoghi che seguono l'esempio siciliano.
Qualcuno nelle stanze dei palazzi sta già temendo che arrivi a Roma.
E per questo sta seminando zizzania specialmente nel web associandolo a mafia, estrema destra e qualunquismo antipolitico.
Ma sta miseramente fallendo in questo meschino intento.
Perchè le presone interpellate nei presidi effettuati in questi giorni, e in certi casi persino le forze dell'ordine, salutano i cittadini di questo movimento del Sud in rivolta con entusiasmo, solidarietà e incoraggiamento.
Alcuni suoi esponenti, intervistati, rifiutano categoricamente di essere assimilati in alcun modo a partiti di destra, sinistra o di centro, ribadendo che tali orientamenti servono solo ormai per orientarsi nel traffico stradale.
Solo due nomi sono stati fatti con coraggio ed orgoglio: i nomi di due autentici partigiani del Sud e di un'Italia migliore, più giusta e trasparente: Falcone e Borsellino.

La Rivoluzione parte dalla Sicilia - recita il manifesto del Movimento dei Forconi - Agricoltori, Commercianti, Artigiani, Operai, Autotrasportatori, Braccianti agricoli e quanti vogliono decidere le sorti di questa terra e dei loro figli. Siete tutti invitati a mobilitarvi”. E precisano “Non una guerra tra poveri, ma contro questa classe dirigente che vuole farci pagare il conto. Vogliamo scrivere una pagina di storia e la scriveremo. Siamo siciliani veri ed invendibili”.

Si è parlato di capibastone e di autonomismo spinto e strumentale, ma tra i sostenitori di tale movimento ci sono dei convinti repubblicani che pensano che lo Stato italiano non sia nato 150 anni fa, bensì soltanto il 2 Giugno del 1946.
In ogni movimento, in ogni caso, gli infiltrati e coloro che strumentalmente cercano di diffamarlo sono sempre serviti da sponda ai regimi repressivi, il compito di chi vuole vincere davvero è isolarli e sbugiardare anche certe strumentalizzazioni infami. Un albero però si vede sempre dai suoi frutti, e per ora lo si sta ancora innaffiando. Ma con milioni di persone esso può anche crescere e fruttificare.
Attenzione dunque ai cappelli e ai cappellai..la Sicilia è sempre stata, dal Risorgimento al dopoguerra, il motore di moti insurrezionali molto contagiosi.
E' evidente quindi il tentativo di frenare l' “epidemia” sul nascere e di etichettarla ed emarginarla nel ghetto dell'antipolitica. Specialmente se un movimento di protesta non si fa assimilare e condurre o bolscevizzare con le notorie categorie di certa politica affondata miseramente nel tribalismo autoreferenziale.
Si deve contare a questo punto su un sano ed autentico spirito popolare di condivisione che sappia agganciarsi alle migliori istanze della società civile e dei suoi movimenti, rigettando le cupole e i loro scherani, in tutte le loro variegate forme.
Il governo teme quel che sta accadendo, altrimenti non avrebbe, come sempre, blaterato per l'ennesima volta in maniera strumentale e preventiva sul Sud come leva dello sviluppo. Una leva che invece ha cercato di spezzare con misure infami, già in atto da tempo con la complicità del leghismo razzista del nord, componente organica nel precedente governo, rispetto al quale questo è solo il subdolo amplificatore.
Il movimento dei forconi ha una grande responsabilità, non solo verso il Sud ma anche verso tutta quell'Italia che vuole un vero riscatto che parta dalla risoluzione autentica del primo e fondamentale nodo gordiano. Il lavoro.

Un lavoro che sia con tutti e per tutti, senza servi né padroni, e tanto meno padrini.



18 gennaio 2012

dal sito http://bentornatabandierarossa.blogspot.com/

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