Diari di Cineclub

Diari di Cineclub
Rivista Cinematografica online e gratuita

venerdì 27 gennaio 2012

UNA VECCHIA ABITUDINE... di Antonio Moscato





UNA VECCHIA ABITUDINE...
di Antonio Moscato


Sui forconi, era difficile avere dubbi… Un movimento capace di bloccare la Sicilia, doveva “per forza” avere dietro la mafia e la destra. In effetti, dato che la destra governa da tempo la Sicilia, grazie a consensi elettorali plebiscitari, non è facile che non ci siano persone di destra nei cortei. Se poi un tentativo di far accettare Forza Nuova all’interno del movimento è stato respinto, conta poco: al governo fa comodo insinuare l’origine mafiosa per esorcizzare un movimento di insolita protesta. Un giornalista di centro sinistra, candidamente, ha detto: non è credibile questo movimento di contestazione così decisa, in un paese in cui milioni di pensionati hanno subìto una decurtazione fortissima senza neppure fiatare. A lui sembra sospetto che ci sia chi protesta, a me pare tragico che in gran parte del paese, invece delle grida di indignazione, si sentano solo sospiri e mugugni…

Poi la protesta di autotrasportatori e agricoltori è arrivata in Campania, passando per la Calabria: chiarissimo, dovevano essersi svegliate anche la ndrangheta e la camorra… Tanto più se si riscontrava nei blocchi un equivalente "meridionalista" degli slogan leghisti contro “Roma ladrona". Sia chiaro, non era inventato: in alcune regioni le organizzazioni criminali sono presenti a tutto quello che accade, dal governo locale ai blocchi stradali. Si muovono come pesci nell’acqua nel loro territorio. Ma non si tratta di questo. Dobbiamo domandarci: le proteste erano fondate?

Comunque i blocchi si sono estesi a molte regioni d’Italia, e la spiegazione è sempre stata la stessa. Dimenticando che sia pur espressa rozzamente, la polemica contro la politica dei palazzi non è del tutto infondata… Se la destra è capace di cavalcarla, è anche perché ha la certezza che la ex sinistra è totalmente incapace di farlo e anzi si schiera istintivamente contro chi protesta. Possibile che si debba bollare come “corporativa” ogni protesta di categorie che si sentono beffate dalle misure proposte dal governo? La concessione di migliaia di licenze per i taxi, ad esempio, colpisce una categoria con margini già ristretti senza comportare nessun miglioramento per gli utenti, che sono sempre meno per ragioni evidenti. (Vedi Anch'io sto con i tassisti) Protestano più facilmente quelli che hanno un minimo di organizzazione indipendente dalle grandi confederazioni sindacali concertative e collaborazioniste, ovviamente, e hanno alla loro testa dirigenti di ogni tipo, spesso ex militanti di sinistra delusi, o anche di destra da sempre. Ma ogni protesta va giudicata sempre per quella che è, non per chi ci naviga dentro.

Quando la rivolta è arrivata in Sardegna ha disturbato un po’ lo schema criminalizzante: con chi protestava per il costo del carburante (corporativi? Ma perché si deve pagare il doppio che in tante parti d’Europa?) c’erano anche i pastori e gli operai dell’ALCOA di Porto Vesme. Magari qualcuno ha da ridire sulle bandiere con i quattro mori e qualche tono indipendentista? Io no, e non dimentico che nel PCd’I di Gramsci (fino agli anni Trenta) il diritto all’autodeterminazione era riconosciuto a tutte le popolazioni coloniali, e alle minoranze etniche oppresse, comprese quella della Sardegna. E se anche in Sicilia riemergono spinte indipendentiste, pensiamo a quanto malgoverno hanno conosciuto per arrivare a questo…

Sul Manifesto Tommaso di Francesco, forse oggi la più lucida penna di quello che fu un “quotidiano comunista”, evoca le manifestazioni contro Allende del 1972. Lo fa con le migliori intenzioni, e non dimentica che Monti non è Allende, e che è anzi è un eversore, che insieme alla Fornero manipola costituzione e Statuto dei lavoratori, ma l’esempio in parte è fuorviante.
Infatti ai lettori più giovani può sfuggire che la destra occupò nel Cile tanti spazi non solo perché “finanziata dalla CIA” (cosa verissima) ma perché poteva approfittare delle molte esitazioni e contraddizioni del governo di Allende, che non era un “governo rivoluzionario”, come scrive oggi di Francesco, ma un onesto governo interclassista che cercava di tacitare la destra con le sue concessioni: ad esempio chiamando alla testa dell’esercito Augusto Pinochet, esattamente come aveva fatto Kerenski nel 1917 con Kornilov, e la repubblica spagnola nel 1936 con Francisco Franco e gli altri generali felloni… Ne ho parlato più volte, anche suscitando scandalo in chi è cresciuto con il mito di Allende, ma vale la pena di farlo ancora. Rinvio per ora a:  La tragedia del Cile , ma ne riparleremo.

Ma una cosa si può dire, subito. Se tante regioni e città con una tradizione di sinistra sono finite in mano alla destra, compresa la Sicilia, che non aveva avuto solo in tempi lontani i “fasci siciliani”, ma che anche nel secondo dopoguerra aveva conosciuto lotte eroiche prima di sprofondare nella melma delle operazioni Milazzo, anticipatrici dei peggiori “inciuci” nazionali, bisogna interrogarsi sulle ragioni dello sprofondamento e sparizione di quella sinistra, non limitarsi a dire che la destra è subdola e disonesta. Lo è, ma non toglie nulla alle responsabilità della sinistra.


25 gennaio 2012

dal sito  http://antoniomoscato.altervista.org/index.php

Nessun commento:

Posta un commento

Print Friendly and PDFPrintPrint Friendly and PDFPDF