Diari di Cineclub

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sabato 8 agosto 2015

NERO WOLFE: “CHAMPAGNE PER UNO”




UN INCANTEVOLE ROMANZO DI REX STOUT: “CHAMPAGNE PER UNO”
di Omar Lastrucci


Forse una delle lacune di questo blog (un poco di sana autocritica non fa mai male) è l’aver trascurato il giallo americano, che per molti è sinonimo di Hard-boiled, di mitra in azione e belle pupe discinte; vero in parte, ma ovviamente c’è molto di più.

Il giallo Inglese è quello che amo, ma riconosco che negli Stati Uniti si è andati oltre, spaziando tra i sottogeneri; l’America in fondo era troppo grande e variopinta per limitarsi al delitto nella casa di campagna, per cui dopo un inizio sugli stilemi dei grandi autori britannici il giallo made in USA ha spiccato il volo per suo conto, producendo non solo gli scrittori pulp o hard-boiled ma anche dei geni isolati, che sono andati per conto loro creando un genere a se stante. Due nomi su tutti, Cornell Woolrich (autore che ho amato alla follia da giovane e adesso sto colpevolmente trascurando... devo rimediare) e ovviamente Rex Stout.

Se Woolrich ha creato il romanzo nero e dell’attesa spasmodica, Stout ha invece creato un giallo in punta di penna arguto e umoristico, dove i personaggi e gli ambienti contano ben più della trama, che non poche volte sarebbe anche geniale (come ad esempio nel bellissimo “La lega degli uomini spaventati” ) ma per l’autore l’intreccio giallo è un ricamino a margine dell’affresco, e quindi anche un plot esplosivo finisce per passare in secondo piano rispetto alle fantastiche caratterizzazioni dei personaggi, che fanno dei libri di Stout un documento imprescindibile sulla vita e i costumi dell’alta borghesia americana tra gli anni trenta e gli anni settanta, quando l’autore editò gli ultimi romanzi per spegnersi serenamente dopo una lunga e fruttuosa vita.




Stout con l'amata moglie: al contrario di Wolfe l'autore non era affatto un inveterato misogino


Ora, Stout è un autore lontano dal mio modo di intendere il giallo, ma lo leggo come i Maigret di Simenon, ossia per ritrovare personaggi splendidi e una scrittura finissima e inarrivabile (quando ben tradotta), e ne traggo un divertimento enorme.

Inutile che vi parli del gigantesco Investigatore di origine montenegrina che vive a New York, ama il buon cibo e le orchidee e nonostante sia misantropo e misogino riesce a capire la natura umana come nessun altro; Wolfe è un mito che non ha bisogno di presentazioni, protagonista di romanzi e racconti che restano unici nella storia del genere. Libri che, lo ammetto, una volta letti poi dimentico alla svelta, e per la maggior parte dei romanzi che ho letto nemmeno ricordo chi sia il colpevole; ma alcuni invece mi sono molto cari, uno su tutti lo splendido Champagne per uno, romanzo del 1959 che considero uno dei suoi capolavori, un romanzo tagliente e umoristico ma anche dolce e sognante, ambientato tra ricchi borghesi fuori dal tempo.

E soprattutto, cosa a dir poco inusuale per l’epoca, Stout focalizza l’attenzione sul problema delle ragazze madri, che l’America perbenista e ipocrita del tempo considerava alla stregua di prostitute, da aiutare per pura pietà umana ma non certo perdonando loro fino in fondo i loro “Peccati”.

A tale scopo esisteva un vero e proprio istituto di carità dove le poverette potevano trovare aiuto per risistemare le loro vite derelitte (sto usando un tono ironico, badate bene, non mi date del perbenista che sennò mi arrabbio) e in onore del defunto benefattore che ha fondato questo istituto, il signor Robilotti, ogni anno viene tenuta dalla vedova una sontuosa cena nella sua casa di New York dove partecipano, selezionate, alcune di queste sventurate; lo scopo della cena è quello di commemorare il signor Robilotti e magari di far conoscere alle belle abbandonate qualche buon partito che non guarda molto per il sottile.

Ora, per rimpiazzare il nipote della signora Robilotti affetto da Laringite, viene chiamato Archie Goodwin, il giovane e affascinante aiutante del pachidermico Wolfe, che sebbene ostenti un’aria da condannato, in realtà tra delle belle ragazze ci si trova perfettamente a suo agio.

Durante la cena fa la conoscenza di una di loro (notare come l’autore abbia una grande simpatia per queste ragazze madri, che dipinge giustamente come donne determinate e risolute, mentre quasi tutti gli altri autori ne avrebbero fatte delle vittime da compiangere), una certa Faith Usher, che nonostante sia una ragazza molto intelligente abbia dei propositi suicidi che spiattella tranquillamente ad Archie, confidandogli persino di girare con una fiala di cianuro in tasca. Ora, durante la serata la ragazza muore veramente avvelenata, e tutti pensano a un teatrale suicidio; tutti tranne Archie, che assieme al Deus ex Machina Nero Wolfe smaschererà un diabolico assassino.

In ogni caso, lo ribadisco, non leggete questo libro per trovarvi un intreccio fenomenale; questa è grande letteratura Americana, argutissima e per nulla narcisistica, non invecchiata di un giorno al contrario di tanti celebrati scrittori Statunitensi coevi a Stout come Faulkner e Kerouac, dei quali non riesco a leggere nemmeno una pagina, sicuramente per colpa mia.

E se davvero leggerete questo Champagne per uno e vi piace, provate anche La guardia al toro, Nero Wolfe e sua figlia, Non ti fidare, I quattro cantoni, Sei per uno e La scatola rossa; i libri di Stout a mio parere imperdibili, insieme, naturalmente, al suo capolavoro assoluto, La lega degli uomini spaventati, inserito da John DIckson Carr nella sua famosa lista dei dieci migliori gialli mai scritti.





- INTRECCIO E SOLUZIONE FINALE; 8/10

- LEGGIBILITA’ 10/10

- ATMOSFERA 8/10

- HUMOUR 9/10

- SENTIMENTO 8/10


MEDIA VOTO: 9


14 ottobre 2014


dal sito Assassini e Gentiluomini




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